Sputnik Italia ha colto l'occasione per porre delle domande al primo cittadino torinese, specialmente sul rapporto con la Russia.
— Signor Sindaco, con la scomparsa graduale della generazione partigiana si rischia di perdere la memoria storica: Torino e l'Anci come si stanno muovendo?
— Mi ha fatto molto piacere partecipare insieme al presidente della Duma di Stato Russa Naryškin alla cerimonia di fronte alle tombe dei partigiani sovietici, alla cui composizione partecipò con delicatezza e pietà Nicola Grosa, comandante della 46° Brigata Garibaldi. È stato un omaggio doveroso, al quale hanno aderito i rappresentanti delle associazioni partigiane e degli ex internati. Gli eroi della Resistenza sono un esempio con cui trasmettere i valori di giustizia, libertà e democrazia.Occorre conservare nella memoria collettiva il ricordo di quel periodo infausto anche dopo molti decenni. Il passare del tempo porta con sé il rischio di smarrire la percezione di ciò che è successo e del carico di sofferenze patite per ridare all'Italia la libertà soffocata per 20 anni.
— In questo momento di tensione tra Europa e Russia quali punti di contatto avete trovato con Naryškin?
— La consapevolezza di giungere al più presto alla distensione dei rapporti tra popoli che hanno un interesse comune: la pace universale a beneficio dei rispettivi Paesi. Nel mondo globalizzato le crisi interne si ripercuotono sulla società e sull'economia internazionale, minando prosperità e prospettive. I Paesi UE sono impegnati nell'individuazione di una strategia che superi le sole dimensioni del rigore e dell'austerità a vantaggio di politiche economiche e monetarie espansive e flessibili, capaci di rilanciare investimenti e creare nuovamente lavoro.
— Che cosa può fare la Russia per Torino e per l'Italia, e viceversa?
— Il comprensorio piemontese è la seconda più importante area italiana per le esportazioni. I consolidati rapporti di interscambio economico tra Italia e Russia sono penalizzati in questo frangente.
— Avete discusso della Carta Sociale Europea: quali evoluzioni si sono prospettate per accrescere e tutelare i diritti dei Paesi aderenti?
— La Carta, sottoscritta proprio a Torino il 18 ottobre 1961, è uno dei documenti basilari che nel nostro continente regola l'applicazione dei diritti che investono la vita delle persone, delle famiglie, delle nostre comunità, delle nostre nazioni. Si tratta di diritti essenziali alla convivenza civile e alla piena affermazione dell'uguaglianza in ambiti come lavoro, istruzione, salute, parità di genere e riconoscimento della soggettività di ogni persona. A Torino è stata rilanciata con forza la centralità dei diritti sanciti nella Carta, la loro permanente attualità e la necessità di un impegno di Governi e Parlamenti per dispiegare tutti gli strumenti utili a un concreto esercizio di essi da parte dei cittadini.
— Le sanzioni alla Russia stanno danneggiando le imprese italiane: qual è la Sua posizione in merito?
— Auspico fermamente che l'Europa adotti al più presto una risoluzione che consenta di riprendere i rapporti con la stessa intensità.