Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
09 gennaio 2017

Governo italiano: adeguamento all’UE e prove di censura

Gli eventi di portata storica del 2016 (Brexit, Trump presidente, sconfitta referendaria di Renzi, vittoria di forze "populiste") non riescono a venire metabolizzati da una classe politica che ha fallito nella sua totalità: diventa quindi necessario per essa addomesticare il malcontento col vecchio metodo del togliere voce a chi si ribella.

E' inutile, le élite globali proprio non si arrendono di fronte all'evidenza: la rete ha cambiato una volta per tutte il mondo dell'informazione, superando i tradizionali e forse obsoleti centri di intermediazione delle notizie. A farne le spese sono i diritti fondamentali come la libertà di parola e quella di stampa, che oggi rischiano di essere cancellati dalle direttive europee.

Recentemente il Governo italiano ha fatto conoscere sulla testata Il Foglio, per bocca del ministro della Giustizia Andrea Orlando, le sue brillanti idee per imbavagliare l'informazione della rete: "E' arrivato il momento di mettere le cose in chiaro: Facebook non può essere più considerato un semplice veicolo di contenuti. Se su una bacheca vengono condivisi messaggi d'odio, o propaganda xenofoba, è necessario che se ne assuma le responsabilità non solo chi ha pubblicato il messaggio ma anche chi ha permesso a quel messaggio di essere letto potenzialmente in tutto il mondo. Al momento non esiste una legge che renda Facebook responsabile ma di questo discuteremo in sede europea prima del G7, per mettere a tema il problema senza ipocrisie".

Nulla da eccepire se si parla di propaganda xenofoba, un po' diversa invece è la situazione quando il Ministro rivela incautamente il proprio pensiero spiegando che la sua vera preoccupazione riguarda l'informazione trasmessa dai social: "Dire che Facebook deve responsabilizzarsi non significa voler punire Facebook, ma significa voler combattere contro un grande pericolo che vivono le nostre democrazie. La retorica sulla disintermediazione ci ha permesso di fotografare bene un fenomeno ma non ci ha permesso di capire bene le sue problematiche. La disintermediazione è inevitabile, e su questo non c'è dubbio, ma mi chiedo se sia inevitabile che la disintermediazione coincida con la distruzione dei corpi intermedi e non con la loro rigenerazione". La battaglia di principio che il Ministro vorrebbe condurre contro l'odio di razza sembra in verità un cavallo di Troia per convincerci a difendere gli attuali apparati di intermediazione, cioè coloro che finora hanno saputo assicurare all'establishment di non venire troppo scosso dal rumoreggiare dell'opinione pubblica. Ecco fin dove si è spinta la volontà di autoconservazione della classe politica italiana, e in generale occidentale: i diritti e i valori sono branditi come clave soltanto contro gli avversari politici, per essere poi rimessi nel cassetto quando stanno per ritorcersi contro.

Le ulteriori affermazioni del Ministro sono aberranti: "Prima di rassegnarci a vivere nella giungla della disintermediazione senza regole è bene che la politica faccia la sua parte e che provi con tutte le forze a disincentivare l'affermazione delle post verità. Non sarà l'anticorpo perfetto ma la trasformazione di Facebook in qualcosa di simile a un editore è un passaggio cruciale in questo senso. Sia per il mondo della tecnologia sia per il mondo della politica. Qui non stiamo parlando solo di Facebook, stiamo parlando del futuro della nostra democrazia". E questo perchè? Lo spiega proprio Orlando nella sua intervista all'ex quotidiano di Giuliano Ferrara: "Come è possibile che oggi venga ritenuto autorevole o credibile, senza alcuna verifica alla fonte, il primo politico che passa o la prima notizia che passa. Dall'altro lato però è necessario impegnarsi per non alimentare, su nessun piano, una spirale che rischierebbe di essere devastante. Quella che prevede l'affermazione di un principio pericoloso: ciò che è virale diventa verosimile a prescindere se ciò che si condivide sia vero oppure no. Le notizie false ci sono sempre state e sempre ci saranno".

Non ci è dato sapere, nell'illuminata idea di libertà di parola declinata dal Ministro della Giustizia, chi sarà a decidere se una notizia è falsa o no, se incita all'odio o no, se minaccia la democrazia o no. Orlando evita scientemente di approfondire il problema dei controllati che diventano controllori.

L'approvazione della direttiva europea contro i media russi, da Sputnik a RT, ci offre una visione più completa rispetto all'azione "moralizzatrice" del web portata avanti dalla classe politica italiana: è la tentazione di diventare i censori, coloro cioè che decidono che cosa è vero o che cosa è fake, che cosa è autorevole o che cosa è da ignorare. Ma allora forza, torniamo direttamente ai tempi in cui solo le abbazie detenevano il sapere, mentre il popolino viveva nell'ignoranza! Ah già, oggi è impossibile, dato che siamo dominati dal laicismo e dal nichilismo. Mai come in questi ultimi mesi i governi occidentali hanno realmente cercato di limitare l'individuo nella sua libertà di informarsi dove meglio crede, tentando il più grande depistaggio mondiale al fine di non vedersi attribuita la responsabilità del fallimento dei loro Paesi.

di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

 


 
Commenti
Non ci sono commenti a questo post