Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
18 dicembre 2017

Prove generali per Calenda premier?

Carlo Calenda, oggi ministro dello Sviluppo economico, domani presidente del Consiglio?

Forse appare come una suggestione o una forzatura, ma presto potrebbe diventare un'ipotesi qualora si profilasse l'ingovernabilità del Paese dopo il risultato elettorale di primavera. Tutti gli istituti demoscopici danno le principali forze in campo ampiamente lontane dal 50% dei consensi, l'unica soglia utile per ottenere con certezza la maggioranza dei seggi con l'attuale sistema elettorale.

Nessun premio di maggioranza, insomma, verrebbe al raggiungimento del 40% dei suffragi: a differenza dell'Italicum, il Rosatellum non lo contempla, mentre l'unico correttivo è l'assegnazione di un terzo dei seggi con sistema maggioritario, una quota che pare tuttavia insufficiente ad assicurare i numeri per governare. Politicamente, infatti, il Belpaese è quadripolare: a seguito della costruzione di un forte polo della sinistra storica, guidata dal presidente uscente del Senato Pietro Grasso, è possibile una forte emorragia di voti rispetto alle attuali coalizioni.

Ecco allora che Calenda potrebbe diventare l'uomo giusto al posto giusto, anche col beneplacito dell'Europa, che lo ha potuto conoscere nel 2016 quando rivestì l'incarico di Rappresentante permanente dell'Italia presso l'UE. Il posto gli venne dato da Renzi per sostituire l'ambasciatore Stefano Sannino (uomo vicino a Prodi) da alcuni considerato troppo morbido nei confronti di Bruxelles.

Comunque, la presunta linea dura di Calenda è presto diventata supina, tanto che la sua ultima dichiarazione fu: Un incubo uscire dall'Unione. È comico chi sostiene l'Italexit. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un iperattivismo del ministro, in parte nel ruolo di picconatore alla Cossiga, in parte accarezzando gli elettori di destra e di sinistra. Si è lanciato contro Ryanair che voleva mettere un bavaglio alla protesta dei suoi dipendenti: È indegno. Non si può stare su un mercato, prendere i vantaggi e non rispettare le regole.

Ha schiaffeggiato il Michele Emiliano per aver favorito ricorsi amministrativi sull'Ilva di Taranto: Il governatore della Puglia in maniera un po' sprezzante ha detto che sono disperato. Ha ragione sono disperato di perdere 5,3 miliardi per un investimento al Sud e dovrebbe essere disperato lui quanto me. Il ritardo del Sud forse lo determina il fatto che, quando viene un investitore a investire 5,3 miliardi di euro, il presidente della Regione fa ricorso al Tar e cerca di cacciarlo a pedate nel sedere.

Si è espresso con forza sulla questione degli approvvigionamenti di gas a seguito dell'incidente in Austria: Noi siamo in una condizione in Italia per cui un gasdotto come il Tap è in una situazione umiliante per il nostro Paese, non riusciamo a fare un tubo di un metro e mezzo.

Insomma, sembra che Calenda si stia ritagliando l'immagine di leader forte e al tempo stesso di rottamatore delicato capace di stare al tavolo dei vertici europei, assecondandoli pure. Ricordiamo la sua posizione sulle pensioni, tema carissimo alla Troika e argomento di numerosi "compiti a casa" da parte dell'UE: Il Pd sbaglia, il rinvio dell'aumento dell'età mette i conti a rischio. Apostrofando la rottura delle trattative da parte del segretario nazionale della Cgil, disse: La Cgil ha il diritto di fare gli scioperi e di prendere delle posizioni, ma una discussione si deve impostare nei tempi e nei modi che rendono i risultati possibili, altrimenti diventa una bandiera.

Questa raccolta di dichiarazioni traccia una bozza di programma politico di Calenda, la cui stesura era iniziata il 24 maggio all'Assemblea di Confindustria, dove tenne discorso che sembrava più un manifesto che non l'uscita di un ministro economico: Voglio ricordare con orgoglio che siamo stati gli unici in Europa a dare il consenso alla Commissione Europea per concludere l'accordo con il Canada, dopo otto anni di negoziato, con una procedura esclusivamente europea che avrebbe previsto il passaggio al Consiglio e al Parlamento Europeo, evitando di concedere un diritto di veto a ciascun Parlamento nazionale.

Poi: Siamo in prima linea nel sostenere gli accordi di libero scambio così come siamo i più intransigenti quando si tratta di difendere l'industria europea dai rischi di comportamenti scorretti. Dai dazi sull'acciaio prodotto in dumping, che stanno finalmente riportando investimenti, a partire dall'ILVA, in un settore che era dato per spacciato, alla ben più difficile questione del riconoscimento del Market Economy Status alla Cina, l'Italia si è non di rado trovata sola all'inizio del percorso per poi vedere alla fine accolte in larga parte le proprie ragioni. E infine: Nessun Paese quanto l'Italia ha dunque bisogno di un'Europa forte e coesa. Il nostro compito è spiegarlo ai cittadini, e non sarebbe impossibile se smettessimo di accarezzare l'antieuropeismo invece di combatterlo a viso aperto

Insomma, gli ingredienti per un futuro da leader politico ci sono già tutti, dall'apprezzamento dei veterani (da Forza Italia ha incassato la definizione di "Macron italiano") al funambolismo acchiappa-consensi, e anche purtroppo al profilo appetibile per quei gruppi finanziari che già almeno dal 2011 hanno tessuto la loro tela per mettere le mani sull'Italia, determinando più volte le sorti dei nostri governi.

di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

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