Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
11 aprile 2018

L'Europa si prepara a presentare il conto al nuovo governo

È tuttora in corso la grande partita di Risiko (forse anche di Monopoli) per determinare la creazione del nuovo Governo italiano, in bilico tra convenienze di partito e rispetto della volontà degli elettori.

Sinceramente, ci sembra ormai inutile insistere nel predire i possibili scenari, dal momento che i veti incrociati minacciano di continuare a compromettere la formazione di una maggioranza parlamentare. Alla fine potrebbe essere appena una decina di persone a decidere come comporre la maggioranza che garantirà la governabilità del Paese: per adesso si può solo aspettare e vedere. Quello che sicuramente i partiti dovrebbero fare è iniziare a tracciare una rotta per affrontare il conto che l'Europa presenterà al nuovo Esecutivo, in particolare ora che le forze politiche al comando sono considerate dall'UE come non-amiche o persino ostili.

Resta alto il rischio di una manovra correttiva. Pare, infatti, che per la Commissione Europea la riduzione strutturale del deficit — senza prendere in considerazione gli effetti positivi della ripresa economica e delle misure una tantum, quali il cosiddetto "Salva Banche" — sia insufficiente di almeno 3,5 miliardi di euro, così come è stata disegnata dal governo Gentiloni.

Chiaramente, tutto dipende dal grado di elasticità che vorranno concedere da Bruxelles al nuovo Governo, ed è una scelta che sarà condizionata proprio dalla composizione del Governo stesso. Perciò è difficile immaginare che ci verranno concessi degli sconti.

Per il momento, comunque, i leader europei non si sono ancora apertamente espressi sulle vicende italiane, visti probabilmente i precedenti imbarazzanti di quegli Stati che gli italiani considerano ingenuamente e a priori più progrediti del nostro: difficile dunque criticare gli eventuali ritardi nelle trattative al Quirinale dopo che nel 2010 il Belgio aspettò ben 541 giorni per formare un governo, nel 2017 l'Olanda attese per 208 giorni, e proprio di recente la Germania è uscita da uno stallo tra le sue maggiori forze politiche che è durato dalle elezioni del 24 settembre 2017 al 14 marzo 2018.

Così, se i "big" europei non si muovono, lo stanno facendo le "seconde file". Il vicepresidente della Commissione UE, Valdis Dombrovskis, ha ricordato durante un workshop Ambrosetti di Cernobbio che ci si aspetta che l'Italia migliori strutturalmente il suo budget dello 0,3% del Pil. Il noto economista tedesco Thilo Sarrazin, intervistato da Focus, ha affermato:

Alcuni paesi dell'Europa del Sud starebbero sicuramente meglio senza l'euro. Dobbiamo tornare alle regole del trattato di Maastricht. E in quel trattato non vi è alcuna indicazione che la Germania debba garantire per i buchi di bilancio dei paesi economicamente più deboli. L'unione monetaria non dovrebbe essere un'unione di debiti.

Questo è uno degli ultimi interventi che nelle ultime settimane in Germania ha scatenato un attacco frontale alla politica monetaria condotta da Mario Draghi. Hans Werner Sinn, ex presidente dell'Istituto Ifo e noto economista vicino ad Angela Merkel, è sulla stessa lunghezza d'onda e ha mandato un messaggio ai parlamentari italiani:

La Banca centrale tedesca (Bundesbank) aveva accumulato un credito di 914 miliardi di euro verso le Banche centrali dei paesi dell'Europa mediterranea: 914 miliardi sono pari a un terzo del Pil annuo della Germania: io non so se l'euro sia sostenibile, ma sicuramente il sistema che sta dietro l'euro non lo è.

Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione Europea per il lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività, rispondendo ad una domanda sul reddito di cittadinanza ha fatto sapere che all'Italia "può costare tanto". È chiaro quindi come numerosi movimenti interni all'UE stiano suggerendo di essere intenzionati a presentare all'Italia un conto salato nei prossimi mesi.

Il Movimento Cinque Stelle, intanto, fiutando l'aria che tira alle latitudini di Bruxelles, mette le mani avanti e studia l'istituzione di bond con immobili pubblici a garanzia. Si vorrebbe cioè trasferirli a una società veicolo, dunque fuori dal perimetro dello Stato, per riuscire a rendere sostenibile un obiettivo di deficit-Pil dell'1,5% e non più del 3% come affermato in campagna elettorale. Pensare di rispettare un rapporto all'1,5% permetterebbe di godere di una flessibilità dello 0,6%, aggiuntiva rispetto allo 0,9% fissato per l'Italia dalle regole del Fiscal Compact. Resta da capire se questa svolta europeista del Movimento, che vede nei bond una possibile soluzione, non ricalchi troppo le misure della Troika che stanno dissanguando la Grecia. Intanto, però, la misura dovrebbe essere prima accettata dall'Unione Europea, ed è un esito tutt'altro che scontato: tutto è ancora in discussione… e può accadere ancora di tutto.

di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

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