Marco Fontana
Circoscrizione 12
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
28 febbraio 2018

L'avvertimento di Juncker: ombre europee sulle elezioni

Le interferenze sulle elezioni italiane ci sono, eccome se ci sono! Sì, ma non giungono dalla mitologica “troll factory” di San Pietroburgo, ma direttamente dai vertici dell'Unione Europea.

E niente meno che dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il quale ha spiegato ai giornalisti che

c'è un inizio di marzo molto importante per l'Ue. C'è il referendum Spd in Germania e le elezioni italiane, e sono più preoccupato per l'esito delle elezioni italiane che per il risultato del referendum dell'Spd. Prepariamoci ad un governo non operativo in Italia.

A pochi giorni dal voto, dichiarazioni di questo tenore pesano come macigni. È un attacco diretto all'autonomia dell'Italia in quanto Stato indipendente e in quanto membro dell'Unione, ma le testate giornalistiche che si preoccupano di irrilevanti "fake news" non mettono neanche in discussione una presa di posizione che potrebbe veramente influenzare le decisioni dei politici italiani. E non serve nemmeno insinuare che pure stavolta Juncker abbia alzato il gomito; non ci abbassiamo a tanto, anche se in rete si trovano video che lo mostrano visibilmente alticcio e barcollante: viene la pelle d'oca a vedere in quali mani siamo stati messi! Juncker, colui che ha convalidato l'assegnazione dell'Agenzia del Farmaco per estrazione: giustamente il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani ha preso carta e penna per chiedere che gli venissero forniti tutti i dettagli, anche quelli confidenziali, dell'offerta olandese per ottenere l'Ema. Se l'Europa non avesse problemi nella gestione delle proprie decisioni, si potrebbe comprendere che guardi con timore ai Paesi che hanno maggiori difficoltà: ma la vicenda Ema getta ombre scurissime sulle regole di quei giochi che si svolgono nelle democraticissime Istituzioni europee.

Le parole di Juncker mostrano solo come la UE continui a ignorare la lezione della Brexit: più si accanisce a orientare il consenso, più i cittadini vanno nella direzione opposta. E speriamo finisca così anche stavolta, perché l'agenda dell'élite tecnocratica non ha nulla a che vedere con gli interessi degli italiani! Lo hanno dimostrato i governo Monti e Letta (entrambi membri del Bilderberg, che buffa coincidenza), esecutivi formati da specialisti bravissimi nei compiti a casa dettati dalla Troika, che consistevano in: impoverimento del tessuto economico italiano, distruzione di quello sociale, creazione delle condizioni per la svendita di grandi marchi del Made in Italy, morte del settore dell'edilizia e come conseguenza spiacevole ma inevitabile il suicidio di decine di imprenditori e lavoratori. Così, le esternazioni di Juncker forse anticipano il copione del 4 marzo: se chi vince non avrà il consenso del conclave comunitario, magicamente si attiveranno le leve finanziarie sovranazionali, che cercheranno di piegare l'Italia all'ennesimo governo di "larghe intese". Lo spread tornerà improvvisamente a salire, le borse crolleranno, Prodi che pontificherà sui sacri e inviolabili mercati finanziari. Certamente l'ex premier ha ragione, perché l'instabilità porta incertezza, e l'incertezza distrugge la crescita, ma è con un bella spinta speculativa che tutto diventa più semplice…

Non si può che dare ragione a Nicola Fratoianni, del partito Liberi e Uguali, che ha invitato Juncker a non parlare a ruota libera dell'Italia bensì a occuparsi dei disastri combinati anche sotto il suo mandato. Vorremmo sentire qualche parola e vedere qualche atto che dia risposte ai lavoratori e alle lavoratrici di Embraco. La preoccupazione di Juncker si rivolge ai mercati, quelli su cui nessun controllo in materia fiscale e contro la speculazione è stato messo in atto.

Il lussembrughese è riuscito nella difficile impresa di unire almeno per qualche ora tutte le forze politiche nostrane, che hanno rimandato al mittente l'ingeneroso giudizio sulla tornata elettorale. L'unico a non essere intervenuto è il presidente della Repubblica, il cui silenzio è assordante, visto il ruolo di garante che gli riserva la Costituzione. Infatti sarebbe proprio Mattarella ad aver titolo per intervenire e magari chiedere chiarimenti al presidente della Commissione Europea. Ma ciò che manca all'Italia è proprio una figura istituzionale autorevole, che sia veramente interessata ai destini del Paese e che sappia rispondere a tono alle interferenze di soggetti esteri. 

D'altra parte, la Germania è andata avanti mesi per riuscire a comporre un governo, eppure se l'è suonata e cantata senza che nessuno osasse dire che la sua impasse istituzionale indebolisse l'Europa. Per l'Italia invece è tutto diverso, in particolare quando i sondaggi danno in vantaggio le forze politiche che sono scomode ai grandi manovratori dell'Eurocrazia. Chissà, un'Europa con altri valori fondamentali sarebbe utile al mondo, in quanto punto di mediazione tra le attuali Superpotenze… mentre un carrozzone di trenta Paesi, al soldo di uno o due Stati, alimenta solo l'antieuropeismo.

di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

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