Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
03 novembre 2011

Ecco perchè Berlusconi non deve dimettersi

Mentre tutta l'Europa, e non solo l'Italia, affonda con un rischio default mondiale e non solo nazionale, le opposizioni continuano a giocare allo sfasciacarrozze: è questa la ragione che dovrebbe convincere gli italiani che Berlusconi non deve assolutamente dimettersi.

E' realmente deplorevole osservare il teatrino nostrano che in queste ore è stato allestito da tutte le forze di opposizione, nessuna esclusa (non fa eccezione neppure l'Udc solitamente più ecumenica nelle sue dichiarazioni), per utilizzare la crisi in favore di una spallata politica che nei numeri non riesce loro in Parlamento da mesi.

Il tentativo di delegittimare quotidianamente un Paese per semplici fini elettorali è una situazione al limite del masochismo. Perché non può sfuggire a nessuno che la crociata contro il Governo italiano, anzi contro Silvio Berlusconi, si è tramutata solo grazie alla stampa internazionale compiacente in crisi finanziaria per il nostro stato. Uno Stato dove la solidità finanziaria delle banche, delle imprese, delle famiglie è attestata da tempo da tutti gli organismi internazionali finanziari, una salute ben più forte addirittura di quella francese; ma che è stata minata alle fondamenta dai continui e spregiudicati attacchi di una minoranza senza bussola (se non quella del potere per il potere) e che ha dato corda indirettamente e irresponsabilmente ad una speculazione borsistica senza precedenti.

Sicuramente il Governo ci ha messo del suo, offrendo gratuitamente agli avversari una litigiosità non degna in un momento difficile come quello attuale. Ma l'altra parte che cosa avrebbe fatto di meglio? La coalizione trasversale che unisce dai fascisti di Futuro e Libertà al partito del no di Sel, dal rottamato Partito Democratico ai cattointeressati dell'Udc e ai giacobini dell'Idv quali misure adotterebbe rispetto a quelle assunte in queste mesi e ore dal Governo Berlusconi? Dove reperirebbe risorse per accontentare la magistratura, i dipendenti pubblici, la scuola, i precari che da tempo accarezza dimenticandosi che nel borsello italiano non c'è più un becco di un quattrino? Come farebbe lotta all'evasione una coalizione che ha già avuto modo di governare con Prodi due anni fa, in una situazione economica ben più florida e che invece ha lasciato solo una valanga di debiti, attestati dal Fondo Monetario Internazionale, all'attuale esecutivo?

Ma poi c'è da chiedersi come possa il centrosinistra pretendere da Berlusconi un passo indietro quando Romano Prodi pochi anni fa, di fronte all'offerta del centrodestra di un governo di larghe intese per le riforme, ha preferito governare portando a votare in barella o con il polmone d'acciaio senatori a vita che nessun elettore ha mai votato. La responsabilità, così come il rispetto, si domanda quando si è dimostrato di esercitarla per primi. Invece si preferisce continuare a utilizzare le difficoltà internazionali per usi interni. Mentre il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble afferma che anche l'Italia ce la farà ad affrontare l'alto indebitamento grazie al piano di interventi varato; abbiamo fior fiori di esponenti italiani che sputano sul proprio Paese da Gianfranco Fini (come sempre molto conscio del suo ruolo istituzionale superpartes) a vari esponenti minori del Pd. Addirittura c'è chi ha lanciato un toto scommesse circa quanti punti di spread potrebbero valere le dimissioni di Berlusconi.

Nessuno si rende conto, forse neppure gli elettori, che al peggio non c'è mai fine e che tolto di mezzo l'attuale governo si potrebbe averne anche di peggiori. Soprattutto laddove entrino nel futuribile esecutivo personaggi come Amato, Ciampi che hanno fatto della tassazione dalla mattina alla sera il loro programma di governo quando ne hanno avuto l'occasione, ben inteso sempre dopo aver messo in cassaforte le proprie rendite. Non convincono deppure i vari Della Valle, Montezemolo, Passera; uomini che hanno fallito nei propri ruoli e che oggi si presentano come salvatori della patria. Ma quale patria? Quella dei poteri forti che procedeva in fila indiana a votare alle primarie del Partito Democratico per tutelare i propri interessi?

Forse il passo indietro oggi dovrebbero farlo i tanti avvoltoi che sperano nella caduta di Berlusconi per un posto al sole, ma che si dimenticano il rischio che a continuare a gettare fango sul Governo nazionale nel default cada tutto il Paese, loro compresi.

 

di Marco Fontana

 

 

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