Inchiesta - Per il centrodestra ai campi rom "non servono più fondi, ma regole nuove"
Se il Comune di Torino attraverso l’assessore alle Politiche Sociali Elide Tisi afferma chiaramente di non avere i soldi necessari per poter attivare le politiche necessarie per dare risposte concrete alla questione nomadi ed invoca il coinvolgimento anche di altri assessorati per poter unire le forze, in particolare quelle economiche; di tutt’altro parere sono gli esponenti politici del centrodestra che pensano che 2milioni di euro all’anno (è bene ricordarlo solo per le quattro aree di sosta regolare, mentre non è dato sapere i costi dei restanti dieci abusivi) siano più che sufficienti, anzi fin troppi.
Secondo il segretario cittadino del Popolo della Libertà a Torino, Carlo Giacometto: “I campi rom hanno una funzione solo a patto che vengano rispettate le più elementari regole di convivenza civile.Su questo tema le parole d’ordine sono: legalità e integrazione”. In particolare il coordinatore azzurro mette sotto accusa la mancanza di un regolamento inflessibile con poche ma chiare regole: “I nomadi che decidono di stanziarsi stabilmente presso un accampamento comunale autorizzato devono anzitutto pagare i servizi che vengono loro offerti: luce, acqua, gas, rifiuti. L'amministrazione locale fornirà i servizi richiesti ma parallelamente si impegnerà a effettuare i dovuti controlli non solo su eventuali insolvenze ma anche, in collaborazione con carabinieri e polizia municipale, in merito a possibili criticità. Quindi con una frequenza che debelli all’origine ogni tipo di abusivismo. Ben vengano i costi legati all’istruzione dei bambini rom nelle scuole locali ma questa deve accompagnarsi al fatto che nessun componente della famiglia commetta reati e non abbia problemi con la giustizia: in caso contrario, dovrà essere disposto l'immediato allontanamento dall’accampamento comunale”.
Idee altrettanto chiare le ha sicuramente il consigliere regionale del Pdl, Gianluca Vignale, il quale nei passati mesi ha anche presentato un disegno di legge sull’argomento: “Il problema nomadi va suddiviso nella sua molteplicità: da una parte vi sono i campi abusivi e dall’altra quelli regolari. Il problema dei primi è che sono fondati sull’illegalità e quindi portatori di degrado e insicurezza, dei secondi è la temporalità”. Per l’esponente di centrodestra: “È evidente che non si possano più chiudere gli occhi come ha fatto il Comune di Torino e che serva ora affrontare la questione nomadi in modo concreto. Le condizioni di vita in cui la popolazione nomade, irregolare e non, vive, e i problemi sociali che gli insediamenti creano, richiedono un nuovo e forte intervento normativo che definisca linee di azione più adeguate per sgombrare tutti i campi irregolari, riportare legalità e sicurezza e soprattutto garantire che chi è nomade faccia davvero il nomade senza spacciare per nomadismo una stanzialità abusiva”.
La legge di Vignale però è ancora ai blocchi di partenza in Regione Piemonte. Per questo oggi sarebbe fondamentale che si avvii al più presto l’iter di approvazione della sua proposta di legge sui nomadi: un modo anche solo per confrontarsi con il centrosinistra e cercare di costruire una soluzione definitiva e moderna. La legge in questione ha il grande merito di essere articolata e di portare delle proposte concrete e innovative all’interno di un dibattito che spesso si arrocca su rendite elettorali di posizione. Tra le più importanti novità ci sarebbe l’istituzione all’interno della Regione Piemonte del ‘Commissario per la verifica del nomadismo’, (che, anche in collaborazione con il prefetto, avrà il compito monitorare la presenza nomade in Piemonte e segnalare alle forze dell’ordine la presenza illegale per permettere sgombri immediati degli insediamenti abusivi); la creazione di un presidio di vigilanza, che dovrà controllare il rispetto delle leggi e della legalità all’interno di ciascun campo; la realizzazione di una card per i rom,che permetterà il controllo e la registrazione in un’apposita anagrafe di tutti coloro che scelgono la cultura del nomadismo. Infine la rivoluzione totale sarebbe rappresentata dall’autorizzazione che dovrebbe essere concessa per restare sul territorio italiano: essa avrebbe una durata di 5 mesi, allo scadere della quale ciascun titolare potrà scegliere se riprendere il proprio cammino migratorio oppure diventare cittadino stanziale con regolare iscrizione all’anagrafe, pagamento di tributi e tasse, obblighi e doveri. Infine, chiunque chiederà di fermarsi in via transitoria sul territorio piemontese dovrà pagare una quota giornaliera, finalizzata a rimborsare i comuni delle spese sostenute per la loro accoglienza.
di Marco Fontana (IL GIORNALE DEL PIEMONTE)