Fassino vuole Torino capitale dei rifiuti
"Stiamo lavorando per costruire un grande soggetto nel campo dello smaltimento rifiuti. Se si mettono insieme Iren, Hera e A2A si può costruire il primo soggetto italiano e il terzo europeo. È un progetto di politica industriale forte". Lo ha affermato il sindaco di Torino, Piero Fassino, a margine del convegno dell'Anci sulle smart cities. "Ieri ne ho parlato con il ministro Passera che lo sostiene con grande convinzione", ha aggiunto.
Del progetto ha parlato anche il presidente dell'Anci, Graziano Delrio: "Abbiamo fatto una grande cosa con Edipower, ora stiamo lavorando per creare sinergie anche nel campo dello smaltimento rifiuti. È un progetto di grande spessore".
Pare quindi che il primo cittadino di Torino stia cambiando completamente gli obiettivi della propria Giunta. Ma vi ricordate la sua campagna elettorale, quella con lo slogan Gran Torino che invocava aulici richiami pubblicitari per una Torino capitale dei Giovani, delle Donne, del Lavoro, dell'Innovazione, della Sicurezza, del Muoversi Bene, della Fraternità ad un più concreto? Ebbene ora Fassino pare rifugiarsi in vocazione ben meno accattivanti, auspicando come da lui stesso affermato "con grande convinzione". Strano non vedere per le strade di Torino comparire un nuovo manifesto con la nuova vocazione "Capitale dei Rifiuti e della Puzza".
L'iniziativa, annunciata con grande enfasi dal sindaco, per la realizzazione di un nuovo soggetto per lo smaltimento dei rifiuti non convince. In primo luogo perchè, come al solito, la sinistra e in particolare Fassino ("Allora abbiamo una banca") ama fare l'imprenditore con i soldi degli altri; in secondo luogo perchè una buona pratica rifiuti non pare accompagnarsi alla nostra Città/Provincia. Infatti come dimenticarsi che Torino non può contare ancora su un inceneritore ed è costretta a esportare i propri rifiuti in altre discariche?
Ma d'altra parte è comprensibile che Fassino non sappia più che cosa comunicare e quindi si accontenti di invocare la leadership nel campo del "pattume". Il Comune vive in acque finanziarie torbide, dovendo reperire ulteriori 350milioni di euro per non sforare il patto di stabilità. E oggi, con la scomparsa di scena del Cavaliere e quindi senza più alibi per una gestione quantomeno allegra del bilancio da parte dei suoi predecessori, non ha i soldi non solo per completare la risistemazione dei cantieri del Passante Ferroviario e il completamento del nuovo corso Francia, ma neppure per riparare il manto stradale dei principali corsi e vie cittadine e per aumentare i punti luce nella città.
Cancellati i World Master Games, archiviata la candidatura di Torino quale Capitale Europea della Cultura, perso il finanziamento per il bando europeo di Smart City vinto dalla concorrente Città della Lanterna, dismesse importanti quote nelle partecipate in attivo, con la responsabilità del fallimento dell'ente formativo Csea che peserà sul bilancio e sulla coscienza di Palazzo Civico come un macigno: certamente Fassino non ha molti argomenti da spendere per arringare i suoi elettori.
La sua fortuna resta la carta stampata, ormai completamente addomesticata come ai tempi di Chiamparino al Fassino pensiero. I quotidiani locali sono ormai un megafono per gli annunci estemporanei del sindaco, e una cortina invalicabile per le sconfitte raccolte sul campo e per le denunce degli oppositori scomodi.
di Marco Fontana