Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
05 dicembre 2013

Berlusconi archiviato, ma l’Italia non è ancora credibile

In quest’ultima settimana, quello che colpisce di più nel dibattito politico italiano è il vuoto assoluto, il vuoto pneumatico di contenuti che caratterizza tutti gli esponenti politici. Non importa dove essi siedano, se al governo, nella maggioranza o all’opposizione: li accomuna l’assenza di idee serie, credibili e condivisibili per il rilancio del Paese in un momento storico di larghe intese, e li accomuna drammaticamente tutti. E ciò avviene nonostante i tragici dati che vengono sfornati quotidianamente dai Centri di Ricerca comunitari e nazionali, offrendo un’immagine dell’Italia che per allarme sociale non è molto dissimile dalla Grecia.

Non stupiscono, quindi, i continui schiaffoni ricevuti dall’Unione Europea: proprio in queste ore è arrivato quello da knock-out sferrato dall’euroburocra te Olli Rehn: Ho preso nota delle buone intenzioni del governo italiano. Ma io ho il preciso dovere di rimanere scettico. In particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio 2014. Non state rispettando l’obiettivo della riduzione del debito e della riduzione della spesa pubblica. Si tratta insomma di una secca bocciatura dell’azione del governo Letta, che condanna l’Italia ad essere ancora una volta una nazione non credibile a livello internazionale.

Dopo aver archiviato il “ventennio” di Silvio Berlusconi, con la sua esclusione dal Parlamento italiano, i problemi di autorevolezza del Belpaese persistono e sopravvivono a lui. E chi oggi gli imputa certe colpe sa perfettamente di arrampicarsi sugli specchi. Non si può infatti non constatare che dal 2011 in poi si sono susseguiti governi con personaggi fortemente caldeggiati dall’establishme nt europeo: Mario Monti ed Enrico Letta, i quali avevano ricevuto probabilmente anche l’avallo di una certa èlite internazionale, essendo entrambi assidui frequentatori del “club” Bilderberg.

L’attacco di Rehn risulta quindi un vero e proprio monito all’essenza stessa dell’italianità: incapace, secondo il comune sentire europeo, di mantenere anche i più banali impegni assunti. Una pregiudiziale che la sinistra e italiana e buona parte della stampa nazionale ha caricato per anni addosso a un unico personaggio, il leader del centrodestra, e che invece è un dato di fatto che permea la visione che hanno all’estero dell’italiano medio.

E non potrebbe che essere così, vedendo il deprecabile teatrino messo in piedi in questo primo scorcio d’inverno da numerosi esponenti politici italiani. È un tutti contro tutti che finisce per indebolire la già precaria posizione italiana nelle assise di Bruxelles e Strasburgo.

Non esiste una linea economica condivisa: ogni giorno si alza qualcuno reinventando la Legge di Stabilità e affermando che alcune misure non hanno la dovuta copertura. Non esiste la maturità di un governo di larghe intese: invece di muoversi per la soluzione dei problemi reali del Paese osserviamo due atteggiamenti egualmente deprecabili. Da un lato il tracotante arrivismo del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che vuole scalzare a tutti i costi Enrico Letta dal ruolo di presidente del Consiglio, per potersi candidare a premier: ogni sua dichiarazione pubblica, caratterizzata da continui aut aut al proprio partito, ne è la più chiara esemplificazione . Dall’altro lato vi è la rissa perpetua tra gli esponenti di Forza Italia e del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, che permea ogni loro preoccupazione pubblica. Una questione di sopravvivenza e di odi personali che valica i confini dell’interesse generale dei cittadini. Se a questo si aggiunge lo sbraitare del comico Beppe Grillo e del Movimento Cinquestelle, che canta alla luna il proprio dissenso, si comprende come sia realmente difficile immaginare l’uscita dalla crisi dell’Italia.

Certamente resta il fatto che l’Italia di oggi è senza una vera guida. Ognuno pensa al proprio interesse personale, con un occhio distratto a quello che avviene ai cittadini, ai contribuenti, alle persone comuni. Ascoltando i dibattiti politici, si assiste spesso a delle sonore contese dialettiche, o a una semplice elencazione dei problemi del Paese con il corollario di insulti e attacchi ad personam. Una triste enunciazione di questioni aperte a cui però non segue l’unica cosa che vorrebbero gli italiani: una lista delle soluzioni ai loro affanni.

di Marco Fontana - Pubblicato da La Voce della Russia

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