Italia, la Manovra del popolo va allo scontro con l’UE
L'accoglienza riservata dall’eurocrazia alla Manovra del popolo, così come ribattezzata dai membri del governo giallo-verde, è stata peggiore del previsto, facendo presagire una sorta di guerra che Bruxelles scatenerà contro questo esecutivo.
Il presidente della Commissione Jean Claude Juncker ha infatti chiarito, parlando ai giornalisti italiani, che se accettassimo dei dèrapages rispetto alle regole europee, è vero che in certi Paesi ciò avrebbe come conseguenze che saremmo coperti di insulti e di invettive. Chissà, per il povero Juncker, afflitto dalla sciatica, dev'essere troppo difficile osservare l'esito delle consultazioni elettorali che si stanno susseguendo nel continente e che stanno decretando in modo incontrovertibile l'avanzata degli euroscettici e del fronte sovranista. Tuttavia, questa Unione Europea non vuol sentire ragioni, anzi sembra voglia percorrere fino in fondo quel solco che ha condannato la Grecia alla povertà, obbligandola a disfarsi del suo patrimonio a favore di pochi altri Stati (naturalmente alla faccia della tanto sbandierata solidarietà federalista, che secondo certa propaganda dovrebbe impregnare qualunque atto compia l'Unione).
Risulta abbastanza evidente, quindi, che la Commissione boccerà la Manovra, nonostante Tria abbia cercato di tamponare la situazione e di prendere tempo, minimizzando gli scambi di battute tra le varie personalità coinvolte.
Durante la conferenza stampa di presentazione della Manovra ha infatti detto che ci sono momenti in cui un Paese non rispetta le raccomandazioni, ci saranno lettere e nuovamente raccomandazioni, è tutto all'interno del sistema europeo. Io penso che riusciremo a spiegare la natura di questa manovra con l'obiettivo di contrastare il rallentamento dell'economia italiana che corrisponde al rallentamento delle economie europee. Ed è altrettanto scontato che le agenzie di rating svolgeranno uno dei compiti delicatamente coercitivi che hanno già effettuato bene in passato, come aiutanti di Bruxelles: non si limiteranno a rimandare il Def, ma probabilmente declasseranno il debito dell'Italia. Il primo appuntamento è a fine ottobre, quando sia Fitch che Standard&Poor's emetteranno le loro sentenze. Lo schiaffone del declassamento dovrebbe valere, secondo gli analisti, un'impennata di spread da 100 punti: una situazione che porterebbe il Governo a dover necessariamente rimettere mano ai conti della manovra, a meno di non voler sforare definitivamente quel 3% di rapporto deficit/PIL al quale Bruxelles si aggrappa come l'ubriaco fa col palo della luce.
La sceneggiatura di questo brutto film appare, dunque, già scritta in partenza. Sembra un tentativo di remake dell'annus horribilis 2011, quando il governo Berlusconi, che poteva vantare parametri economici migliori rispetto a quelli attuali, venne destituito per mettere al suo posto un presidente del Consiglio caro alla Troika e ad altri club a invito. In confronto a quel periodo, la differenza sta tutta nella popolarità del governo attualmente in carica. I sondaggi continuano a dare ampia fiducia all'esecutivo: se Lega e Movimento Cinque Stelle si presentassero insieme alle prossime elezioni politiche potrebbero contare, serenamente, su un consenso superiore al 50%.
E allora, l'UE sarebbe pronta a fronteggiare una crisi dell'euro su vasta scala? È questa la domanda a cui nessuno riesce a dare una risposta. Anche perché nei palazzi di vetro stanno già fronteggiando il grave problema della tenuta dell'Unione rispetto alla Brexit. Quanto potrebbe reggere la moneta unica se persino l'Italia fosse di fatto costretta ad abbandonarla?
Secondo il premio nobel all'Economia Joseph Stiglitz, sentito da Il Sole 24Ore, uscire dall'euro avrebbe un costo. Certo. Per questo per l'Italia l'opzione migliore è restare nell'eurozona e riformarla dall'interno. Ma se non fosse possibile cambiare le regole e la struttura della moneta unica, il vostro Paese alla fine potrebbe non avere scelta. L'abbandono dell'euro è solo l'ultima spiaggia. E aggiunge: Se non si arriva a un minimo di condivisione dei rischi, l'Unione monetaria non può sopravvivere. La Germania deve capirlo.
Proprio quest'ultimo punto è quello più volte sottolineato dal presidente della Commissione Bilancio Claudio Borghi e del ministro per gli Affari Europei Paolo Savona, senza avere risposte soddisfacenti. La partita di scacchi giocata finora tra il vituperato Belpaese e l'Europa dei buoni e giusti si sta trasformando in uno scontro totale, perché il Governo italiano pare proprio non voler retrocedere. E visti certi precedenti, non finirà a tarallucci e vino.
di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia