Marco Fontana
Circoscrizione 12
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Circoscrizioni di Torino
23 novembre 2018

L'UE più che arbitro sembra un carnefice

Frans Timmermans, olandese, è il primo vicepresidente della Commissione UE, nonché Commissario europeo per la migliore legislazione, le relazioni interistituzionali, lo stato di diritto e la carta dei diritti fondamentali.

Intervistato da "La Stampa", in risposta a una domanda sullo scenario che si prefigura con l'Italia in procedura d'infrazione, ha spiegato:

In questo momento posso dire due cose: la prima è che come Commissione faremo ciò che dobbiamo fare, siamo l'arbitro, e ci comporteremo di conseguenza. Seconda cosa: tutti i diciotto Stati membri dell'Eurogruppo sono uniti e hanno la stessa posizione della Commissione, penso che l'unica soluzione sia nel dialogo per l'Italia e gli italiani.

Eccovi servita in queste parole tutta la contraddizione insita nell'UE. Come può un arbitro sovranazionale essere tale se pronuncia una sentenza (o meglio, l'anticipo di essa) a margine dell'Assemblea Nazionale di un partito, in questo caso il PD? Come può rappresentare le istanze di tutti i cittadini europei, compresi dunque anche gli italiani, quando già in passato la provenienza nazionale ha pesato sui commenti di altri Stati? Non sfuggirà ai lettori che se Mario Draghi ha subito pesanti attacchi da Germania, Francia e Olanda per la sua politica espansiva e per l'adozione del quantitative easing (in tal modo, secondo quei Paesi, reo di aver dato soccorso all'Italia), il sospetto può tornare adesso che l'Unione, dopo aver a lungo sorvolato sui bilanci traballanti di Renzi e Gentiloni e aver spesso graziato una Francia dai conti funambolici, si trincera dietro i freddi parametri per punire l'esecutivo Conte.

Non è questione di simpatia o antipatia verso un governo. Quando si parla di arbitri,  bisogna fare riferimento a soggetti irreprensibili: però qui sono troppi i segnali di ipocrisia e falsa imparzialità che nascondono l'intento di far cadere un governo nazionale democraticamente eletto. E la spallata politica contro i sovranisti, camuffata da applicazione di regole, viene da chi si dimostra così ancor più sovranista, volendo imporre i propri interessi (o meglio: egoismi) nazionali. I politici europei di questo ventunesimo secolo usano paroloni e slogan per nascondere intenzioni meschine: ai padri fondatori della Comunità europea costoro non avrebbero potuto fare nemmeno i portaborse (detto col massimo rispetto verso questa professione). Nell'intervista, Timmermans — che studia da nuovo presidente della Commissione — torna a invocare il bisogno assoluto dell'Unione bancaria. Viene spontaneo domandarsi come costui possa credere ancora di unire i popoli basandosi sulla finanza: si son visti i risultati in Grecia! Ma su questo tema l'olandese fa orecchie da mercante:

quando la crisi è stata dura, l'Europa ha sempre trovato le risposte: lo abbiamo visto nella crisi bancaria, nella crisi greca, anche in quella migratoria.

Peccato, i fatti ci portano un'altra verità: la crisi bancaria ha condotto al bail-in, cioè scaricare su correntisti e risparmiatori il fallimento degli istituti bancari, lasciandoli senza alcun paracadute; la crisi greca ha portato miseria e morte, oltre alla svendita del patrimonio ellenico a beneficio dei membri "forti" dell'UE; infine, la crisi migratoria è stata derubricata a questione locale riguardante Turchia e Italia, cui è stata concessa qualche mancia irrisoria e un po' di flessibilità sui conti pubblici. Sarebbero questi i successi delle risposte europee?   

Per Timmermans il mondo intero parla dell'Europa, il mondo ci guarda con ammirazione. Possiamo cambiare l'Europa con grande velocità, guardiamo cosa ha fatto la Spagna dopo un semplice cambio di governo. L'ambiente sarà il grande tema, abbiamo avanzato la proposta sul bando della plastica non biodegradabile, sarebbe una rivoluzione, ecco un modo per cominciare.

Sarà anche un modo per iniziare, ma intanto non dà di che campare ai milioni di poveri che la crisi ha generato. Quando ci fu la Grande Depressione, gli Stati Uniti risposero con un New Deal: la magnifica e lungimirante Unione Europea, invece, ha imposto il rispetto assoluto dell'austerity e ha rincorso parametri tanto più stupidi, quanto più avulsi da un'economia che non era più quella che aveva determinato quegli stessi numeri. Il mondo intero parla dell'Europa, sì, ma per denigrarne gli aspetti più assurdi o per spingerla verso questa o quella scelta di politica commerciale o persino verso questo o quel conflitto (pardon, intervento umanitario).

Il signor Timmermans avrà mai sfogliato un giornale d'oltreoceano per vedere quando mai l'Europa viene degnata di sincera attenzione? Lascia basiti constatare quanto sia lontana la percezione che l'attuale classe dirigente continentale ha del suo stesso operato rispetto al comune sentire del popolo. D'altra parte, per il vicepresidente della Commissione europea i populisti? Sono solo rumore. In realtà per lui il problema è che il rumore è in continuo aumento: sembra preannunciare uno tsunami che spazzerà via anche quel poco di buono che l'Europa unita ha dato e rappresentato.

di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia

 

 

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