Nuova crisi diplomatica in arrivo, stavolta con la Germania
Dopo la recente crisi diplomatica con la Francia, il governo giallo-verde potrebbe trovarsi di fronte a un nuovo caso imbarazzante, stavolta con la Germania: tuttavia, sarebbe per una buona causa.
Il 7 febbraio, infatti, il ministro della Giustizia Bonafede ha ricevuto i familiari delle vittime della strage del 2007 avvenuta alle acciaierie ThyssenKrupp di Torino, in cui morirono bruciati vivi sette operai. L'intenzione dell'incontro era dimostrare la vicinanza dell'Italia a questi cittadini e tentare di fare pressione affinché venga finalmente eseguita la sentenza che ha condannato in via definitiva Harald Espenhahn, ex amministratore delegato di ThyssenKrupp, e Gerald Priegnitz, un altro dirigente tedesco, o estradandoli in Italia o andando in carcere in Germania. Mentre i dirigenti italiani condannati stanno scontando la pena già da tre anni, i due manager tedeschi sono infatti ancora a piede libero, a casa loro, con la frau Merkel che fa spallucce.
Undici anni fa, sulla linea di produzione numero 5 un getto di olio bollente investì e uccise gli operai di turno in quella notte maledetta. I familiari, oltre al tormento per la loro mancanza, stanno subendo anche il dolore della mancanza di giustizia, visto che non è bastata una sentenza definitiva per mandare in carcere tutti i colpevoli. Proprio per questo, il ministro Bonafede ha parlato con loro e ha dichiarato: Ci auguriamo l'esecuzione della sentenza in Germania al massimo entro il 2019. Il Ministro ha riferito dell'incontro alla sua omologa tedesca, la quale — come lui stesso ha spiegato — ha mostrato sensibiltà a questo tema, ma ha detto di non poter chiedere a un magistrato di far eseguire la condanna. Dunque, ha aggiunto Bonafede, non si può creare un precedente così grave. In Europa non ci si può sottrarre alla giustizia. Non ci sono timori reverenziali nei confronti della Germania e dell'Europa, percorreremo tutte le strade possibili. Continueranno quindi le pressioni da parte dell'Italia verso la Germania che, ancora una volta, agisce con arroganza verso i partner europei. Non si comprende infatti come il ministro della Giustizia tedesco non possa far sì che la magistratura dia esecuzione alla sentenza italiana. Come sempre, l'Unione Europea per la Germania è un tram da prendere solo quando conduce alla destinazione gradita.
Ed è davvero molto interessante che un giornale mainstream, di quelli che si proclamano auterevoli e amanti della verità, si sia subito adoperato per attaccare il ministro. Si tratta di Repubblica, alla quale il Guardasigilli ha rimandato indietro le accuse: arrivare a sostenere che abbia incontrato i familiari delle vittime della Thyssen per cercare visibilità (e raccontare una "favoletta elettorale") è inaccettabile. È mai possibile che la voglia di attaccare a tutti i costi il Movimento 5 Stelle non si fermi nemmeno di fronte a una tragedia? Giusto per fare chiarezza, l'incontro avvenuto era stato fissato già a dicembre, quando ho partecipato alla commemorazione delle vittime a Torino per le Settimane della Sicurezza e con le famiglie eravamo d'accordo che ci saremmo visti a Roma, al Ministero, per confrontarci sulla situazione e valutare le possibili strade. Viene spontaneo domandarsi se Repubblica, pur di andare contro un partito sgradito ai propri editori, preferisca difendere gli interessi di uno Stato estero che fino a oggi ha dimostrato di fregarsene della giustizia.
Era stato fatto un cancan micidiale per l'estradizione di Cesare Battisti, ma si trattava di Paesi sudamericani: quindi, qualcuno potrebbe essere tentato di chiudere un occhio su certe procedure. Ma in questo caso si tratta dello Stato membro dell'UE che viene maggiormente portato a esempio di legalità, rigore e precisione; e tuttavia questo Paese nei fatti non esegue la sentenza di un altro Stato membro. È un insulto vero e proprio che dovrebbe indignare anche i detrattori del Governo in carica. Il buon senso, che oggi scarseggia, sarebbe un limite naturale all'opposizione politica, per esempio di fronte al dolore di Rosina Platì, madre di Giuseppe De Masi, una delle vittime di quel tragico 6 dicembre di undici anni fa. A margine dell'incontro col Ministro, la Platì ha affermato con amarezza: Stanno prendendo troppo tempo e non vogliono mandarli in galera. Siamo sicuri che il ministro sta facendo pressioni ma la Germania sembra non avere alcuna intenzione di rispettare la Giustizia italiana.
Sulla stessa lunghezza d'onda Laura Rodinò, sorella di Rosario, un'altra vittima dell'acciaieria tedesca, che ha detto: Siamo pronti ad andare in Germania, anche per fare conoscere la nostra storia e le responsabilità dei vertici della ThyssenKrupp: tutti i tedeschi devono sapere cosa hanno fatto in Italia! Auspichiamo anche che venga fatta chiarezza sui controlli sulla sicurezza 'pilotati' nell'acciaieria e sulle false testimonianze degli operai nel processo, rese su pressione dei manager della multinazionale tedesca.
Confidando sempre e comunque nella giustizia divina, ma attendiamo nel frattempo anche quella terrena, così spesso negata e abusata.
di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia