intervista al ricercatore Dario Crosetto: "Tutto per ridurre i decessi da tumore"
L'Istat ha calcolato che nel 2015, ultimo anno disponibile per le statistiche, i decessi da tumore ammontarono a quasi 180mila, seconda causa di morte dopo le malattie cardiocircolatorie. In Europa sono 1,4 milioni i decessi previsti per il 2019 a causa di neoplasie, in leggero calo come tasso di mortalità, ma ci si interroga su cosa si possa fare di più. Al riguardo Sputnik Italia ha intervistato il ricercatore scientifico Dario Crosetto, che ha lavorato al Cern di Ginevra, che annovera pubblicazioni scientifiche in tema di screening e che combatte da anni la sua battaglia per offrire una diagnosi precoce più efficiente ai pazienti affetti da tumore.
– Lei combatte anche contro l’ostracismo nei confronti della Sua invenzione, brevettata con numero USA US7180074, US7132664, US7051309 Europa EP1328189, Internazionale PCT/US2017/059133, che permetterebbe una più efficace attività di screening per alcuni tipi di tumore.
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– Non solo per il tumore, ma per tutte le malattie che presentano un’anomalia nei processi biologici e che si possono taggare (marcare) con un radioisotopo. L’ho brevettato per incentivare le grandi industrie tipo General Electric, Siemens o Philips a investire in questo settore e naturalmente recuperare l’investimento, ma sono questi colossi a dettare la legge di mercato. Sono disposto anche a donare a ospedali in zone disagiate e a pazienti a basso reddito oltre l’80% dei proventi dei brevetti. Recentemente è entrato in gioco dalla Cina un nuovo operatore, che ha costruito una PET (tomografia a emissione di positroni (o PET, dall'inglese Positron Emission Tomography)) lunga due metri; pur copiando diverse mie idee, la sua macchina Explorer è meno efficiente e costa dieci volte il mio 3D-CBS: quindi non potrà salvare molte vite.
– Ci descrive la Sua invenzione?
– Il mio 3D-CBS consiste in un’architettura a processori paralleli, ad assemblaggio semplificato di rivelatori economici BGO, accoppiamento dell’elettronica con i rivelatori e i sensori, algoritmi. Questi permettono di allungare il rivelatore di dieci volte da un anello di 16 cm a un barile lungo 160 cm offrendo il grande vantaggio di catturare 400 volte il numero di segnali dai marcatori tumorali rispetto alle oltre 10.000 PET attuali.
– E in termini semplici, cosa cambia per il paziente?
– Somministrazione solo dell’1% della radiazione, immagini diagnostiche di qualità in 10 secondi e un costo dell’esame di circa € 300, che sostituisce con maggiore efficacia mammografia, coloscopia, PAP-test, PSA e altri esami di screening.
– Perché reputa di aver trovato tante porte chiuse al Suo macchinario?
– Come già evidenziato sulla rivista “Scientific American”, il problema è che si finanziano i campi sbagliati. I ricercatori che oggi godono di sovvenzioni considerevoli non sono necessariamente i più validi, ma magari solo quelli che hanno i contatti migliori. Il sistema è fallato in questo senso: invece di porre diciassette domande specifiche per identificare il progetto migliore (che trovate nel mio articolo a pagina 4 di “Focus Daily News”), se ne pongono dieci, generiche e che non mettono a confronto i progetti e non richiedono la riproducibilità dei risultati (si vedano ad esempio quelle per il progetto ATTRACT del CERN).
– La rivista scientifica Journal of Nuclear Medicine conferma i benefici di una minor sottoposizione ai raggi: questo coincide con le sue scoperte?
– Si, le misure confermano che con un rivelatore a barile che copra tutto il corpo, seppure con un cristallo sottile, la dose di radiazione che si deve somministrare al paziente scende drasticamente. Confermano quindi che con la mia invenzione la radiazione scende all’1% ed il tempo di esame a 10 secondi.
– Lei racconta in vari scritti che la Sua battaglia è condotta anche da altri scienziati. Ci può dire perché non sono mai stati ascoltati?
– Sono direttori di Centri di ricerca come il FermiLab, del Superconducting Super Collider, capi divisione, capi gruppi e direttori di ricerca del CERN, insomma esperti di vertice. Persino l’inventore della calcolatrice tascabile Jerry Merryman ha scritto ben tre lettere in mio supporto. I nomi di questi colleghi e i testi che esprimono il loro sostegno sono visionabili qui e qui. Non sono stati ascoltati a causa di quella corruzione nel mondo scientifico che è descritta nell’articolo che citavo prima: non viene privilegiata la valutazione neutrale degli esperti, ma vince il peso economico e politico di alcuni soggetti.
– Perché Lei oggi non lavora più per il CERN di Ginevra?
– Nel 1991 venni invitato negli USA a prendere parte al progetto Superconducting Super Collider (SSC). Dopo la chiusura dell’SSC da parte del governo americano, ho fatto il pendolare fino al 1999 tra Dallas e il progetto del CERN LHCb. In seguito al taglio dei fondi USA, nessun Istituto europeo mi ha invitato a continuare con la mia invenzione 3D-Flow sull’esperimento LHCb, proprio perché non si voleva realizzare il progetto migliore; invece, chi deteneva i fondi avrebbe costruito qualunque progetto che voleva, anche se meno efficiente e più costoso. Le Università di Bologna e di Orsay in Francia disponevando dei fondi e hanno usato il loro progetto con prestazioni limitate rispetto al mio 3D-Flow.
– Quindi sono venute a mancare le sovvenzioni per poter mettere a regime il Suo progetto? oppure mancavano le conoscenze tecniche?
– Dopo il primo milione di dollari dal governo americano, non ci sono più state sovvenzioni, che sono invece state dirottate su altri progetti meno efficienti. Le conoscenze tecniche c’erano: si potrebbero utilizzare i componenti del 1993 e dimostrare che con la mia architettura 3D-Flow si ha un’elettronica molto più potente per trovare le particelle in fisica a un millesimo del costo (come confermano le 59 offerte/preventivi da parte di aziende di ottima reputazione), salvando così molte più vite attraverso la diagnosi precoce.
– Se fosse vero ciò che Lei dice, allora quanti malati hanno subito danni dalla mancata attuazione del Suo brevetto?
– Lo scetticismo del “se fosse vero” poteva essere risolto già nel 2000 con un semplice calcolo geometrico: un barile di rivelatori che copre tutto il corpo cattura più radiazione emessa dal corpo del paziente rispetto a un anello lungo solo 16 cm; oggi si dovrebbe capire che il mio cristallo spesso 30 mm con efficienza del 98% può ridurre la radiazione di 100 volte e ottenere valdissime immagini diagnostiche. A mio favore ci sono le affermazioni di esperti del settore, anche quelli che ricoprono cariche di responsabilità, ma nessuno ne dà notizia. Comunque, sarebbero più di 2 milioni le vite che si sarebbero potute salvare con la mia apparecchiatura 3D-CBS.
Di Marco Fontana - Pubblicato da Sputnik Italia