E alla fine l'Annunziata tramuta la commemorazione all'11 settembre nell'elogio di Fassino
Per l'ennesima volta a Torino siamo riusciti a sminuire e stuprare il valore di una commemorazione. E' successo ieri pomeriggio al Jazz Club di piazza Valdo Fusi quando invece di ricordare le vittime del tragico evento dell'11 settembre, Lucia Annunziata è riuscita a tramutare l'appuntamento in una intervista-elogio a Fassino sui suoi primi cento giorni di governo della città, una sorta di puntata della sua opinabile strisca televisiva "Mezz'ora".
Il dramma è che il sindaco Fassino, così attento a sospendere la festa di chiusura della sua campagna elettorale per la situazione del popolo libico, non si sia rifiutato di stare al gioco ricordando le ragioni dell'incontro. Così invece abbiamo potuto ammirarlo in una lunga elencazione delle grandi imprese compiute in questo primo periodo di amministrazione. Un'elencazione fatta esclusivamente di annunci, come da lui stesso ammesso "Le difficoltà sono enormi, a partire dai soldi". Una bacchettata alla Fiom su Fiat, la promessa di iniziare a discutere con Rfi su Porta Nuova e poi la speranza più alta "garantire un futuro ai figli". Tutto corretto, ma secondo i manifesti della sua Gran Torino Fassino non aveva promesso che Torino sarebbe stata "Capitale del Lavoro, delle Donne, dei Giovani, della Cultura, dell'Innovazione, ecc." I conti lasciati dal compagno Chiamparino erano in regola, Torino era la città delle meraviglie ed oggi ci si limiti agli annunci? Boh, miracoli delle elezioni dove gli uscenti riescono a placcare oro anche le patacche più grossolane.
Ritornando all'inizio però della riflessione resta un fatto ancor più grave: l'incapacità di Torino di non tramutare qualsiasi evento culturale e mondano in un'occasione per fare politica. Una situazione drammatica che dimostra come la classe dirigente, gli opinion leader, le intelligenze salottiere, gl iaccademici ormai sia stata grottescamente occupata. Ogni occasione è buona per far strisciare il pensiero unico di una sinistra che ormai egemonizza questa città da quasi vent'anni senza soluzione di continuità. Dove la carta stampata locale riesce a trasformare la valanga di fischi che avevano accolto il Sindaco Fassino durante l'inaugurazione del nuovo stadio della Juventus in un tripudio al momento dell'uscita dallo stadio (solo dopo che aveva imbonito i tifosi con qualche ricordo calcistico delle imprese juventine). E laddove la medesima generosità non è applicata nei confronti del presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, anche laddove i fischi sono di piccoli gruppi organizzati di no global.
E su tutto questo emerge ancor più prepotente la cosa più indegna: che per due giorni il primo cittadino di Torino si sia guadagnato gli onori della cronaca per aver promesso di dedicare una via alle vittime dell'11 settembre. Commemorarle nell'occasione organizzata all'uopo no, prendersi gli apprezzamenti dei lettori dei quotidiani sì. Peccato che nessuno si ponga una domanda: perchè ci sono voluto dieci anni prima che Torino si decidesse a dedicare una via a questi martiri della storia?
di Marco Fontana