Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
16 settembre 2011

Anche Torino pensa alla tassa per il soggiorno. Gli albergatori non ringraziano

In un periodo di 'vacche magre' per i bilanci comunali, falcidiati dai tagli della manovra e dalle leggerezze nelle scelte politiche degli amministratori quando i soldi scorrevano a fiumi, anche Torino applicherà la tassa per il soggiorno. Ad annunciarlo il sindaco Piero Fassino la cui linea strategica è sempre più chiara in tema di finanza comunale: tasse, tasse e ancora tasse.

Eppure l'alternativa c'è: affamare la macchina burocratica. Smettere con gli affidamenti diretti ai soliti noti ed evitare gli stipendifici, le avventure nelle note partecipate in eterno passivo, i tavoli politically correct ma iper-gettonati che alla fine non decidono alcunchè e infine mettere un freno alla marea di consulenze e collaborazioni che spesso viaggiano su criteri di appartenenza più che competenza.

Il primo cittadino di Torino però preferisce continuare con l'andazzo dei suoi predecessori in termini di spesa e quindi i soldi da qualche parte li dovrà ben trovare. E visto che un Ente pubblico e una coalizione politica non possono rapinare una banca (ma da ieri secondo la magistratura possono tranquillamente tentare la scalata visto la grottesca storia di Unipol N.d.R.) ecco servito l'ennesimo balzello: la tassa di soggiorno che secondo delle prime stime frutterà al Comune circa 10milioni di euro, praticamente l'equivalente dei dividendi che il Comune non riceverà più con la cessione del 40% delle sue partecipazioni in Gtt, Amiat e Trm che ha annunciato ieri.

Molti i contro e pochi i pro verso questa scelta. Da un lato infatti come fronteggiare le legittime lamentele da parte dei clienti? E come comportarsi con gli ospiti che magari non prenotando direttamente in hotel, ma attraverso un’OTA o un’agenzia di viaggio, dove non sono stati messi al corrente o non hanno visto che c’è una tassa aggiuntiva da pagare? In più di fatto la tassa di soggiorno si rivela un forte disincentivo per i turisti, specie per chi ha in programma soggiorni lunghi. Soggiornare in un hotel 3 stelle a Torino per una settimana significherà una spesa in più di 21 € a persona, in un 5 stelle 35 € a persona, somme che per molte famiglie non sono irrisorie. Senza le regole governative peraltro, la questione della destinazione di tali entrare resta lasciata al buon cuore dei sindaci e l’esperienza  mostra che anche altre entrate, vincolate in maniera più netta, sono in realtà finite a coprire le voci di bilancio più diverse, senza alcun controllo reale (basta ricordare le multe, che dovrebbero finanziare la sicurezza stradale).

L'unico pro è che senza tassa di soggiorno la voce ‘turismo’ soccomberà a furor di popolo e di politica, perché nessuno riuscirà mai a sostenere che una promozione turistica è più importante di un asilo nido o del welfare. Ma siamo certi che non ci siano voci di spreco che potrebbero ancora essere tagliate dai bilanci comunali?

di Marco Fontana

 

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