Anche Torino pensa alla tassa per il soggiorno. Gli albergatori non ringraziano
In un periodo di 'vacche magre' per i bilanci comunali, falcidiati dai tagli della manovra e dalle leggerezze nelle scelte politiche degli amministratori quando i soldi scorrevano a fiumi, anche Torino applicherà la tassa per il soggiorno. Ad annunciarlo il sindaco Piero Fassino la cui linea strategica è sempre più chiara in tema di finanza comunale: tasse, tasse e ancora tasse.
Eppure l'alternativa c'è: affamare la macchina burocratica. Smettere con gli affidamenti diretti ai soliti noti ed evitare gli stipendifici, le avventure nelle note partecipate in eterno passivo, i tavoli politically correct ma iper-gettonati che alla fine non decidono alcunchè e infine mettere un freno alla marea di consulenze e collaborazioni che spesso viaggiano su criteri di appartenenza più che competenza.
Il primo cittadino di Torino però preferisce continuare con l'andazzo dei suoi predecessori in termini di spesa e quindi i soldi da qualche parte li dovrà ben trovare. E visto che un Ente pubblico e una coalizione politica non possono rapinare una banca (ma da ieri secondo la magistratura possono tranquillamente tentare la scalata visto la grottesca storia di Unipol N.d.R.) ecco servito l'ennesimo balzello: la tassa di soggiorno che secondo delle prime stime frutterà al Comune circa 10milioni di euro, praticamente l'equivalente dei dividendi che il Comune non riceverà più con la cessione del 40% delle sue partecipazioni in Gtt, Amiat e Trm che ha annunciato ieri.
Molti i contro e pochi i pro verso questa scelta. Da un lato infatti come fronteggiare le legittime lamentele da parte dei clienti? E come comportarsi con gli ospiti che magari non prenotando direttamente in hotel, ma attraverso un’OTA o un’agenzia di viaggio, dove non sono stati messi al corrente o non hanno visto che c’è una tassa aggiuntiva da pagare? In più di fatto la tassa di soggiorno si rivela un forte disincentivo per i turisti, specie per chi ha in programma soggiorni lunghi. Soggiornare in un hotel 3 stelle a Torino per una settimana significherà una spesa in più di 21 € a persona, in un 5 stelle 35 € a persona, somme che per molte famiglie non sono irrisorie. Senza le regole governative peraltro, la questione della destinazione di tali entrare resta lasciata al buon cuore dei sindaci e l’esperienza mostra che anche altre entrate, vincolate in maniera più netta, sono in realtà finite a coprire le voci di bilancio più diverse, senza alcun controllo reale (basta ricordare le multe, che dovrebbero finanziare la sicurezza stradale).
L'unico pro è che senza tassa di soggiorno la voce ‘turismo’ soccomberà a furor di popolo e di politica, perché nessuno riuscirà mai a sostenere che una promozione turistica è più importante di un asilo nido o del welfare. Ma siamo certi che non ci siano voci di spreco che potrebbero ancora essere tagliate dai bilanci comunali?
di Marco Fontana