Sanzioni USA inefficaci e controproducenti: lo dice pure Washington Post
Decenni di sanzioni USA, oggi applicate in un crescendo quasi autocelebrativo, non hanno prodotto alcun risultato significativo. Non lo dicono i nemici di Washington, bensì i commentatori americani. L’analisi dei fatti non è difficile da svolgere: basta vedere come a Cuba e in Siria i rispettivi regimi siano ancora al potere, nonostante crisi umanitarie e sanguinosi conflitti interni, mentre l’Iran e la Russia si rinforzano e creare alleanze più forti.
Ma è interessante capire le dinamiche del sistema sanzionatorio soprattutto sul piano interno, che spesso sfugge all’opinione pubblica. Un’analisi dello Washington Post rivela i dissidi fra Dipartimento del Tesoro e amministrazioni presidenziali, e pure nelle stesse Agenzie nazionali vi sono critiche e scontri di un’ampiezza insospettabile. In particolare, le sanzioni degli ultimi anni hanno fatto arrabbiare gli alleati europei e hanno mandato in confusione banche e aziende.
E intanto i funzionari dello Office of Foreign Assets Control (OFAC) non riescono a far fronte a tutte le richieste di chiarimento e di aiuto degli stessi operatori americani, così alcuni preferiscono lasciare e dedicarsi a remunerative consulenze private. Su questo sfondo resta ancora in piedi la mentalità distorta del sanzionare praticamente chiunque, senza considerare i danni collaterali che si infrangono sulla stessa economia americana.
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