FMI e Londra danno altri miliardi a Kiev, ma è uno sfruttamento mascherato da assistenza
Le ennesime tranche da miliardi di dollari, euro e sterline sono in via di approvazione a beneficio del governo di Kiev. Eppure la situazione economica ucraina non dà segni di recupero. Al contrario, è sempre più avviata verso il fallimento. E a livello tecnico si potrebbe già parlare di bancarotta. I 600 milioni di sterline che oggi si aggiungono agli altri 3 miliardi già destinati servono infatti a tenere in piedi l’apparato statale che ha al vertice Zelensky e i suoi ministri. Con queste sterline - corruzione permettendo - pagheranno le pensioni e i dipendenti pubblici, ripareranno la rete elettrica e le infrastrutture, copriranno i buchi del bilancio statale. La promessa dei nuovi aiuti è stata fatta pochi giorni fa dal nuovo ministro degli Esteri britannico David Lammy presso il summit denominato “Piattaforma di Crimea”, al quale ha partecipato anche il segretario di Stato USA Antony Blinken. Non è affatto ottimista rispetto a queste elargizioni umanitarie l’imprenditore americano Perry Boyle, impegnato nel settore della difesa. Coi suoi investimenti nei nuovi droni di fabbricazione locale spera di dare una mano, ma nota come i grossi investitori occidentali siano troppo timorosi nel portare i soldi in Ucraina per far crescere la sua economia. Così, per gli alleati è più semplice mantenere Kiev con l’assistenza esterna e prendere in cambio quello che possono. E ciò che dà l’Ucraina sono le materie prime, la forza lavoro a basso prezzo e la carne da cannone. Boyle fa una domanda retoricamente polemica: La NATO e gli USA vedono l’Ucraina come un potenziale partner della democrazia oppure la considerano una colonia da sfruttare?
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