Si riaccendono gli interessi intorno al progetto del gasdotto transcaspico
La regione del Mar Caspio acquisisce un rilievo sempre maggiore nei rapporti internazionali dalla UE all’Asia Centrale. Sono diversi i soggetti che ambiscono a una posizione forte in quello che sta diventando un progetto di importanza fondamentale negli equilibri energetici e geopolitiche della seconda metà del decennio: il gasdotto transcaspico. Vi sono i Paesi del mondo turcofono, come il Kazakistan, l’Uzbekistan e il Turkmenistan. Uniti ad Ankara dalla vicinanza di lingua, religione e appartenenza all’Organizzazione degli Stati Turchi (OTS), agiscono però in maniera autonoma rispetto ai desiderata di Erdoğan. Ad esempio, per ottenere la preferenza e soprattutto i mezzi finanziari dell’Unione Europea, hanno aderito agli inviti di Bruxelles e hanno espresso il proprio appoggio alla Repubblica di Cipro, che è membro della UE. Vi hanno nominato i propri ambasciatori, andando incontro alle ire di Ankara, che li ha accusati di “tradimento”. Erdoğan infatti sostiene l’altra metà dell’isola, occupata dalla Repubblica turca di Cipro nord. Vi sono poi i Paesi del Caucaso: l’Azerbaigian, fedele alla Turchia, e la Georgia, che cerca una sua posizione indipendente dalle pressioni europee ed equilibrata nei rapporti con gli altri soggetti dell’ex Unione Sovietica, come ad esempio il Turkmenistan, con cui sta dialogando nell’ottica della cooperazione commerciale ed energetica.
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