Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
07 novembre 2011

Se Berlusconi cade è perchè silurato dai poteri forti

Se il Governo Berlusconi dovesse cadere o il presidente del Consiglio decidesse di dimettersi, ciò sarebbe causato da quei "Poteri Forti" che fino ad oggi si sono sempre schierati contro le grandi riforme del Paese e dei quali i cittadini dovrebbero diffidare come il peggiore di tutti i mali perchè quando si sono organizzati in cartello (come in questo momento sta accadendo) sono stati mossi solo ed esclusivamente dalle ragioni del proprio portafoglio.

Il clima da piazza Loreto che si sta disegnando attorno alla figura di Silvio Berlusconi in queste ore è realmente agghiacciante. Utilizzo la parola agghicciante perchè da un lato le dichiarazioni che si rincorrono da parte degli onorevoli delle opposizioni sono quelle che normalmente verrebbero dedicate per parlare della caduta di un dittatore e non di una normale dialettica parlamentare (Italia dei Valori è arrivata a richiedere l'esproprio proletario dei soldi della famiglia Berlusconi), e perchè dall'altro le tragiche notizie economiche che circolano sui giornali non lasciano spazio all'unica riflessione che meriterebbero: l'Italia è vittima di una speculazione da parte di grandi gruppi finanziari che vogliono distruggere l'attuale Premier e con esso il Paese.

Vorrei partire proprio da quest'ultimo punto. Una semplice riflessione: come fa la borsa a calare drasticamente di alcuni punti percentuali dopo che il premier afferma che non si dimetterà? Una reazione così immediata e repentina può essere figlia esclusivamente delle scelte di grandi detentori di pacchetti azionari, gli unici depositari di numeri così alti da far crollare di colpo una Borsa. Qui non si tratta della sfiducia dei piccoli risparmiatori, che si registra in ore e non minuti, ma dell'opera di sciacallaggio che gruppi nazionali e internazionali stanno mettendo in atto contro l'Italia da alcune settimane a questa parte. Una situazione che dovrebbe essere condannata unanimamente da parte di tutte le forze politiche e che invece trova il compiacente plauso delle opposizioni. E a suffragare questa tesi sono le continue dichiarazioni che in queste ore sta battendo Ansa di personaggi come Bernabè, Collanino, Passera, Montezemolo, Della Valle: esponenti proprio di quella politica dei poteri forti che è uno dei principali artefici della crisi economica italiana e che ha portato con la loro amministrazione nelle più grandi aziende italiane al fallimento del made in Italy in Italia.

Sarebbe interessante aprire una riflessione oggi su tutti questi mezz'uomini che, di punto in bianco, si ergono a salvatori della Patria contro il nemico Berlusconi. Perchè i grandi gruppi editoriali non avviano un'attenta analisi sul loro operato dove lavorano? Su quante posizioni hanno fatto perdere alle aziende che governavano? Una domanda che bisognerebbe porsi è a questi soggetti che vogliamo lasciare il governo del Paese?

Oggi è in movimento contro il presidente del Consiglio una campagna di deligittimazione senza precedenti. Una campagna internazionale che grazie alla collaborazione delle sinsitre europee muove anche i grandi gruppi editoriali accarezzando da un lato le miopi minoranze parlamentari e dall'altro affondando il nostro Paese. Come definire diversamente le vignette contro il Premier italiano comparse oggi su tre quotidiani inglesi? La solita opera di sciacallaggio che però ha un unico obiettivo attaccare l'Italia. Un Paese che non ha nulla a che invidiare ad una Francia il cui rapporto deficit/Pil oggi è al 7,1% contro  il 4,6% dell'Italia ma che invece per i detrattori nostrani di Berlusconi dovrebbe supinamente sottostare all'asse Francia-Germania.

La realtà dei fatti è che non è Berlusconi ad essere irresponsabile nel non dimettersi, ma lo è chi eletto con una casacca oggi la cambia per opportunismo senza dire perchè aderisce ad un nuovo gruppo. In particolare dicendo con trasparenza quale programma l'ha convinto. Se oggi il centrodestra non sa che cosa fare per la crisi economica, come affermano i detrattori, mi chiedo quale sia la concorrente e illuminata idea programmatica della controparte. Ha ragione Obama a dire che il problema non sono i governanti, ma il trovare la condivisione di un programma serio e condiviso e  su quali sacrifici compiere per risanare i conti.  Perchè se i soldi oggi non ci sono per il governo Berlusconi, dove li troveranno i vari Casini, Rutelli, Fini, Bersani che hanno fatto della spesa pubblica lo strumento per sostenere il proprio bacino elettorale quando governavano?

di Marco Fontana 

 

 

 

 

 

 

 

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