Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
21 novembre 2011

Toh, adesso tutti dicono che è colpa dell’euro

Quando nelle crisi si arriva al momento delle decisioni ecco che, come per magia, spariscono le cortine di fumo e di falsità che la nostra informazione malata ci ha somministrato in dosi massicce.

Scopriamo per esempio in questi giorni, per la prima volta, che l’intoccabile euro ha qualche «piccolo» problemino e che, guarda un po’, questi difettucci sono strutturali e non hanno nulla a che fare né con l’Italia, con i suoi fino ad ora normalissimi conti pubblici, né con la presenza o meno al governo di Silvio Berlusconi. Quando un mese fa l’ex premier, intervenendo agli Stati generali del commercio estero disse: «l’euro è una moneta strana, che non convince perché non ha una banca di riferimento e delle garanzie» ci fu una levata di scudi impressionante: «irresponsabile», «folle», «ci porta a fondo», furono i commenti più generosi.

Dal Pd quello che tuonava più forte era Enrico Letta: «Non è l’euro, è solo l’Italia ad essere in crisi, perché lui, il presidente del Consiglio, non è più in grado di convincere nessuno». Letta poi probabilmente mandò un fogliettino dei suoi all’allora semplice editorialista del Corriere Mario Monti che sparò sul quotidiano di via Solferino un articolo che conteneva bacchettate a iosa nei confronti di Berlusconi, specificando che l’euro non aveva alcun problema, che «a parte un certo (sic!) rialzo dei prezzi al momento della sua introduzione, la strana moneta euro rispetto alla nostrana lira ci ha portato negli ultimi anni un’inflazione ben più bassa». Domanda valida ancora adesso che il Professore è salito a più alti uffici: che ce ne facciamo dell’inflazione bassa se il sistema dovesse saltare in aria? Niente da dire sul difetto dell’eurodebito? Ci ha forse mai portato vicino al fallimento la lira? I nostri titoli di Stato sono mai stati considerati «a rischio» prima dell’euro? Ha dato un’occhiata a quanto si sia spalancata la forbice della nostra produzione industriale rispetto alla Germania dall’introduzione della moneta unica? Il problema è che queste domande, da un anno a questa parte (con la lodevole eccezione della voce isolata di Alessandro Penati su Repubblica), erano merce quasi esclusiva del Giornale. Adesso che la cortina fumogena dell’«è colpa di Berlusconi» si è dissipata, ecco che i difetti dell’euro fioriscono.

Ecco che ieri Ferruccio de Bortoli dall’Aspen di Firenze scrive su Twitter che «va stampata moneta, in qualche forma, come fanno le altre banche centrali ma non la Bce». Ma va? Ma fino a ieri non era forse colpa di Berlusconi? Meglio tardi che mai ci siamo accorti che il difetto dell’eurodebito sta proprio nella mancanza di garanzia da parte della Banca centrale? In effetti sul Giornale si poteva leggere che «bisognava consentire alla Bce di assumersi in modo diretto o indiretto (via eurobond) la garanzia totale del debito europeo, se necessario stampando soldi e svalutando», ed era il 2 agosto. Sul Corriere lo scoprono ora, prima era meglio far dare lezioncine da Monti anche quando Berlusconi dichiarava la verità. Oggi scopriamo anche che gli eurobond (posto che siano garantiti da Bce), da tempo invocati dal governo italiano, sono oggetto di un progetto «di salvezza» da parte della commissione Ue anticipato dall’agenzia France Presse e che potrebbe essere una mossa decisiva per ridare fiducia ai mercati.

Il coro, ora che il risultato di «staccare la spina» al governo è stato ottenuto, è diventato numeroso e qualificato: largo infatti alle dichiarazioni del Nobel Paul Krugman che, anche pochi giorni prima delle «folli» dichiarazioni di Berlusconi sui difetti dell’eurozona, affermava sul New York Times che senza garanzia di monetizzazione del debito «il destino dell’euro sembra segnato». Spazio ieri su la Stampa per l’economista Jacques Attali che ricorda che «c’è tempo fino alla fine dell’anno poi se non ci sarà intervento Bce o lancio degli eurobond l’euro esploderà e sarà il caos.

Per tutti». Ohibò, Berlusconi era stato molto moderato al confronto. Mai vista una presa di coscienza così immediata da parte dell’informazione italiana, sono bastati pochi giorni e la crisi è miracolosamente diventata globale e colpa di clamorosi difetti nella costruzione dell’euro. Prima guai a chi fiatava.

da IL GIORNALE - di Claudio Borghi

 

 

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