Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
10 dicembre 2011

Tutta colpa di Berlusconi. Criticare il governo precedente è prassi, esagerare no

Quando cade un governo è normale che se ne dica il peggio. I partiti che erano all’opposizione non possono smentire tutto ciò che hanno detto fino a quel momento e hanno tutto l’interesse a scaricare su altri le difficoltà che si trovano ad affrontare. La prassi è costante.
Ma, per amore della verità, è il caso di vedere se siano giustificate due accuse correnti, che troviamo riassunte nell’intervista di oggi a Massimo  D’Alema: “Nel 2008 noi abbiamo lasciato il debito pubblico al 103,2, la percentuale più bassa degli ultimi vent’anni. Lo Spread era a quota 32. E queste sono cifre, non opinioni. Certo, c’è stata la crisi, ma questo non basta a giustificare i dati di oggi. Se la crisi fosse stata affrontata e non negata, saremmo in una situazione diversa dall’attuale”. Berlusconi “per tre anni ha fatto finta che la crisi non esistesse”.  “Bisogna rendersi conto che eravamo arrivati a un punto di non ritorno grazie a Berlusconi”.  Innanzi tutto va notato che, se il debito pubblico alla fine del governo Prodi era al 104% del pil ed è attualmente al 119%, nel 2001 (gov. Amato-Berlusconi) il rapporto era al 108,8%; negli anni successivi (governo Berlusconi) al 105,7%, 104,4%, 103,9%, 105,9%. E queste sono cifre, non opinioni, come pare si dica. Dal 2008 (è l’anno in cui è scoppiata la grande crisi economica mondiale) il debito è aumentato fino all’attuale 119%. Quella classe dirigente era intelligente prima del 2008 e poi è diventata scema?

Va poi ricordato che l’incremento del debito non dipende soltanto da un aumento del deficit, ma anche dal rapporto col prodotto interno lordo. Se questo (il denominatore) si abbassa, la percentuale del debito sul pil (il numeratore) aumenta anche a somma totale costante del debito.

Lo spread era a quota 32, dice ancora D’Alema. Tanto di cappello. Ma l’Italia non era diversa da ciò che è oggi. Anche se ora siamo in recessione e allora no, la differenza è che l’euro sembrava solidissimo e i mercati non facevano caso al debito italiano. Ora la situazione debitoria italiana è invariata ma essi dubitano perfino che si possano pagare gli interessi (anche col governo Monti). Le Borse sono emotive: e si può dimostrare con un esempio che non ci riguarda.

Per anni ed anni negli Stati Uniti i mutui sono stati concessi facilmente. Un prestito per acquistare la casa si concedeva praticamente a chiunque. Tutti dunque si indebitavano, incluse le banche che sborsavano quel denaro, ma tutti sembravano felici. Eppure i mercati avrebbero dovuto chiedersi: e se ci fosse un rallentamento dell’economia? E se molti non potessero pagare le rate dei mutui? E se le banche fossero costrette a riprendersi molte case e a cercare di rivenderle, i loro prezzi non crollerebbero? E se tutti cominciassero a temere il peggio, non si potrebbe provocare una crisi nazionale? È esattamente quello che è avvenuto: i guasti dei subprime (2006-2007) hanno innescato una crisi generale, prima negli Stati Uniti e poi in Europa (2008).

Domanda: come mai tutto questo nel 2006-2007, non prima, non dopo? Non c’erano tutti i presupposti per identificare la bolla immobiliare, prima che scoppiasse? Ma le Borse  – e le famose agenzie di rating, che non hanno visto più lontano del loro naso – ragionano così. Il giorno prima la Lehman Brothers è una delle maggiori banche mondiali, il giorno dopo fallisce.

Questo spiega anche l’impennarsi della differenza dei tassi d’interesse con la Germania. Il fardello del debito pubblico sull’economia italiana è di dimensioni strabilianti da decenni. È vero, in tre anni è passato dal 108 al 119% del pil, ma è solo un aumento del 10%. Solo che prima i mercati non si preoccupavano, ora invece l’intera Europa cerca di evitare che scoppi l’euro, non l’Italia. E figurarsi quanto importa chi sia il nostro Primo Ministro.

L’altra accusa è che il governo ha nascosto la crisi e non ha fatto nulla per evitarla. Qui le risposte si sprecano. Per prima cosa, ogni governo ha il dovere di predicare l’ottimismo. Poi Tremonti e Berlusconi non hanno finto che fosse stato eliminato il debito pubblico e non hanno negato la crisi mondiale, hanno solo detto che avevamo i conti in ordine: e hanno parlato di sostanziale pareggio di bilancio, al netto degli interessi per il debito. Infatti il nostro bilancio è stato migliore di quello della Francia. Hanno parlato di solidità delle banche italiane e infatti esse non sono mai state in pericolo. Infine chiediamoci: il governo Berlusconi avrebbe potuto reintrodurre l’Ici, bloccare la rivalutazione delle pensioni da mille euro al mese, aumentare il prezzo della benzina? Come avrebbe reagito il Pd, come avrebbe reagito l’Idv, come avrebbe reagito la piazza, come avrebbe reagito D’Alema?

Senza dire che queste misure, essendo recessive, forse non sono quelle giuste. Berlusconi avrebbe invece dovuto licenziare molti dirigenti pubblici (l’ha fatto la Grecia), riformare il mercato del lavoro, eliminare il contratto nazionale, rendere possibili i licenziamenti... E come avrebbe reagito il Pd, come avrebbe reagito l’Idv, come avrebbe reagito la piazza, come avrebbe reagito D’Alema?

Criticare il governo precedente è prassi, esagerare no.

 

da Il Legno Storto di Gianni Pardo

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