Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
13 dicembre 2011

Il Time incorona Marchionne come salvatore dell'auto. Ma a Torino gli effetti non si vedono

Farà discutere la scelta del 'Time' di indicare Sergio Marchionne come "l'uomo che ha salvato l'industria dell'auto". Se, infatti, questo può essere in parte vero negli States, dove la Fiat ha preso per i capelli la Chrysler salvandola dalla bancarotta grazie però ad una cospicua iniezione finanziaria da parte del presidente Obama; altrettanto successo non può essere registrato in Italia. Torino in primis dove non solo non sono stati creati migliaia di posti di lavoro come a Detroit, ma addirittura si attendono ancora gli investimenti promessi oltre due anni fa con il progetto Fabbrica Italia. Un ritardo che sta costringendo numerose aziende dell'indotto a chiudere, lasciando sul lastrico centinaia di famiglie piemontesi.

Il Time, come sempre molto generoso con gli italiani solo quando essi portano benefici al mondo anglosassone, addirittura paragona l'ad di Fiat a Steve Jobs, affermando che possiede "lo stesso dono di mettere assolutamente a fuoco i problemi". E, infatti, che Marchionne abbia ben presenti i problemi di Fiat è chiaro, vista la sua agilità e il suo cinismo nello spostare le produzioni in tutti quei mercati emergenti dove maggiore è la speculazione sui diritti dei lavoratori oppure in quegli Stati che hanno ancora la possibilità di sostenere finanziariamente il mercato privato, così come avvenuto negli Usa. 

E' un peccato che il Time abbia perso l'occasione per utilizzare quello stesso richiamo etico che brandiva come una clava contro Berlusconi anche per Marchionne. Forse l'ad di Fiat non ha un dovere morale nei confronti dell'azienda italiana che più ha beneficiato negli ultimi cento anni di storia del nostro Paese di aiuti di Stato? Un'impresa che non ha mai avuto scrupoli a scaricare sugli ammortizzatori sociali i suoi esuberi nei momenti di crisi? Una modalità operativa che forse qualche dovere morale dovrebbe suscitare nella dirigenza Fiat e in quel giornalismo becero e interessato di cui il Time è il degno esempio.

di Marco Fontana

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