Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
15 gennaio 2012

Fiumi di soldi per le Circoscrizioni

I dipendenti pubblici decentrati nelle Circoscrizioni nel 2012 costeranno ai torinesi 38milioni di euro e saranno 1.845, un vero e proprio esercito. Nulla di male si intende, visto che molti di questi funzionari sono impiegati in servizi di sportello o adibiti alle politiche sociali, ma un problema economico esiste: con il nuovo anno, dopo l’ennesimo taglio della Giunta Fassino dovuto alla Manovra lacrime e sangue di Mario Monti, questi signori saranno chiamati a gestire poco meno di 9 milioni di euro per le azioni amministrative che i cittadini legittimamente si aspettano. Una domanda quindi nasce spontanea: quale azienda italiana si permetterebbe di pagare i propri dipendenti quattro volte il suo fatturato? Nessuna, tranne il Comune di Torino che ostinandosi a non voler assumersi l’onere politico di staccare la spina ai parlamentini locali, mantiene in piedi una pletorica macchina burocratica dove però i conti non tornano da un pezzo e dove qualsiasi privato avrebbe già sventolato bandiera bianca da un pezzo.

È comprensibile e in certo qual modo commovente che il centrosinistra, dopo anni sulle barricate per offrire dignità e riconoscimento politico ai Consigli di Quartiere, non voglia gettare la spugna. Ma osservare 38 milioni di euro di stipendi pagati per gestirne appena è veramente un pugno nello stomaco per qualunque cittadino, anche il più scafato. Un pugno nello stomaco che diventa un montante da k.o. pensando poi alla raffica di rincari e sacrifici che gli italiani saranno obbligati ad affrontare con la messa a regime della Manovra Salva Italia, una manovra che penalizza fortemente gli Enti locali i quali pensavano che nessuno li avrebbe potuti spremere più dell’ex governo Berlusconi e che invece oggi, nel loro silenzio assordante, si trovano chiamati a riduzioni ancora più pesanti e norme di bilancio ancora più stringenti.

Quello che più spaventa però è che l’assessore al Bilancio Gianguido Passoni, raggiunto dal Giornale del Piemonte la scorsa settimana, abbia affermato che non esiste alcun limite di riduzione al loro bilancio tale da portare alla loro chiusura. Questo suo afflato di fede per i parlamenti locali torinesi lascia perplessi visto i numeri in gioco e che la sua fede si ferma puntualmente quando lui stesso è chiamato a dover far quadrare i conti in rosso del Comune di Torino: anche quest’anno le Circoscrizioni sono l’ente più penalizzato nei tagli, un 20% contro un 15% generale dell’Ente. E tutto questo alla faccia dell’importanza dei parlamentini locali.

E pensare che sono numerosi gli elementi di riflessioni che potrebbero contribuire ad un risparmio per i contribuenti: in primo luogo c’è da domandarsi se sia opportuno che per ogni circoscrizione sia prevista la presenza di due dirigenti (venti in totale)? Non sarebbe sufficiente prevedere esclusivamente la figura del direttore per gestire un personale che si aggira all’incirca sulle 200 unità? Oggi i direttori delle Circoscrizioni contano su un reddito che si aggira tra i 90mila e i 98mila euro lordi all’anno, i semplici dirigenti tra i 71mila e i 75mila euro. Una razionalizzazione in tal senso porterebbe certamente ad un risparmio E poi al netto dei dipendenti occupati nel Settore Sociale, sono indispensabili 800 dipendenti pubblici (che costano circa 15milioni di euro all’anno) al servizio dell’apparato politico-amministrativo? Sia ben chiaro nessuno mette in dubbio la loro professionalità, la questione è un’altra: essi sono chiamati a gestire appena 9milioni di euro. Una situazione intollerabile che potrebbe essere risolta facilmente con maggiori funzioni e trasferimenti di risorse da parte del Comune di Torino.
Un esempio però può chiarire lo scandalo della situazione torinese, che la Giunta Fassino cerca di far passare sotto traccia: il Comune di Borgaro Torinese conta su 50 dipendenti (per un costo pari a circa 1milione e 800mila euro) ma gestisce un bilancio di 14milioni di euro. Ora se è sicuramente vero che il numero di abitanti è nettamente differente è però anche vero che è completamente diverso la quantità di risorse che i dipendenti pubblici sono chiamati a gestire.

Questi numeri dovrebbero offrire l’occasione per aprire un serio dibattito sul futuro delle Circoscrizioni: un dibattito che per una volta metta da parte la visione ideologica delle Circoscrizioni quali bancomat di consenso elettorale e che guardi invece ad un ripensamento globale dell’architettura burocratico amministrativa nella quale si articola la Città di Torino.
 

di Marco Fontana - Il Giornale del Piemonte (Inchiesta Parte III)

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