Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
03 aprile 2012

Tasse comunali col referendum, decidano i cittadini

Costerà 230 euro a testa la manovra di Piero Fassino per raddrizzare i conti del Comune di Torino. Un vero e proprio salasso dovuto alla lievitazione delle tariffe per l’Imu (siamo la capitale italiana per rincaro sulla prima casa), all’aumento dell’addizionale Irpef, dall’ampliamento delle zone a strisce blu e all’innalzamento della tassa sull’occupazione del suolo pubblico. I 230 euro a testa non comprendono il raddoppio delle tariffe per le strisce blu, la correzione delle multe e i ritocchi sui biglietti per i mezzi pubblici: aggiustamenti che potrebbero portare a 300 l’amaro calice che i torinesi dovranno bere alla salute dell’erario sabaudo. Un sacrificio che pare peraltro non sia neppure sufficiente a quadrare definitivamente il bilancio, visto che comunque mancherebbero ancora all’appello 50 milioni di euro per equilibrare le casse torinesi. 

Ora c’è realmente da domandarsi, a prescindere dal colore politico della amministrazione locale che amministra Torino se in un momento quale quello attuale, dove la stretta nazionale domanda ai cittadini dei sacrifici fuori dall’ordinario, ci si devono mettere anche i Comuni a stringere il cappio attorno ai contribuenti. È sufficiente una passeggiata per il centro di Torino per vedere serpeggiare drammaticamente la recessione: serrande abbassate e negozi vuoti. Ancor di più basta fare un giro la domenica nei centri per i senzatetto e per i nuovi poveri: file mai viste si accalcano per ricevere quello che la carità cristiana e laica può loro offrire. Si iniziano a vedere sempre più numerosi anche persone all’apparenza distinte, che fino a pochi anni fa appartenevano alla piccola borghesia e che oggi sono entrati a pieno titolo sotto la soglia della povertà.

Credo che la politica locale debba aprire una seria riflessione se tutti i servizi che oggi offre ai cittadini siano realmente indispensabili. Perché non guardare a vent’anni fa e vedere cosa offriva un municipio? Non penso che allora si vivesse peggio di oggi, anzi. Sia ben chiaro non parlo dei servizi essenziali, parlo di quelli che sono nati per accrescere il consenso elettorale: sostituendosi allo stato pur di far vedere di essere sempre i primi della classe. Oggi non riusciamo a garantire buoni libro a tutti i nostri studenti in difficoltà ma ci preoccupiamo di garantire il wi-fi gratis di fronte a Porta Nuova. Non sarebbe forse meglio lasciare ai cittadini decidere come spendere i propri soldi? Meno Comune, meno tasse, più libertà di scelta da parte dei torinesi.

Una provocazione, visto l’ormai imminente, costoso e inutile referendum regionale sulla caccia: una volta ultimato l’elenco dei servizi che vent’anni fa il Comune di Torino non offriva, perché non lanciare un referendum domandando ai cittadini se sarebbero pronti a pagare 300 euro di balzelli in più a testa per garantirsi quei servizi che oggi sono loro offerti? Sarebbe un salto culturale non indifferente, lasciare al contribuente decidere fino a dove deve intervenire l’amministrazione locale.

di Marco Fontana - pubblicato su Il Giornale del Piemonte

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