Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
12 luglio 2012

Finita la pantomima della De Tomaso

La magistratura torinese ha messo finalmente la parola fine alla grottesca pantomima della De Tomaso e della scalcinata "dinastia" Rossignolo, Gian Mario Rossignolo da questa mattina è agli arresti domiciliari. Una storia roccambolesca che andava avanti da troppo tempo e dove, fino ad oggi, l'unica grande assente era proprio la Procura della Repubblica.

Fosse stato per i lavoratori, Rossignolo sarebbe agli arresti domiciliari già da diversi mesi: negli ultimi due anni ne avevano viste troppe. Da mesi molti di loro non percepivano lo stipendio, nei mesi invernali avevano dovuto lavorare al freddo e al gelo perché la direzione aveva spento il riscaldamento nello stabilimento, nell'ultimo periodo avevano assistito ai pignoramenti per i mancati pagamenti dei fornitori e avevano fatto corsi sulla sicurezza giustificati dall'azienda per riqualificazione del personale, l'ennesima truffa per accaparrarsi i soldi dell'Unione europea sulla formazione. Insomma loro la pazienza l'avevano persa da un pezzo, stritolati da un lato dai mutui da pagare, dall'altro dalla paura per il proprio futuro lavorativo.

Questo finale poteva arrivare prima? Sì se parte del sindacato, Fiom in questo caso, non avesse tenuto corda per lungo tempo ad imprenditore spregiudicato. Un cognome, quello di Rossignolo, peraltro pesante visto che vi erano stati dei precedenti di mala-gestio da parte di questo individuo (vicenda Isotta Fraschini) e che avrebbe dovuto far alzare le antenne ad una sigla sindacale sempre molto attenta a fare le pulci agli imprenditori. Ma forse questa volta l'imprenditore era guardato come un amico, essendo stato cooptato dalla precedente Giunta Regionale, a guida della presidente Mercedes Bresso per salvare a fini elettorali e in prossimità della competizione elettorale 900 posti. Si sa 900 voti fanno sempre comodo. A pensar male si sa si fa peccato ma spesso ci si azzecca.

Ancora due mesi fa Airaudo e Bellono, "kapo" della Fiom, lanciavano strali contro la Regione invece di prendersela con chi realmente affamava i loro rappresentati. Una vicenda paradossale dove per due anni l'assessore al Lavoro del Piemonte, Claudia Porchietto, ha dovuto sostenere da sola gli interessi dei lavoratori: unica ad avere la lucidità per bollare come panzane le promesse che di giorno in giorno Gian Mario Rossignolo vendeva in modo spregiudicato ai media. Qualcuno oggi dovrebbe chiedere scusa alla Porchietto che ha avuto l'unica colpa di avere ragione. Una storia alla quale la Porchietto sembra abbonata: visto che anche sul consorzio di formazione professionale Csea era l'unica a chiedere ragguagli su una gestione poco chiara dei vertici dell'azienda (anche in questo caso i libri di Csea sono finiti in Tribunale). Cambiano gli attori ma il finale è sempre lo stesso.

C'è da domandarsi se la magistratura non sarebbe dovuta intervenire prima. Quanti danni in più sono stati creati a causa della cautela della Procura? Quanti acquirenti sono sfumati aspettando che qualcuno si decidesse a dire stop alle azioni di un uomo senza onore? Ai posteri l'ardua sentenza.

di Marco Fontana

 

 

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