Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
09 agosto 2012

Al rientro dalle ferie si faranno i conti con le serrande abbassate

Il ritorno dalla pausa estiva segna anche il tempo di bilanci sul mercato del lavoro, sull’andamento dell’occupazione, su quante imprese e attività hanno resistito alla crisi. Il quadro che abbiamo lasciato ad agosto non è dei migliori. Nel I trimestre in Piemonte si è registrato un sensibile aumento delle persone in cerca di occupazione (+25mila unità), arrivando a 184mila in totale esattamente il doppio del periodo pre-crisi. Un giovane su quattro è disoccupato e si è ampliato il divario di genere, cioè tra disoccupazione maschile e femminile: +3%. Numeri tragici se si pensa che a farne le spese sono i soggetti più deboli della nostra società: i giovani e le donne (un capitolo a parte meriterebbero gli esodati che sono stati trattati dalla politica nazionale e dal Governo come dei cittadini di serie B in piena contraddizione con i principi costituzionali di eguaglianza). Tutti i numeri sopraccitati ci condannano a rappresentare il triste primato di maglia nera del Nord Italia per la disoccupazione.

Come è logico che, sia ad una diminuzione della disoccupazione corrisponde anche una diminuzione del numero di aziende attive nel nostro tessuto produttivo. Tra il 2008 e il 2009, secondo l’archivio Asia il più aggiornato in materia, abbiamo perso nella nostra regione 3mila300 imprese, con una caduta verticale dei posti di lavoro pari a 39mila800 lavoratori. Preoccupante anche il quadro che ci consegnano i dati sulla cassa in deroga e straordinaria: 3.676 imprese ne hanno fatto richiesta per un totale di 58mila lavoratori interessati. Se prendiamo in considerazione le causali più problematiche, registriamo con preoccupazione che nei prossimi mesi, ad ammortizzatori esauriti, potremmo vedere 12mila lavoratori perdere il proprio posto di lavoro.

In un contesto del genere l’Ente locale può fare poco, anzi pochissimo. Oggi in discussione non è il nostro singolo territorio ma il nostro sistema Paese. Il governo pare non accorgersene, troppo impegnato a cercare di fare i compitini europei e ricevere una pacca sulla spalla per gli sforzi fatti. Sono pari a zero le politiche fiscali e quelle industriali: unici strumenti per invertire concretamente la iattura della delocalizzazione. Ma ancora di più la scomparsa della media-grande azienda: una tendenza che rischia di portarsi dietro tutto gli indotti di pmi ad essa legata. Negli ultimi anni, complice anche la crisi, il Piemonte ha affinato la propria capacità di fare rete, di lavorare sinergicamente al di là degli steccati ideologici e alle posizioni di parte, ma soprattutto ha saputo attivare tutta una serie di misure tampone per riuscire ad aumentare l’appetibilità della nostra terra per nuovi investitori. Il gap però che paghiamo nei confronti dei competitor stranieri è troppo elevata per le casse regionali o provinciali o comunali. In una terra di trasformazione come la nostra, priva di materie prime e orfana delle passate svalutazioni monetarie, sono necessari interventi strategici e terapie shock che ci riconsegnino una competitività aggressiva o perlomeno ingenti investimenti su ricerca, innovazione e sviluppo, una delle ultime nicchie di produzione sulla quale l’Italia può ancora essere leader nel mondo. 

Se non daremo seguito a questa esigenza a livello nazionale, gli enti locali sono condannati insieme alle parti sociali alla continua rincorsa delle emergenze e ad un tamponare situazioni che invece dovrebbero essere affrontate alla radice. La Regione Piemonte ha attivato misure di politiche attive che stanno danno risultati importanti: da un lato il bando per l’acquisizione di aziende in crisi che dai primi dati in nostro possesso permetterà tra settembre e ottobre di vedere salvati oltre 400 posti di lavoro. Dall’altro con gli interventi di Riattivo, che abbiamo messo a bando grazie alle risorse dell’ex Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, abbiamo già rioccupato oltre 300 lavoratori. Numeri importanti, che ci pongono al primo posto come Regione per abilità di salvataggi, ma che se raffrontati ai dati della crisi rischiano di essere una goccia nel mare. Per questo non mancherò mai di lanciare un appello al Governo Monti e in particolare al ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, affinché si affronti in modo sistemico il futuro industriale del nostro Paese. E’ necessario disegnare una strategia di medio lungo termine, altrimenti siamo condannati a diventare un Paese di convergenza.

di Marco Fontana

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