Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
04 gennaio 2013

Saviano il problema dell'Italia è l'omerta intellettuale di parte

Il morbo che assorbe irrimediabilmente l’intelligenza di Roberto Saviano è ormai patologica. Lo dimostra il suo editoriale, a tratti delirante, pubblicato oggi da l’Espresso. Leggendolo non si può infatti che constatare come lo scrittore campano soffra di una forma acuta e cronicizzata della sindrome di Stoccolma. Una sindrome che lo rende compiacente ostaggio della sua ostilità gridata in punta di penna verso il centrodestra e in particolare verso il loro “leader se ancora lo è” Berlusconi. Una realtà dantesca, quella che lui si prefigura, dove tutti i mali ruotano attorno ad un’unica persona e dove lui resta l’ultimo inesauribile baluardo e martire della libertà.

Oggi, dalle pagine del settimanale militante del gruppo De Benedetti, da lo sfoggio massimo di questa vera e propria malattia. Prende infatti a pretesto Mario Monti e il suo “salire in politica” per sfoggiare in quasi due terzi del suo articolo un comizio elettorale unidirezionale contro il vituperato Faust della politica italiana, il presidente B. Nel suo articolo: confonde epoche (il problema dei rifiuti campani è nato durante il governo Prodi); simula una prosperità della mafia durante gli anni dei governi di centrodestra (è da tutti riconosciuto, anche dagli avversari più accaniti, come in quegli anni siano stato assicurato alla giustizia il più grande numero di boss mafiosi) e paragona alcune legittime domande giornalistiche su una sua eventuale candidatura, visto l’interessamento che proprio in quegli anni aveva dimostrato verso alcuni argomenti all’ordine del giorno della politica italiana, come un attentato alla libertà d’informazione. Libertà di stampa insomma a senso unico.

Ma il fiore all’occhiello del suo delirio è quando arriva addirittura a lanciare una forma di razzismo verbale di mussoliniana memoria: Berlusconi non doveva utilizzare l’espressione “scendere in campo” perché così ne ha privato l’utilizzo al popolo italiano. Insomma da oggi italiani non utilizzatela più neppure quando guardate una partita di calcio.

Nel Saviano pensiero si evince come solo lui, l’antitaliano,  abbia il merito di aver assicurato agli onori della cronaca e liberato dalle catene della stampa di regime argomenti come il terremoto dell’Aquila, l’ndrangheta al Nord, i rifiuti in Campania. Anzi da oggi anche l’espressione “salire in politica” è cosa sua: Monti è avvertito gli paghi il copyright. Anche perché si sa che Saviano per meno di 80mila euro a comizio non si scomoda…

Fin qui tutto nella norma, o quasi. Ormai l’Italia dei radical chic astiosi ci ha abituato anche a forme di moratoria morale e falso perbenista peggiori di questa. Il limite che rende il fenomeno Roberto Saviano burlesco è che in quella parte marginale e residuale di editoriale dedicata all’argomento principale “Monti può veramente rappresentare una salita in politica”, l’intelletto del kamikaze campano si blocca, diventa dubbioso, lancia frasi ipotetiche: spero che Monti, sarebbe importante che Monti... Come se il curriculum di Monti (fatto di Bilderberg, Commissione Trilaterale, Goldman Sachs) non sia conosciuto da Saviano; come se Monti fosse una “verginella” alle prime armi che può godere ancora del beneficio del dubbio.

Questo fa male all’Italia: due più due fa quattro solo quando è Berlusconi l’oggetto del contendere. A seguire esiste solo omertà intellettuale in questo Paese.

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