Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
12 febbraio 2013

Elezioni, chi la spara (più grossa) le vince

È tempo di proposte сhoc in Italia: annunci elettorali roboanti che attraggono critiche, ma che pure invogliano un elettorato sempre più sfiduciato dall’incapacità di deputati e senatori.

Un’incapacità ampiamente dimostrata nell’ultimo anno e mezzo di larghe intese, dove centrodestra e centrosinistra, guidati da una élite tecnocrate, non hanno voluto o potuto traghettare il Paese fuori dalla peggiore crisi economica del dopoguerra, anzi hanno causato col ricorso a una pesante tassazione una spirale recessiva che sta ammorbando tutto il sistema produttivo dello Stivale.

Questa tendenza di annunci choc aveva visto fino a ieri l’ex premier Silvio Berlusconi come indiscusso mattatore, che al grido di “Vi restituirò sul vostro conto corrente bancario l’Imu” (l’odiata tassa sugli immobili introdotta dal presidente del Consiglio uscente Mario Monti per tenere il Bel Paese nell’UE, N.d.R.) è riuscito in poche settimane a far risalire dal 13% al 20% nei sondaggi il Popolo della Libertà.

Un recupero che ha del prodigioso se si pensa che, fino a qualche mese prima, tutti i commentatori internazionali davano per morto e sepolto il leader del centrodestra e del tutto tramontata l’esperienza del “Ventennio” berlusconiano. Ecco invece il redivivo Berlusconi irrompere nel dibattito politico e iniziare nuovamente a dettare l’agenda politica ai propri avversari, che si trovano a doverlo rincorrere quotidianamente.

Il centrosinistra, dopo due settimane di critiche feroci contro la proposta del capo del PdL, sbeffeggiato come mistificatore e incantatore di serpenti, ha deciso però di utilizzare lo stesso linguaggio: infatti anche il leader del centrosinistra Pierluigi Bersani, probabilmente sondaggi alla mano, ha optato per la propaganda choc. Qualche giorno fa ha annunciato in un’intervista radiofonica: “Dieci miliardi all’anno, per cinque anni e per un totale di 50 miliardi di euro, da impegnare per ripianare i debiti dello Stato nei confronti delle piccole e medie imprese”. Una proposta quantomeno peculiare: se non era credibile la restituzione dell’Imu - una misura che vale un gettito di 4,6 miliardi di euro all’anno - è ancora meno sostenibile un impegno di spesa di 10 miliardi annui, circa il doppio di quello lanciato da Berlusconi. Miracoli della retorica politica italiana, dove non esistono verità verificabili coi numeri, ma tutto è oggetto di letture di parte.

Sul fronte dello choc comunicativo non fa eccezione lo schieramento centrista. Il presidente uscente Mario Monti, che era stato portato alla successione di Berlusconi non dagli italiani, ma dai vertici dell’UE, dal club Bilderberg e dalla Trilaterale, sta lanciando analoghi annunci sensazionalistici. Ospite di trasmissioni tv e radio, si dice anch’egli pronto ad abbattere o rimodulare qualsiasi tassa che gli venga prospettata. Promesse veramente scioccanti, visto che fino al termine del 2012 smentiva categoricamente i suoi stessi ministri, quando si avventuravano in dichiarazioni su una piccola possibile riduzione delle imposte sulle persone fisiche.

Insomma, questa campagna elettorale preferisce parlare alla pancia degli elettori, più che tracciare vie realistiche e percorribili, che possano rilanciare un Paese in grave affanno. Un continuo gioco al rialzo a chi la spara più grossa, un modo di operare che avrebbe senso solo in un momento storico di espansione e sviluppo. Tutti gli indici economici invece mostrano un’immagine drammatica: la disoccupazione giovanile è al 36,6% e quella generale si mantiene oltre l’11%; l’imposizione fiscale sui profitti d’impresa sfiora il 70% (mentre la media europea è del 42,6%) e quella sulle famiglie è intorno al 45% (3mila 400 euro in più rispetto alla media europea). I consumi sono tornati ai livelli del 1998 e il reddito degli italiani è destinato a diminuire fino ai livelli del 1986, quando regnava ancora la lira.

In un contesto del genere, è preoccupante che nessun leader politico metta al centro della propria azione politica i rapporti dell’Italia con l’UE: è infatti chiaro come il tessuto produttivo del Paese stia diventando facile terreno di conquista per altri Stati. In particolare, lascia esterrefatti che nessun politico proponga un’agenda contenente un “fair play finanziario” almeno per quei Paesi comunitari, i quali dovrebbero riconoscere fra loro un patto di solidarietà economica che non si fermi alla moratoria dei dazi doganali.

Non è un caso che un fronte caldissimo sia quello della Germania: un Paese che grazie agli accordi sulla moneta unica può contare su mutui a tassi bassissimi. Lo scorso anno, la BCE ha calcolato che a luglio 2012 i finanziamenti erogati in Germania per importi inferiori al milione di euro e con durata compresa fra 1 e 5 anni - fattispecie tipica per le Pmi - avevano un tasso medio del 4,04%. Per le Pmi italiane lo stesso tasso era a quota 6,24%: una situazione che la “fictio” dello spread ha certamente agevolato. Oggi i carri armati sono démodé: le guerre si combattono sui mercati finanziari, a botte di indici e valutazioni rating.

di Marco Fontana - Pubblicato da La Voce della Russia

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