Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
04 marzo 2013

Liberate l’ostaggio Italia

L’Italia è ancora in ambasce. Al momento è in ostaggio dei veti incrociati di quei partiti che potrebbero - e dovrebbero - assicurare un governo stabile al Paese. In questa settimana post-voto il centrosinistra ha escluso qualsiasi accordo con Berlusconi, adoperandosi invece in un corteggiamento, tanto serrato quanto non ricambiato, verso il Movimento 5 Stelle.

Il centrodestra si è più volte detto pronto a un governo di “responsabilità nazionale”, cioè di larghe intese tra PD e PdL, però con l’esclusione del centro montiano. Il partito del comico genovese, consapevole che il ritorno alle urne lo premierebbe, esclude categoricamente accordi con qualsiasi forza politica, dicendosi al massimo pronto ad assicurare i suoi voti legge per legge. Tace l’ex-premier Monti, tagliato fuori dal dibattito politico, avendo un numero di senatori insufficiente a garantire una maggioranza. Insomma è un puzzle intricato e di difficile soluzione, in cui prevalgono le ruggini e i rancori del passato. 

Prendiamo ad esempio il movimento di Grillo. Oggi, pur di governare e di fare lo sgambetto al nemico di sempre Berlusconi, il centrosinistra tenta sfacciatamente di sdoganare l’M5S: un’operazione funambolica, visti gli insulti che il PD destinava quotidianamente al comico genovese e alla sua compagine. Una breve cronistoria può essere utile. Nel luglio 2009, l’ex segretario del PD, Piero Fassino, lanciava la sfida a Grillo: “Fondi un partito! Vediamo quanto prende... E perché non lo fa?”. Il 21 gennaio 2012, Michele Prospero denunciava sprezzante sulle pagine dell’Unità che “Grillo ha il cuore a destra”. Il 4 maggio dello stesso anno Bersani spiegava che “i populismi alla Grillo fanno finta di partire a sinistra per poi rispuntare a destra”.

Il 25 agosto il candidato premier del centrosinistra definiva il leader dei 5stelle “un fascista del web”; il 16 luglio sosteneva che era “peggio di Berlusconi”, sostenuto dal fidato Enrico Letta (frequentatore del Bilderberg): “Preferisco che i voti vadano al PdL piuttosto che dispersi verso Grillo”. Sempre in quelle settimane l’Unità chiamava Grillo “razzista e alleato della Lega, alla ricerca di un’uscita neogiacobina dalla crisi”. Il 29 ottobre Bersani pareva aver trovato la ricetta magica: “Contro Grillo serve l’Udc”, il 29 gennaio gli dava “dell’autocrate da strapazzo” (dopo che l’M5S aveva chiesto le sue dimissioni a seguito dello scandalo Montepaschi). Infine il mese scorso gridava: “Con Grillo andremo peggio della Grecia e usciremmo dalla democrazia”.

Guardando a questi epiteti, non ci stupiamo se Grillo non stia al gioco di Bersani, anzi lo accusi di comportarsi da “stalker”. Dichiara: “Da giorni il leader del centrosinistra sta importunando l’M5S con proposte indecenti, invece di dimettersi, come al suo posto farebbe chiunque altro. È riuscito persino a perdere vincendo. Ha superato la buonanima di Waterloo Veltroni”.

L’Italia andrà nuovamente al voto? Probabilmente sì, a meno di sussulto d’orgoglio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Occorre ricordare che secondo la Costituzione l’ultima parola sul futuro premier spetta a lui. Quindi solo Napolitano può domandare a Bersani di fare un passo indietro per il bene dell’Italia, tentando di assemblare un’alleanza allargata che possa vivere fino al termine del mandato. Qualche segnale c’è, visti i movimenti dell’ultima ora di Matteo Renzi, sindaco di Firenze, militante nel PD ma molto apprezzato da Berlusconi, e dell’uscente Ministro allo Sviluppo Economico, Corrado Passera, che finora non ha abboccato alle sirene montiane, restando fuori dalla mischia. Due candidature che potrebbero creare un fronte PD-PdL.

Per Napolitano sarebbe una scelta coraggiosa, ma non bisogna sottovalutare il peso dei mercati e della crisi italiana. Gli ultimi dati Eurostat fotografano un Paese allo sfascio. La disoccupazione giovanile segna il record attestandosi a gennaio sul 38,7% (inferiore solo alla Spagna). Nel 2012 il prodotto interno lordo è diminuito del 2,2%. Nel quarto trimestre del 2012 il PIL è diminuito dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,7% nei confronti del quarto trimestre 2011. E’ il sesto trimestre consecutivo a registrare un calo: analoga situazione si era verificata solo nel biennio 1992-93. Per il 2013 l'Istat prevede un’ulteriore diminuzione del PIL di almeno l'1% e di una pressione fiscale media da record: il 44%, e il 68% quella sulle imprese.

Numeri allarmanti che potrebbero veramente spingere il capo dello Stato ad assegnare l’incarico a Bersani, sapendo comunque che potrebbe naufragare dopo pochi mesi.

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