Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
11 marzo 2013

L’europeismo succube che uccide l’Italia

Il dibattito politico sulla formazione del nuovo governo langue ormai da almeno una settimana. I leader delle maggiori coalizioni continuano nella loro trita e surreale litania di veti incrociati e di reciproche fatwa, dimenticandosi completamente della spirale recessiva epocale che inghiotte il Paese, da nord a sud, senza sconti per nessuna classe o categoria.

È un incendio sociale che divampa lentamente, ma con furia inesorabile, colpendo la popolazione italiana trasversalmente. Nel 2012, tra i lavoratori, si sono registrati due suicidi al giorno, una media più che raddoppiata rispetto al recente passato. Ad impressionare è anche il numero di imprenditori che si tolgono la vita: lo scorso anno sono stati 89, al ritmo di otto al mese. In prevalenza si tratta di uomini di età compresa tra i 45 e i 54 anni (48%), mentre le donne suicide sono state 3 nel corso del 2012. Proprio su questo fronte, mercoledì scorso è avvenuta l’ennesima tragedia: un uomo, esasperato dalla crisi e dalla burocrazia, si è recato presso la sede della Regione Umbria, è entrato negli uffici della Formazione Professionale e, prima di togliersi la vita, ha ucciso con dieci colpi di pistola due dipendenti pubbliche colpevoli, secondo lui, «di averlo rovinato».

Con un clima del genere, cupo e inquieto, si comprende come l’opinione pubblica guardi con preoccupazione ai partiti che ha votato e alla loro incapacità di sedersi attorno a un tavolo per trovare un accordo. Il programma “Salva Italia” in 8 punti, presentato questa settimana da Pierluigi Bersani e dal centrosinistra, non ha incantato proprio nessuno: né le coalizioni alle quali si rivolgeva per trovare almeno un patto di desistenza, né gli operatori economici, né tanto meno gli elettori. La proposta del centrosinistra risulta totalmente priva di una visione politica di breve-medio termine che sia capace non solo di dare una rotta sicura a un Paese fuori controllo, ma anche di garantire una boccata d’ossigeno alle famiglie italiane, sempre più povere grazie alle ricette di austerità imposte dall’Unione europea.

La debolezza della proposta politica del centrosinistra ha comunque partorito un risultato, purtroppo nefasto: quello di resuscitare il presidente del Consiglio uscente Mario Monti, il principale sconfitto di questa tornata elettorale. L’ex-premier, dal suo quartier generale, ha dichiarato in modo sprezzante che è «meglio andare a votare che avere un governo antieuropeo». Peccato che proprio la sua acritica e completa sudditanza verso le gerarchie UE, quelle che invocavano il rigore “a prescindere”, sia stata la causa principale dell’attuale ingovernabilità dell’Italia e della crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi. D’altra parte, come si potrebbe ragionare con un premier che «rimanda al mittente ogni accusa di aver ecceduto nel rigore finanziario»? Non importa che Bankitalia abbia bocciato proprio in questi giorni le sue scelte “europeiste”. Tra la fine del 2011 e il 2012 l’incremento del debito pubblico è stato pari a 51,5 miliardi di euro, solo 14,5 in meno rispetto all’incremento dell’anno precedente, sotto il governo Berlusconi. Secondo le previsioni di Monti, invece, la manovra “ammazza famiglie”, che era stata applaudita da Merkel e soci, avrebbe dovuto produrre nel 2012 miglioramenti sui conti pubblici per 49 miliardi. Insomma, un vero e proprio fallimento che solo l’ex-premier finge di non vedere.

Ciò che sta uccidendo il nostro Paese é questo europeismo succube, caratteristico di Monti e del centrosinistra. E pensare che proprio la vituperata Italia, pur nella sua debolezza, detiene un ruolo chiave nell’Euro: senza di lei, il castello abilmente messo in piedi dai burocrati di Bruxelles crollerebbe rovinosamente.

Oggi, il tessuto produttivo italiano è diventato facile terra di conquista per gli operatori economici stranieri, in particolare per quei Paesi comunitari come Germania e Francia che godono di maggiori agevolazioni sul credito ed essendo anche più ricchi possono permettersi di compensare, pagando, le eventuali violazioni dei trattati UE sulla concorrenza interna. Siamo lontani anni luce da un’Unione vera, reale e solidale tra Paesi vicini. Chissà se le manovre tedesche, di carattere oltranzista nei confronti dell’Italia, stiano aprendo gli occhi a coloro che nel 2002 storcevano il naso nel vedere Berlusconi tentare di avvicinare la Russia all’UE con gli accordi di Pratica di Mare. Un bilanciamento di poteri quanto mai auspicabile oggigiorno, in un’Unione europea sempre più teutonica e sempre meno mediterranea. Sarebbe già un grande passo avanti.

di Marco Fontana - Pubblicato su La Voce della Russia

 

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