Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
08 aprile 2013

Italia, i saggi dormono mentre i poveri si suicidano

In Italia è stallo per la politica e profonda agonia per il popolo, che vede assottigliarsi le speranze e le prospettive di futuro. L’ultima prestidigitazione compiuta dal presidente Napolitano, per mascherare l’ingovernabilità del Paese, è stata il commissariamento dei partiti attraverso la costituzione di un gruppo di dieci “saggi”, istituto del tutto sconosciuto nel Belpaese e preso a prestito dall’Olanda.

Questa commissione di saggi è la degna rappresentazione di come gli italiani evitino di chiamare i problemi col loro nome, ma preferiscano agire come struzzi e aspettare che il tempo decida sulle loro sciagure. Lo dimostra. ad esempio, l’esternazione carpita dalla trasmissione radiofonica “La Zanzara” a uno dei “saggi”, Valerio Onida, ex-presidente della Consulta, a poche ore dal conferimento dell’incarico: “La commissione di saggi probabilmente è inutile. Serve a coprire questo periodo di stallo, dovuto al fatto che dal Parlamento non è venuta fuori una soluzione”. Una dichiarazione gravissima, che sa di presa in giro, di insulto a un intero popolo. Ovunque vi sarebbero state pesanti reazioni, invece in Italia nulla: giusto qualche attimo di imbarazzo da parte dell’interessato e le reazioni di quei politici, professionisti delle veline di commento, che si sono affrettati a intasare le agenzie stampa per avere un minuto di gloria. Il dramma della politica italiana è proprio in questo: l’incapacità di reagire, l’assenza di un sussulto di dignità. Forse, in un altro altro Paese, l’affermazione di Onida avrebbe causato le dimissioni del dichiarante, se non addirittura del Presidente della Repubblica che lo ha designato. Nel Belpaese, invece, anche il peggio si archivia facendo finta che non sia accaduto.

Così, mentre i dieci saggi giocano a credere in una missione sulla quale non punterebbero neanche un euro, dilaga la disperazione nel Paese reale. Venerdì scorso a Civitanova, nelle Marche, sono avvenuti gli ennesimi suicidi: un uomo di 62 anni e la moglie di 68, entrambi pensionati, si sono tolti la vita perché soffocati dai debiti. L’uomo era un esodato, uno di quei lavoratori che, prossimi alla pensione, decidono di lasciare il lavoro dietro corresponsione da parte dell’azienda di una buonuscita-ponte, firmando il licenziamento o accettando di essere messi in mobilità: una soluzione diffusa nell'imprenditoria italiana, per cercare di far quadrare i conti tra spese sempre più alte e introiti sempre più bassi (tuttavia, alla luce delle nuove disposizioni sull’età pensionabile varate da Monti, non avrebbero più i requisiti d’età per ottenere il trattamento pensionistico). Dopo aver saputo della disgrazia, si è suicidato anche il fratello di lei, di anni 70.

D’altra parte, quale rinascimento potrebbe esserci se il Paese affoga nella povertà? Secondo la Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre, nel 2013 gli italiani lavoreranno per lo Stato fino a metà giugno, a causa della pressione fiscale sui salari al di sopra del 54% (nell’Ue la media è del 35,3%). Sul Pil la pressione fiscale raggiunge il 45,1% (trent’anni fa, nei ruggenti anni Ottanta, era al 31,4%), mentre sul reddito delle imprese peserebbe al 68% (contro il 43% della media Ocse). Proprio in questi giorni si deve decidere se posticipare l’entrata in vigore della Tares, cioé la nuova tassa sui rifiuti, l’ennesimo balzello voluto dal Governo Monti. Secondo stime recenti, per il cittadino italiano l’aumento sarebbe di 323 euro (+29,1%) per un’abitazione di 114mq; per un negozio di 70mq, di 598 euro; per un capannone di 1.200 mq, di 6.133 euro (+22,7%). Pochi giorni fa uno studio la Confcommercio ha diffuso da cui si evince che in Italia i poveri siano 4 milioni, mentre i nuovi poveri crescono di 615 unità al giorno, e gli individui sulla soglia della povertà sono oltre 8milioni. È una fotografia sconcertante, ma guardando la cronaca politica pare che essa non dia alcuno stimolo alle forze politiche.

In queste ore Pier Luigi Bersani, leader del Partito Democratico, già incaricato da Napolitano di costruire un esecutivo (missione non riuscita secondo l’ex compagno di partito Massimo Cacciari “a causa della sua ostinazione nel soffermarsi su ciò che lo separa dalle altre coalizioni di governo, invece di affrontare il salto d’epoca”), ha indetto per sabato prossimo una manifestazione contro la povertà. Una scelta improvvida, visto che proprio lui, con i veti ideologici, ha contribuito a creare l’attuale stallo in cui è impantata la Nazione. Ma in politica, come in amore, tutto è lecito.
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