Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
29 aprile 2013

Sangue sul giuramento del governo italiano

Ieri poteva e doveva essere per l’Italia un giorno di riappacificazione. Poteva e doveva esserlo perché il governo Letta, unendo simbolicamente Partito Democratico e Popolo della Libertà in una responsabilità di governo comune, portava con sé la fine di una “guerra (in)civile” che da vent’anni ammorba il dibattito politico italiano tra pregiudizi, urla, strepiti e attacchi reciproci.

Un giorno di pace lo era stato fino a qualche minuto prima del folle gesto di un lucido disperato. Per la prima volta, dall’inizio della Seconda Repubblica, nella sala delle Cerimonie del Quirinale, dove si consumava il giuramento dei ministri del nuovo governo Letta, si respirava un’aria diversa. Fatta sì di tensione, ma anche di voglia di ricominciare a lavorare insieme sulle macerie di un’Italia prostata moralmente e fisicamente dalla crisi economica e politica.

Ma su quest’immagine da cartolina sono riecheggiati gli oltre dieci colpi di arma da fuoco esplosi da Luigi Preiti. Un calabrese di 49 anni, senza lavoro, divorziato e rovinato dal vizio del gioco, che ha deciso di compiere un gesto eclatante. Vestito in giacca e cravatta, per apparire insospettabile, è arrivato verso le 11.30 davanti a Palazzo Chigi e ha scaricato la propria rabbia contro i carabinieri che ne presidiavano l’ingresso. Una volta, arrestato ha ammesso tra le lacrime: “Il mio obiettivo erano i politici”. Insomma, voleva uccidere: questo basta per comprendere il clima nel quale dovrà operare il nuovo governo.

Quello di Preiti è un dramma che scuote profondamente l’Italia, e se la politica non sarà capace di offrire una speranza ai propri cittadini in tempi rapidi, potrebbe non essere l’ultimo: l’emulazione, infatti, è l’ultima frontiera della disperazione. La scorsa settimana, a Torino, un uomo ha aggredito, ferendolo con un coltello, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate (la sua intenzione era ricevere un semplice rimborso), mentre due allarmi bomba sono scattati nella sede della Provincia e dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte. Il sangue dei carabinieri feriti sul giuramento del nuovo Governo italiano è la rappresentazione, simbolica e mediaticamente molto forte, della crisi e della totale mancanze di certezze che sta prostrando la società del Belpaese.

Quello che spaventa, inoltre, è che allo sciagurato dramma si aggiungono le dichiarazioni assurde di alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle, che nel commentare la notizia hanno scelto la via della giustificazione shock. Un consigliere comunale di Torino, Vittorio Bertola, ha dichiarato: “Tanti però pensano: magari avesse sparato ad un ministro…”, mentre Paolo Becchi, ideologo del movimento grillino, spiega “Cui prodest? Spari fan comodo al nuovo governo”. Le parole di Grillo, giunte solo in serata, secondo cui “Non siamo un movimento violento”, non bastano visto che solo sette giorni fa il responsabile della Comunicazione del partito affermava: “Napoletano meriterebbe la decapitazione”. Un atteggiamento irresponsabile per chi oggi rappresenta il 25% del Paese; ma soprattutto una modalità dialettica greve e grottesca che rischia realmente di armare altri disperati. Una storia peraltro già vissuta, in Italia, quando i “cattivi maestri” diedero “un programma” alle Brigate Rosse con le loro parole e invettive, facendo sprofondare la nazione negli anni bui del terrorismo. Di tutto ha bisogno l’Italia, fuorché di questo. Da tutti i partiti politici sono necessari messaggi positivi che offrano l’immagine di una comunità che possa farcela, che ha le carte per emergere dal pantano nel quale l’ha fatta precipitare l’austerity imposta dal modello franco-tedesco di Merkel e Sarkozy,e dalla banda di euro-burocrati e finanzieri mondialisti.

Il governo Letta ha in sé delle potenzialità uniche. È un governo giovane, (la media di età scende a 53 anni contro i 64 del precedente esecutivo Monti), “rosa” (ben sette le donne ministro), e multietnico (con due rappresentanti di origine straniera). Ma soprattutto può contare su dei numeri eccezionali: 437 deputati (su 630) e 229 al Senato (su 315 senatori), cifre sufficienti per lanciare quelle riforme istituzionali indispensabili per l’Italia.

D’altra parte, spaventa una “coincidenza” molto grave: il primo ministro Enrico Letta e il ministro degli Esteri Emma Bonino hanno partecipato alle riunioni del Bilderberg. Gli effetti di certe frequentazioni si sono potute verificare già con il governo Monti (un vero habitué di quel “club” esclusivo). Per la seconda volta consecutiva, il primo ministro della Repubblica Italiana non viene eletto democraticamente dal popolo, ma cooptato tra i membri del Bilderberg.

Tuttavia, lasciamo al tempo il compito di giudicare su un esecutivo che per forma e per sostanza appare già un cambiamento epocale in un Paese che non ama i salti nel buio.

di Marco Fontana - Pubblicato su La Voce della Russia

 

Commenti
Non ci sono commenti a questo post