Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
21 maggio 2013

L’IVA aumenta, il governissimo Letta arranca

Il governissimo Letta arranca. Lo dimostrano con assoluta chiarezza i provvedimenti lampo presi dal neonato esecutivo: finanziamento della cassa in deroga e sospensione dell’IMU. Due misure che appiano scontate, poiché erano tra i primi punti del discorso d’insediamento del nuovo presidente del Consiglio, ma le cui linee di finanziamento risultano in tutta evidenza incerte e deboli. Una debolezza dimostrata dal fuoco incrociato che in queste ore sta subendo l’Italia da parte dell’Ue.

Pur essendo già nota l’attenzione che la Commissione Europea riserva da tempo ai conti pubblici italiani, la situazione è paradossale, perché attesta l’incapacità di cambiare lo stile politico italiano fatto di promesse mancate e di mastodontici castelli di sabbia (o rabbia). Una domanda è quindi d’obbligo: laddove il governo non riesca neppure a garantire una salda copertura agli interventi più recenti (i quali, per inciso, ammontano a poco meno di 6 miliardi di euro, di cui 1 già accantonato dall’uscente presidente del Consiglio Monti), come potrà operare quelle riforme delle politiche fiscali e industriali, essenziali per riavviare il motore dell’Italia? Sono riforme che, secondo tutti gli analisti, potrebbe richiedere azioni per oltre 25 miliardi di euro: una cifra tale da far impallidire quella richiesta per il sostegno al primo raffazzonato decreto Letta.

E ancora: come si potrà prevedere l’istituzione di quel reddito di cittadinanza tanto sbandierato, nel giorno della fiducia alle Camere, per blandire l’elettorato grillino e che ammonta ad almeno 12 miliardi di euro? Il nodo del problema sta tutto qui: la nostra classe politica ha la volontà di far grandi cose soltanto a parole, perché arrivati al dunque non è in grado di mettere mano a quei pozzi senza fondo che sono la spesa pubblica e l’evasione (ed è proprio ciò che ha fatto, anzi non ha fatto, dall’inizio della Seconda Repubblica). Sono temi noti, divenuti appannaggio il primo della destra, il secondo delle sinistre. È una situazione assurda e ridicola, nella quale chi va a toccare questi problemi finisce per farsi male a causa le azioni di disturbo del proprio avversario.

Il governo Letta, che molti opinionisti salutavano come propedeutico alla Terza Repubblica, si sta in verità dimostrando la continuazione “a strascico” della Seconda. Con una aggravante: l’amplificazione dei difetti della Destra e della Sinistra. Se a una visione superficiale può sembrare che l’ostacolo più grosso per il Governo consista nelle ruggini e nelle diffidenze che ammorbano il dibattito ormai da vent’anni, la realtà è che invece la politica italiana è incapace di riformare, modificare o magari abbattere lo status quo.Questa settimana, ad infuocare ulteriore il dibattito politico vi sarà la discussione per stoppare l’aumento dell’IVA di 1 punto percentuale (dal 21 al 22%), previsto a bilancio già dal governo “esattore europeo” di Monti. Sarà necessario reperire circa 5 miliardi per evitare l’ennesimo salasso: un’enormità, visto l’immobilismo dimostrato finora dalla “Grosse Koalition” nell’affrontare qualsiasi tipo di riforma strutturale.

E questo nonostante la drammaticità dei dati che vengono comunicati quotidianamente dagli istituti di ricerca nazionali e internazionali: si segnala che il 30% degli italiani è disperato, il 70% dichiara pessimismo sulla propria situazione economica, mentre sono 9 milioni gli italiani in accertate difficoltà economiche gravi (il 10,3% in più rispetto al 2011); al Sud la disoccupazione giovanile sfonda quota 48%. Di fronte a queste statistiche, ideologie e populismi così “hanno l’obbligo di fare due passi indietro”, come denunciato più volte dal presidente della Repubblica Napolitano.Eppure la soluzione è lì, sotto gli occhi di tutti. Gli sprechi della Pubblica Amministrazione ammontano ad almeno 80 miliardi di euro, mentre l’evasione fiscale si aggira sui 130 miliardi all’anno. Basterebbe che Pd e PdL siglassero un vero patto di desistenza e decidessero di agire in accordo, per liberare quelle ingenti risorse indispensabili a far ripartire il Paese. Basterebbe che emerga il senso di responsabilità nazionale, invece di quello dell’opportunismo politico.

Il celebre scrittore e giornalista Roberto Gervaso affermava:

L’Italia è un Paese dove niente è più definitivo del provvisorio; dove è meglio avere torto in molti che ragione in pochi; dove ci si arrabbia, ma non ci si annoia. Un Paese intelligente e furbo. Ma non così furbo da non trovare qualcuno più furbo che lo faccia fesso .

Proprio questa indole sta facendo perdere all’Italia l’ennesimo treno per uscire dal tunnel della crisi.

di Marco Fontana - Pubblicato su LA VOCE DELLA RUSSIA

 

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