Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
19 giugno 2013

Governo Letta, dal fumo alla puzza di bruciato

Il Governo Letta non è mai decollato. Questo è un dato di fatto evidente, poiché sin dal primo giorno, dopo il suo applauditissimo discorso d’insediamento, il neo presidente del Consiglio ha dovuto resistere da un lato al ripetuto fuoco amico dei compagni di partito e dall’altro all’abbraccio mortale del nemico storico Silvio Berlusconi.

Una situazione surreale, nella quale a essere messa in dubbio non era (come invece sarebbe stato legittimo) la direzione politica da intraprendere per un governo di larghe intese, bensì la stessa stabilità numerica dell’Esecutivo. La conseguenza di ciò è stata per il Governo di Letta&soci una continua e inesorabile discesa verso l’inferno, fatta di indecisionismo di maniera e sospensione a tempo indeterminato delle criticità. Un modus operandi del classico tipo tanto per tirare a campare, come si dice in Italia, cioè aggrappandosi alla speranza cristiana che la ripresa economica arrivi per grazia divina, e non rimboccandosi le maniche.

Il “decreto del fare”, che inizia a delinearsi in tutta la sua fragilità, è la degna rappresentazione di questo non-governo. Per carità, non che il decreto preveda cose inutili, anzi. Sancire l’impignorabilità della prima casa per debiti tributari inferiori ai 120mila euro; rivedere i poteri di Equitalia, riportandoli ad un livello civile; prevedere una sola scadenza per gli obblighi amministrativi; istituire l’automaticità del cambio di residenza; adottare una multa per gli uffici pubblici che non rispondono in tempi congrui alle imprese: sono tutti interventi auspicabili, ma praticamente a costo zero per lo Stato. Per quest’ultimo si prevede un esborso soltanto per il finanziamento di alcune grandi opere, per 3 miliardi di euro, al fine di aiutare il credito alle imprese (l’erario prevede un investimento di 440milioni di euro). Ora,con 3,5 miliardi si può pensare sul serio di rilanciare l’economia? Assolutamente no, i dati macroeconomici che vengono giornalmente comunicati da tutti gli istituti di ricerca non lasciano spazio a dubbi in questo senso.

Il fumo che Letta si è abituato a vendere nelle prime settimane di governo, sta iniziando a puzzare di bruciato. Se ne sono già accorte le Regioni italiane, le quali venerdì scorso hanno scoperto, nello sconcerto generale, che nonostante gli annunci fatti pubblicamente a mezzo stampa vi sono a disposizione solamente 550 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali in deroga. Il ruolo del latore dell’infausta novella è spettato al sottosegretario Dell’Aringa, neppure al Ministro in carica. Il fatto è tanto più grave in quanto durante l’incontro con i giornalisti Enrico Letta aveva comunicato chiaramente di aver accantonato un miliardo di euro per questo intervento. Una bugia dalle gambe corte che rischia di avere forti ripercussioni. La vicenda è infatti incresciosa, se si pensa che ad oggi sono circa 150 mila i lavoratori italiani che non ricevono l’indennità da oltre sei mesi. Una situazione scandalosa, perché molto di essi non hanno più i soldi né per mangiare né per onorare il pagamento del mutuo sulla propria casa. Una polveriera che rischia di esplodere in mano a dei parlamentari, che paiono però godere nell’esercitare l’arte delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Intanto i suicidi causati dalla mancanza di lavoro sono aumentati del 30% nell’ultimo anno.

La verità è che il Governo Letta è entrato nel frullatore dei giochi di palazzo ancor prima di aver iniziato ad agire. Pier Luigi Bersani, da un lato, e Matteo Renzi,dall’altro, stanno giocando la medesima partita: quella di sfasciare l’attuale governo di larghe intese. Per i due esponenti del Partito Democratico cambiano solo le motivazioni: il primo è guidato dal rancore e dall’astio per aver perso l’occasione di diventare premier, il secondo è mosso da un’insostenibile e cieca ambizione. Non è un caso che proprio tre giorni fa Bersani abbia affermato in una intervista che “è ancora possibile un governo di cambiamento”, confidando nella spaccatura del Movimento grillino e nella riappacificazione con i vendoliani di Sinistra e Libertà. Un’affermazione grave che, nonostante la marcia indietro effettuata il giorno seguente, è deflagrata con l’effetto di una bomba a orologeria all’interno del Governissimo, affievolendone ancor di più la capacità di decidere. Una debolezza della quale si fanno forti Unione Europea e Germania per continuare a dettar legge sulla sovranità italiana, nel silenzio assordante di Pd e PdL.

di Marco Fontana - Pubblicato su LA VOCE DELLA RUSSIA

 

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