Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
29 luglio 2013

Italia, l'Inps ridà gli arretrati ai pensionati d'oro

Non si potrà dire che almeno non ci abbiano provato. Nel pieno della crisi finanziaria italiana, Berlusconi nel 2011 e Monti nel 2012 avevano previsto un giro di vite sulle pensioni d’oro: un prelievo forzoso verso i più ricchi pensionati d’Italia, veri e propri nababbi a confronto dei normali cittadini, che doveva tramutarsi in un contributo di solidarietà.

Peccato che, come sempre avviene in Italia, “privilegiatopoli” abbia vinto ancora una volta. La Corte Costituzionale aveva determinato a giugno di quest’anno che il contributo non rispondesse ai principi costituzionali. Quindi l’Inps tornerà a pagare regolarmente gli assegni mensili e restituirà 40 milioni di euro di arretrati per ogni anno. E tutto questo alla faccia di chi ogni giorno deve fare i conti per arrivare alla fine del mese e alla faccia dei più giovani, che hanno a che fare con un sistema contributivo e non figurativo per il loro futuro pensionistico.

Ci domandiamo il motivo della solerzia con cui la Consulta è intervenuta a difesa dei pensionati d’oro e del silenzio assordante della stessa verso il blocco dell’adeguamento Istat su determinati pensionati. Recentemente la Cgil ha pubblicato uno studio che denuncia come 6 milioni di cittadini non avranno adeguamenti “grazie alla riforma Fornero”. Il blocco riguarda in particolare i pensionati con reddito mensile di 1.217 euro netti (1.486 euro lordi). Un pensionato che si trova in questa fascia ha già perso 363 euro nel 2012 e ne perderà 776 nel 2013. Un pensionato con un reddito mensile di 1.576 euro netti (2.000 lordi), invece, nel 2012 ha perso 478 euro e nel 2013 ne perderà 1020. Come sempre vi sono due pesi e due misure, in barba all’equità tanto sbandierata dalla Corte Costituzionale.

Ma chi sono i pensionati d’oro in Italia? Ad esempio, i dipendenti del Quirinale, che possono andare in pensione a 60 anni con 35 anni di contributi. Ogni anno il Colle incassa contributi per 8 milioni e paga pensioni per 90 (38% del bilancio). Camera e Senato fanno anche peggio: Palazzo Madama spende per le pensioni circa 182 milioni e la Camera 209, su un budget complessivo di 1 miliardo. La «pensione d`oro» per eccellenza, come certifica l`Espresso nel suo ultimo numero, spetta a Mauro Sentinelli, classe 1947, che arriva a quota 1.173.205 euro lordi l`anno. Ovvero 3.259 euro al giorno.

Come c`è riuscito? Sentinelli, scrive sul suo blog Mario Giordano (autore del libro ‘Sanguisughe’), quando è andato in pensione guadagnava 9 milioni di euro l`anno e si è avvalso della facoltà di passare dalla gestione speciale del fondo telefonici, che paga i contributi solo sulla retribuzione base, a quella obbligatoria dell`Inps, che prende in considerazione anche le altre voci della busta paga, a partire da benefit e stock option.

Legale, regolare, ma scandaloso. Dietro a Sentinelli, un altro “telefonico”, Alberto De Petris, classe 1943, (653.567 euro lordi all’anno) e Mauro Gambaro, anche lui classe 1943, ex direttore generale di Interbanca e oggi all’FC Internazionale, con 665.084 euro. Se alziamo lo sguardo sui palazzi “alti”, escono cifre stellari. Il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi accumula 30 mila euro al mese di pensione Bankitalia con 4.000 euro dell`Inps ed i 19.054 euro dell`indennità da parlamentare; Lamberto Dini incassa 18 mila euro da Bankitalia, 7.000 dall`Inps e 19.054 dal Senato; Giuliano Amato cumula 22.048 euro al mese dall`Inpdap coi 9.363 che gli dà il Parlamento. Per i parlamentari si rasenta il ridicolo: con una sola legislatura, cioè cinque anni di contribuzione, portano a casa il loro bravo vitalizio. Vi è compreso anche Toni Negri, ex leader di Potere operaio, docente universitario e scrittore. Venne fatto eleggere nel 1983 dai radicali di Marco Pannella mentre era in carcere per terrorismo. Arrivato a Montecitorio, Negri vi restò il tempo necessario a preparare la fuga e rifugiarsi in Francia. Oggi percepisce una pensione di 2.199 euro netti. È quasi lo stesso importo riscosso da un capitano d'industria come Luciano Benetton (al Senato nel 1992, restò in carica solo 2 anni per lo scioglimento anticipato della legislatura) o da un avvocato del livello di Carlo Taormina.

Nell’elenco compaiono intellettuali come Alberto ArbasinoAlberto Asor Rosa e Mario Tronti; giornalisti di razza come Enzo BettizaEugenio ScalfariAlberto La VolpeFederico Orlando; avvocati di grido come Raffaele Della Valle, Alfredo Galasso e Giuseppe Guarino; star dello spettacolo come Gino PaoliCarla Gravina e Pasquale Squitieri. Tutti incassano l'assegno, calcolato con criteri tanto generosi quanto lontani da quelli in vigore per i comuni lavoratori.

Insomma, in Italia non c’è limite al peggio: “privilegiatopoli” continua a dilagare,alla faccia dei sacrifici richiesti agli italiani, in particolare a quei pensionati che da due anni si vedono bloccato l’aumento del proprio assegno per continuare a mantenere proprio quei pensionati d’oro salvati dalla Corte Costituzionale.

di Marco Fontana - Pubblicato su LA VOCE DELLA RUSSIA

 

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