Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
05 agosto 2013

Blitz balneare della finanza, ma l'evasione è altrove

Come ogni anno, è andato in scena il bizzarro blitz balneare della Guardia di Finanza. Una sfilata di agenti si è presentata nelle località turistiche più rinomate, domandando ai commercianti sulle eventuali discrepanze tra alberghi affollati e ricevute fiscali registrate.

Fa molto discutere la tempistica scelta dagli agenti, cioè proprio gli orari di maggiore attività e frequentazione. A essere presi di mira dalla Agenzia delle Entrate sono stati 106 esercizi commerciali o locali pubblici, da Capri a Portofino, da Jesolo a Taormina, che si sono visti sottrarre tempo prezioso a causa di verifiche che avrebbero potuto essere effettuate in altri momenti, evitando disagi per i turisti, in particolare per gli stranieri che hanno scelto il Bel Paese per trascorrere le vacanze.

Sono atteggiamenti da “Stato di polizia”, come alcuni politici e amministratori locali hanno giustamente definito queste azioni, le quali contribuiscono a deteriorare i rapporti tra i contribuenti e il Fisco. Ciò che maggiormente schifa il cittadino italiano è l’esasperata ricerca dei riflettori: comunque, a scanso di equivoci, è bene ricordare che il contribuente italiano è il più “vessato” d’Europa, con una pressione fiscale del 55% su persona fisica e del 68% su impresa e lavoratori autonomi. D’altra parte ci sarà pure una ragione se la stessa Ocse, nel rapporto "Going for Growth 2013", ha raccomandato al Parlamento italiano di ridurre le distorsioni e gli incentivi all'evasione diminuendo "le alte aliquote fiscali".

Certamente l’Italia è uno Stato che conta, anzi paga, 180 miliardi di euro di evasione annuale (pari al 27% del Pil); 270 miliardi se si aggiunge il sommerso. I controlli sono quindi doverosi e scontati: ma lo sono al punto da doverli effettuare proprio in questo periodo dell’anno? E con quella odiosa prassi dei giornalisti al seguito? Federalberghi, grazie alle sue indagini statistiche, ha comunicato un calo del giro d’affari pari al 3% rispetto al 2012, annus horribilis che aveva fatto registrare un meno 22% sul 2011. Terribili anche gli effetti sull’occupazione : meno 5% rispetto all’anno scorso. Con una congiuntura così sfavorevole bisogna proprio trattare i contribuenti come dei delinquenti? Peraltro davanti ai turisti stranieri? L’Agenzia delle Entrate ha a disposizione tutti gli strumenti per poter intervenire anche “a distanza”: il redditometro (che misura il tenore di vita), lo spesometro (che monitora le spese), e persino il controllo diretto dei movimenti sui conti correnti. Sono più che sufficienti per scovare i “furbetti dello scontrino”, a patto che però si voglia rinunciare allo show estivo.

Sarebbe molto utile, ad esempio, domandarsi come mai il governo Letta non intervenga per accelerare i tempi di riscossione per la riscossione nella lotta all’evasione. Recentemente è stato comunicato dal viceministro dell’Economia, Luigi Casero, che dal 2000 ad oggi ci sono ancora 500 miliardi di euro da riscuotere. Di questi soldi il Governo, con le regole attuali, pensa di riuscire ad incassare solo 55 miliardi da qui al 2024. La stessa Agenzia delle Entrate ha svalutato l’82% dei suoi crediti per non iscriverli a bilancio. Vale a dire che su 100 euro contestati appena 9 finiscono nelle casse dell’erario. Se dopo aver accertato le evasioni, con costi enormi per lo Stato, arrivano questi risultati, si può allora comprendere come ci sia da riformare non soltanto la qualità degli accertamenti, ma un intero sistema.

Ma è guardando certe notizie che si capisce come l’Italia sia un Paese veramente surreale. Tralasciando quella più eclatante (il primo contribuente d’Italia che viene condannato per evasione - ma qui entrano in gioco ben altre questioni), si pensi alla penosa vicenda dell’imprenditor e condannato a 2 mesi e 20 giorni di carcere per aver evaso 21,50 euro di Iva. Una situazione paradossale nella quale il costo del processo è stato di mille volte superiore a quello dell’incasso. Lo Stato ha perseguito, anzi perseguitato un cittadino, chiudendo poi gli occhi di fronte a intere zone del Paese dove non combaciano affatto valore dei consumi e percentuale di nullatenenti. Sotto tale punto di vista, il lavoro sommerso è una vera iattura in particolare al Sud. Su questo filone Inps ed Entrate stanno pedalando: nel 2010 (gli ultimi dati che ci sono stati riferiti, N.d.R.) l'Istituto di Previdenza ha messo a bilancio crediti recuperati per 6,4 miliardi, con un aumento dell'11% sul 2009. Un piccolo risultato che si spera possa fornire una boccata d’ossigeno per i prossimi anni all’erario statale, ridotto sempre di più all’osso.

di Marco Fontana - Pubblicato su La Voce della Russia

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