Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
21 agosto 2013

L’amaro calice dell’Italia e la ripresa che non c’è

Ci vuole un bel coraggio a parlare di ripresa in Italia. Eppure nel Governo c’è chi lo fa con tranquillità e incoscienza disarmanti. Il primo è stato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni: Credo di sì, credo che tra questo trimestre (smentito dai fatti N.d.R.) e il quarto trimestre l'economia entrerà in ripresa: siamo tecnicamente in quello che si chiama punto di svolta del ciclo.

Fuga in avanti poi confermata a più riprese nei giorni seguenti anche dal premier Letta, che per non essere da meno ha dichiarato ai microfoni del Tg1: Sì, ci sono tutti i segnali per il prossimo semestre. Gli strumenti ci sono. In questi cento giorni si è fatto molto.

Gli strumenti, come dice il Presidente del Consiglio, ci saranno pure, peccato non si vedano proprio i risultati di quell’amaro calice imposto da Monti agli italiani. Anzi la ripresa appare sempre più un miraggio all’orizzonte, come l’isola che non c’è di Peter Pan. Guardiamo i dati seguiti alla sbornia di dichiarazioni ottimistiche di Letta&soci. Dopo il -0,6% nel primo trimestre dell’anno, nel secondo trimestre del 2013 il Pil ha registrato un calo dello 0,2%. Lo ha reso noto Eurostat, certificando sì una ripresa, ma per quasi tutti gli altri Paesi europei tranne che per l’Italia. Nel secondo trimestre del 2013 il Belgio ha infatti registrato un Pil in crescita dello 0,1% rispetto al trimestre precedente (0% nel primo), la Germania un Pil in progressione dello 0,7% (0% nel primo), in Francia un Pil in aumento dello 0,5% (-0,2% nel primo). In Austria il Pil è cresciuto dello 0,2% nel secondo trimestre (+0,1% nel primo), in Finlandia dello 0,7% (+0,2% nel primo), in Slovacchia del +0,3% (+0,2% nel primo) mentre in Estonia è a +0,1% (-0,1% nel primo). Dopo -0,4% nel primo trimestre del 2013, il Portogallo ha registrato nel secondo trimestre dell'anno un aumento del Pil dell'1,1%. Persino la Grecia ha fatto meglio del Bel Paese.

Il Pil non può però essere l’unico indicatore di ripresa, questo è chiaro. Diventa quindi interessante osservare ad esempio il comparto dell’auto, uno dei più importanti nel paniere italiano. Il mercato automobilistico europeo infatti dà segnali di ripresa. Ma l’Italia? Non riesce, nonostante le dichiarazioni del Governo, ad agganciare questo trend positivo: la recessione impera. Secondo una recente indagine dell’Associazione tedesca dell'industria automobilistica tedesca (Vda) vi è stata nel mercato comunitario una miglioramento del 4,9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Le immatricolazioni crescono ovunque in Paesi con economie in crisi quali la Spagna (+15%), il Portogallo (+17%) e la Grecia (+12%), non in Italia dove il mese scorso è stato ancora negativo per le vendite di autovetture (-2%). Ma come dice Saccomanni, la recessione è passata , ipotesi di nuove flessioni, (così come prospettato dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca d’Italia) sono troppo pessimistiche. Queste stime risentono della stasi politica ed economica persistita fino a maggio. È stato sottovalutato in particolare l’effetto delle misure di rilancio economico che il governo ha messo in campo, come il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Come se iniziare lentamente a pagare i propri debiti (spesso accumulati in anni da uno Stato che pretendeva dai suoi stessi creditori il pagamento regolare delle imposte) possa ricucire la ferita insanabile data da una pressione fiscale del 68%, che opprime e ammorba il tessuto produttivo italiano.

È drammatico constatare che il Governo faccia orecchie da mercante al riguardo, anzi proprio autorevoli esponenti di esso ripetono gli errori che attribuirono a Berlusconi quando questi non voleva riconoscere l’inizio della crisi. Alcune delle loro chiose all’ex presidente del Consiglio potrebbero essere riutilizzate anche oggi verso i nuovi dispensatori di ottimismo facilone. Si ricordi cosa diceva l’onorevole Franceschini: Alla sera non si mangia ottimismo . O ancora quello che sosteneva Casini: C'è un ceto medio che non ce la fa più. Il governo non sta facendo nulla per affrontare questa crisi: spera che passi la nottata, ma è un po’ poco . Di Pietro invece diceva: In Italia il prodotto interno lordo diminuisce ogni giorno di più perché il governo, invece di investire, spende le poche risorse che ci sono per spese correnti, anzi, per sprechi correnti . Proprio su quest’ultimo punto è interessante ricordare l’ennesimo record del governo Letta: il debito pubblico nei primi sei mesi dell’anno è salito a 2.075,1 miliardi di euro. Solo nel mese di giugno è aumentato di 0,6 miliardi. Insomma quando le ricette funzionano bisogna riconoscerlo.

Intanto per restare nella ripresa che non c’è basta guardare al mattone. Il mercato nel primo trimestre ha perso il 13,8%. Un dato inquietante che segna l’inizio di un’inversione di tendenza: da un popolo che deteneva per l’85% una propria abitazione si sta passando a una comunità basata sull’affitto per disperazione. Ma la ripresa c’è, eccome...o almeno così dicono.

di Marco Fontana - Pubblicato su LA VOCE DELLA RUSSIA

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