Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
09 settembre 2013

In Italia la tassazione vola, alla faccia della ripresa

Da San Pietroburgo, Letta ha affermato con convinzione che tra le priorità del suo Governo c’è l'intervento sul “cuneo fiscale”, cioé la differenza tra quanto paga il datore di lavoro e quanto effettivamente incassa il lavoratore.

Però tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, recita l’adagio: infatti è puntualmente giunto il dossier della Cgia di Mestre a rimettere il Premier coi piedi per terra, ricordandogli che nel 2013, almeno per ora, la pressione fiscale è salita, raggiungendo il 44,2% del Pil - un nuovo record, ben il 12,8% in più rispetto al 1980, lo 0,17% sul 2012. E allora è inutile disquisire di riduzioni future, mentre ad oggi si registra l’ennesimo aumento senza prospettive di un vero abbattimento della pressione fiscale.

Le promesse stanno a zero, laddove gli italiani fino a giugno lavorano solo per lo Stato. Ogni cittadino del Belpaese, secondo l'associazione mestrina, verserà nel 2013 per imposte, tasse e contributi 11.629 euro: il 120% in più di quanto pagato nel 1980 (5.272 euro al netto dell'inflazione): all’epoca il gettito era di 63,8 miliardi di euro, nel 2013 di 694 miliardi. Sono dati che tengono conto della proroga delle agevolazioni fiscali Irpef su ristrutturazione edilizia e risparmio energetico, delle disposizioni in materia fiscale contenute nel decreto del “fare”, dell’abrogazione della prima rata Imu e del differimento dell’aumento dell’Iva.

D’altra parte, quando si cita il 44,2%, non si parla di tassazione reale. Su questo fronte Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, ha chiaramente spiegato durante l'audizione sull'evasione avvenuta presso le commissioni Bilancio e Finanze della Camera che la pressione fiscale "effettiva" (rapportata quindi al Pil depurato dall'economia sommersa, che nel calcolo ufficiale è inserita per stima) "si è impennata fino al 53%". Una situazione che mette seriamente a rischio anche l'azione di Equitalia e quindi la lotta all’evasione fiscale.

Ora, di fronte a questi numeri c’è da domandarsi da che parte voglia andare il Governo. Il centrodestra, pur con tutte le sue contraddizioni (in primis, l’aver votato l’introduzione dell’Imu), presenta un’idea di piattaforma politica e sociale. La sua rincorsa per abbattere l’odiata imposta sulla prima casa non può essere derubricata, come fanno alcuni avversari, solo come scelta dettata dall’interesse elettorale. In questa strenua lotta per la sua cancellazione sta un singulto di quel partito cattolico-liberale che è sempre esistito in Italia e che sempre ha rappresentato la classe media. In questa scelta vi è la difesa del diritto ad aver un tetto sulla testa, la difesa della proprietà privata e del risparmio: quel risparmio che - sarebbe bene ricordarlo ogni tanto - è tutelato anche dalla Costituzione (art. 47), che in questi giorni viene tirata per la giacchetta da Beppe Grillo, da Marco Travaglio e da Magistratura Democratica, ma solo laddove interessa, perché poi viene dimenticata ove reputata scomoda.

Resta invece alquanto nebulosa la visione economica dell’altra faccia del Governo Letta, il Partito Democratico. Se da una parte il viceministro dell’Economia Stefano Fassina sosteneva a fine luglio, ad un convegno della Confcommercio, che esiste anche un’evasione di sopravvivenza. Esiste una connessione stretta tra pressione fiscale, spesa ed evasione, dall’altra non è dato sapere ad oggi come il viceministro porrebbe rimedio a tale situazione. Il fuoco incrociato subito dallo stesso per quelle parole incautamente pronunciate in pubblico consegnano un’immagine del centrosinistra ancorata solo alla lotta all’evasione fiscale. Risuona come un epitaffio la reazione del leader della Cgil, Susanna Camusso, (“azionista di maggioranza” del partito di Fassina): Questa battuta sull’evasione di sopravvivenza non si può definire solo una battuta infelice, ma è un drammatico errore politico. Linda Lanzillotta, ex Pd, ora Lista Civica: Se Fassina la pensa come Berlusconi -ha scritto ieri in una nota - siamoall’allarme rosso. Invece di giustificare gli evasori, in attesa di ridurre le tasse potrebbe intanto almeno semplificare la vita dei contribuenti che è una delle ragioni della loro esasperazione. Lo stesso Epifani, segretario del partito, fu tiepido nella difesa del suo ministro: E’ stataequivocata una sua frase relativa ad una constatazione, che non voleva essere una giustificazione. Proprio quest’ultima affermazione lascia interdetti. Perché la difesa di Epifani poteva realmente dare il là a un chiarimento nei confronti degli italiani sul programma e sul progetto economico della prima forza politica del Governo. Ecco perché le parole di Letta su un futuribile abbattimento del cuneo fiscale risultano deboli. Se si è stentato a trovare la copertura dell’Imu e se restando ancora in dubbio le risorse per la copertura degli ammortizzatori sociali e per gli esodati, come si può credere che sia davvero possibile ridurre il cuneo fiscale? Sarà dato saperlo solamente se il Governo Letta reggerà i pruriti sull’agibilità politica berlusconiana. Certamente si spera che i soldi non vengano trovati con l’innalzamento dell’Iva: una mossa che con Monti costò quasi 6 miliardi in meno di gettito fiscale.

di Marco Fontana - Pubblicato su LA VOCE DELLA RUSSIA

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