Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
11 dicembre 2013

Forconi e cappi, scoppia la protesta nelle piazze italiane

Sono giornate convulse in Italia. La rabbia, la frustrazione e l’insofferenza degli italiani sono scese per le strade del Paese, guidate dal cosiddetto Movimento dei Forconi. Nella loro pagina Facebook si legge che sono agricoltori, pastori, allevatori, autotrasportatori stanchi del disinteresse e del maltrattamento subito da parte delle istituzioni.

In realtà, la loro composizione è molto più eterogenea, essendosi associati alla protesta anche piccoli imprenditori, artigiani, commercianti e venditori ambulanti espulsi dal mercato e che hanno perso il lavoro a causa della crisi. Per dovere di cronaca, nonostante i tentativi di minimizzare fatti dalla Questura, riportiamo che alcuni poliziotti si sono aggregati idealmente ai manifestanti, togliendo il casco per ricordare che anche loro sono vittime del Sistema. A questi si aggiungono purtroppo i violenti, tanti soprattutto a Torino e provincia, che hanno utilizzato la ghiotta occasione come scusa per poter sfogare i loro istinti più grevi. Ultrà, estremisti di destra e di sinistra, nullafacenti e studenti si sono dati appuntamento per fare “casino”, inveendo e distruggendo, cercando la rissa contro chi alla manifestazione non voleva aderire.

Il capoluogo sabaudo è stato oggetto di veri e propri atti di guerriglia urbana: sassaiole, lancio di bombe carta, minacce a negozianti, blocchi estemporanei dei servizi primari, danneggiamenti ai palazzi delle Istituzioni. I danni sono innumerevoli e la beffa è che si ritorcono proprio contro i diritti di quel “normale cittadino” che la protesta doveva rappresentare. I danni alla fine li pagano i contribuenti…Rimane poi aperta la questione del diritto di sciopero, che dovrebbe comprendere anche quello di non aderire allo sciopero stesso, in particolare in un momento di crisi come quello attuale dove un giorno di incasso può fare la differenza. Eppure così non è stato: durante tutta la scorsa settimana vi sono state numerose denunce di negozianti minacciati verbalmente di subire ritorsioni se non avessero chiuso durante la manifestazione. E questo è avvenuto anche da parte dei “non violenti”. Una situazione inaccettabile perché depotenzia le sacrosante ragioni della rabbia sociale.

Nel volantino distribuito in tutte le città italiane si legge che L’Italia si ribella e scende nelle strade e nelle piazze contro il far-west della globalizzazione che ha sterminato il lavoro degli italiani; contro questo modello di Europa, per riprenderci la sovranità popolare e monetaria, per riappropriarci della democrazia, per il rispetto della Costituzione, contro un governo di nominati, per difendere la nostra dignità .

Una serie di principi giusti, peccato che il bersaglio sia stato mancato. Questa manifestazione, se le ragioni erano veramente quelle scritte nel volantino, doveva essere organizzata di fronte alle sedi Ue a Bruxelles e a Strasburgo, non mettendo a ferro e fuoco le Istituzioni locali, che ben poco possono contro l’euroburocrazia e i poteri forti che essa rappresenta.

Comunque, il fallimento della politica italiana è un dato di fatto. La manifestazione dei Forconi, nata spontaneamente grazie alla rete, è la risposta “a voce alta” a chi non riesce più a rappresentare il popolo, tanto meno quello formato dai più disperati e dai più deboli che hanno perso ideali, sogni e speranze, e di cui anzi contribuisce a moltiplicare le fila ogni giorno, a causa del suo immobilismo. Non basta certamente il rinnovo “spintaneo” ( sic ) di parte della classe politica dirigente, avvenuto proprio nel fine settimana: Partito Democratico (Matteo Renzi - 38 anni), Nuovo Centro Destra (Angelino Alfano - 43 anni), Lega (Matteo Salvini - 40 anni): ormai non i cittadini non credono più ai partiti e alle istituzioni. La fiducia in queste ultime è ai minimi storici: è scesa al 26,8%.

Oggi l’unica risposta seria dei partiti sarebbe quella di rimboccarsi le maniche e iniziare a realizzare progetti concreti a beneficio dei cittadini, dando segnali di discontinuità rispetto al recente passato. Ci vorrebbe la forza di fare riforme vere nel welfare e nella spesa pubblica, senza guardare al consenso elettorale, ma puntando al medio-lungo periodo. Sarebbe utile dimenticarsi per qualche mese di aprire i quotidiani e riscrivere le regole del gioco, ammodernando un Paese che da troppo tempo è ostaggio di caste, corporazioni più o meno occulte e centri di potere partitico. Sarebbe indispensabile dare un giro di vite su burocrazia e corruzione, intervenendo con forza soprattutto nel Sud del Paese (anche se il resto d’Italia non è indenne), dove gli italiani sono vittime di problemi atavici di malaffare. E infine toccherebbe riformare il Fisco, rendendolo più equo per il ceto medio, evitando la doppia, tripla tassazione sul medesimo bene che ormai strozza la crescita dell’economia. Un modo concreto per poi sanzionare in modo esemplare chi evade. Solo affrontando questi temi l’Italia può evitare i cappi e i forconi e tornare ad essere un Paese di cittadini normali, protagonista in Europa e nel mondo.

di Marco Fontana - Pubblicato da VOCE DELLA RUSSIA

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