Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
19 dicembre 2013

In Italia il popolo ammaina la bandiera europea

Il blitz anti-UE, messo in atto da alcuni manifestanti in occasione della “settimana dei lunghi Forconi” a Roma, è costato caro al vicepresidente di Casa Pound Italia, Simone Di Stefano. L'esponente del gruppo di estrema destra è stato arrestato, reo di aver fatto irruzione nella sede dell'Unione Europea e di aver tentato di sostituire la bandiera comunitaria con il Tricolore.

A prescindere dalla grottesca accusa addebitatagli, “furto di bandiera”, a lasciare veramente interdetti è il fatto che per un’azione meramente dimostrativa e non violenta si possa essere arrestati e finire in carcere. Si tratta allora nient’altro che di una dimostrazione di forza da parte dello Stato, che stride drammaticamente con l’inazione delle forze dell’ordine nei confronti delle reiterate scorribande degli estremisti veri, i quali infiltratisi nel movimento dei Forconi hanno per giorni rovinato e depredato negozi, danneggiato il patrimonio pubblico, impedito con minacce l’apertura degli esercizi commerciali.

Nel gesto messo in atto da Simone Di Stefano c’è molto più di quanto non sia stato detto in queste giornate di convulsa cronaca politica, in cui a farla da padrone è la nuova moda del momento, Matteo Renzi. C’è tutto il malessere, la frustrazione, il disagio di una nazione che mai come in questo momento si sente lontana dalle scelte di Bruxelles e Strasburgo. In quel gesto c’è un popolo che ormai da anni ha ammainato nel suo cuore la bandiera dell’UE, perché non può riconoscersi in un’assise di burocrati freddi e imbellettati e di politici conniventi e camerieri, distanti anni luce dalla realtà che li circonda.

Con la rivendicazione dei diritti naturali garantiti a ciascun individuo, la Dichiarazione di Indipendenza americana (4 luglio 1776) apre il trattato che sta alla base di una delle superpotenze mondiali. In particolare, la Carta recita così: “A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità”. Ebbene, ormai da tempo la maggioranza degli italiani considera l’Unione Europea nemica della vita, della libertà e della ricerca della felicità. Nemica perché ci ha reso ostaggio di parametri economici e finanziari che non comprendiamo, e che ci erano stati venduti come utili per vivere meglio, per avere un Paese più efficiente, per avere più lavoro, più democrazia. Nemica perché nel perseguire ostinatamente le proprie ricette professorali si scorda di aggiornare i suoi valori a un mondo che nel frattempo è cambiato. Nemica perché non rispetta le sovranità nazionali, cercando di eliminare pezzo dopo pezzo quel grandioso puzzle di culture, tradizioni, competenze e diversità che doveva invece essere la forza trainante dell’Unione.

In Italia ci si suicida per mancanza di occupazione e di speranze, si viene incarcerati se per protesta si sostituisce il vessillo europeo con uno nazionale, si impedisce quella ricerca della felicità che è la linfa vitale di ognuno di noi. È questa l’amara constatazione su cosa sia oggi l’Italia; ma soprattutto è questa la ragione per la quale se la legge permettesse di votare sulla permanenza italiana in Europa, l’esito della consultazione sarebbe oggi tutt’altro che scontatatamente a favore dell’UE. Peccato solo che questa possibilità sia già stata tolta al popolo italiano. In un sondaggio promosso da scenarieconomici.it, alla domanda se si è favorevoli al ritorno alla lira, il 48% degli intervistati ha risposto di sì, il 45% no: per un risultato del genere è la prima volta, poiché prima della crisi l’80% era favorevole alla moneta unica. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Ipsos: il 74% degli gli italiani, contro il 69% del 2012, è insoddisfatto dell'euro. Secondo il Pew Research Center, l’Italia è diventata il Paese più antieuropeista dell’UE: per il centro di ricerca il 44% degli italiani considera l’euro una cosa negativa, mentre solo il 30% considera la valuta unica un fattore positivo.

In un tale contesto, vedere arrestato il giovane Simone Di Stefano non aiuta: ormai in Italia se ne sono viste tante, troppe. Spesso si è accettato che venisse bruciata la bandiera italiana da parte di manifestanti in piazza, senza fare nulla per fermarli. Perciò il fatto di sanzionare un gesto simbolico contro il vessillo UE lascia veramente increduli, attoniti. La libertà è obbligata a fermarsi di fronte alla bandiera blu-stellata? La politica nazionale farebbe bene a rimettere al centro del suo lavoro i problemi del Paese reale, non strumentalizzandoli o ancor peggio rincorrendoli, bensì affrontandoli. E quello della reale rappresentatività dell’Unione Europea è uno di questi: forse il principale, in un momento in cui i diktat provenienti da quella parte si traducono in misure che minano, indirettamente ma giorno dopo giorno, la stabilità interna dell’Italia.

di Marco Fontana - Pubblicato su LA VOCE DELLA RUSSIA

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