Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
23 dicembre 2013

Italia, 2013 annus horribilis

La fine dell’anno porta con sé anche l’onere di stilare il bilancio dei fatti avvenuti. E la mission impossible da porsi è quella di redigerlo diligentemente, per evitare di ripetere gli errori appena commessi. Riguardando al 2013, non si può che constatare quante similitudini esistano tra la tragedia della nave Concordia e la politica italiana. La Costa Concordia, gigante di 300 metri e 114mila tonnellate, con oltre 4229 persone a bordo, si avvicina troppo all’isola del Giglio, eseguendo un “inchino”, cioè un pericoloso passaggio ravvicinato agli scogli.

A causa della collisione che ne segue, 32 persone perdono la vita. A monte del tragico evento c’è il comandante della nave, Francesco Schettino, che ancora oggi si professa innocente ed è del tutto inconsapevole della propria inettitudine e irresponsabilità.

L’Italia, allo stesso modo, sta colando a picco. Economia, finanza, management, sistema produttivo, istruzione: per lungo tempo costituirono voci importanti nella costruzione dell’Italia del boom, invece ora sono solo un lontano e pallido ricordo. Il Il tragico “inchino” a cui il Belpaese si deve sottomettere è quello che la nostra classe politica porge costantemente ai poteri forti di carattere nazionale, europeo, atlantico o transnazionale (citiamo come al solito il “club” Bilderberg, tanto per fare un nome ormai tristemente famoso).

Insomma, siamo troppo ancorati ai privilegi delle caste per poterci riformare seriamente. In un contesto del genere è normale che l’assunzione di responsabilità del fallimento di quest’anno (anzi, come degli ultimi trent’anni almeno) da parte della classe politica sia pari a zero. La colpa è sempre di qualcun altro. Un’arte, quella della retorica, che ben conoscono i politicanti dello Stivale, i quali però giocano con la vita dei cittadini italiani: ricordiamo come negli ultimi anni il tasso di suicidi in Italia sia in netto aumento, arrivando all’esorbitante numero di circa 3.900 morti, all’anno (100 in più rispetto agli incidenti stradali).

È giocoforza pretendere che la classe politica faccia di più e di meglio. Il presidente del Consiglio Letta, durante il discorso d’insediamento, aveva tracciato la giusta rotta. Disse così: Nelle sedi europee e internazionali l’Italia si impegnerà per individuare strategie per ravvivare la crescita senza compromettere il processo di risanamento della finanza pubblica.

E ancora: Di solo risanamento l’Italia muore. Dopo più di un decennio senza crescita le politiche per la ripresa non possono più attendere. Semplicemente: non c’è più tempo. Tanti cittadini e troppe famiglie sono in preda alla disperazione e allo scoramento.

Infine: Ecco perché la riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo continuo e a tutto campo. Anzitutto, quindi, ridurre le tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neo assunti. Poi una politica fiscale della casa che limiti gli effetti recessivi in un settore strategico come quello dell’edilizia, con includere incentivi per ristrutturazioni ecologiche e affitti e mutui agevolati per giovani coppie. E poi bisogna superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa: intanto con lo stop ai pagamenti di giugno per dare il tempo a Governo e Parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti.

Peccato che a queste bellissime parole non siano seguiti dei fatti concreti che andassero nella direzione indicata. È sufficiente dare un’occhiata alla legge di Stabilità, in discussione al Parlamento: essa costituisce un’altra serie di tasse gravose, ma ben camuffate, che metterà ulteriormente in ginocchio il popolo italiano. Una presa in giro che i Forconi con la loro lunga protesta hanno portato nelle vie del Paese. Il problema però non sono gli attori in campo, e rileggendo le parole del presidente Letta lo si comprende chiaramente.

La questione è mettere in pratica un programma che è già scritto e condiviso dalla maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento - sul discorso appena citato c’è stata la convergenza di tutti o quasi. È necessario però dimenticarsi delle lobby di riferimento e rimettere al centro l’interesse nazionale. Il 2013 è stato un annus horribilis per gli italiani: si spera che il 2014 non diventi quello del de profundis.

di Marco Fontana - Pubblicato da LA VOCE DELLA RUSSIA

Commenti
Non ci sono commenti a questo post