Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
24 gennaio 2014

Lo spread italiano: perdere la poltrona

C’è una parola che gli italiani hanno imparato a conoscere molto bene, negli ultimi anni: “spread”. Un termine che in realtà è sempre esistito in ambito economico, con una varietà di accezioni legate al concetto di differenziale, ma che dal 2011 è diventato l’unico e incondizionato protagonista della scena politica nostrana. Il suo andamento, infatti, è stato in grado di causare la caduta di governi, innalzare presidenti del Consiglio che nessuno avrebbe mai eletto, e far digerire agli italiani fastidiose ingerenze esterne alla sovranità popolare.

Proprio perché il concetto economico di “spread” c’era già anche prima di Monti e di Letta, si spera che in futuro qualcuno riesca a spiegare come esso sia di colpo diventato determinante per giudicare la salute di un Paese. Il dubbio che siano in gran parte complici l’UE e l’FMI non pare una idea così balzana. Oggi siamo nel 2014, ma tutti i dati dell’economia reale ci raccontano un’Italia che sta peggio del 2011. Il livello di disoccupazione è alle stelle, l’indebitamento è aumentato, il fabbisogno dello Stato è in continua crescita, il Pil è crollato, la tassazione è schizzata a percentuali intollerabili, il potere d’acquisto è sceso ai minimo storici, mentre si aggira lo spettro della deflazione (se non del default).

In un contesto del genere è incredibile come un termine così insignificante quale lo spread abbia potuto condizionare in modo ricattatorio il rapporto tra cittadino e Governo/Parlamento. All’inizio ci è stato propinato come un’assunzione di responsabilità, la quale recita così: abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità e i creditori di questo benessere hanno presentato, tutto d’un botto, il conto. Peccato che il sacrificio sia stato caricato esclusivamente sulle spalle di alcuni: quelli che pagano sempre. Ma soprattutto peccato che lo spread economico non abbia intaccato almeno uno dei molteplici difetti dello Stivale: la paura di “perdere la poltrona”, che potremmo anche chiamare “spread politico”. Su questo punto i rappresentanti elettivi degli italiani sono dei veri maestri. Ne è una esemplificazione chiara la guerra che in queste ore viene condotta nei confronti di un cambio nella squadra di governo. Ci si arrovella se chiamarlo rimpasto piuttosto che Letta-bis. E nel farlo si occupa il tempo, allontanando il timore che qualcuno vada realmente a casa pagando per i propri errori. Quello che pesa in Italia è l’inamovibilità della classe politica e dirigente. Più sbagli, più rimani in sella.

Ne è un emblema Emma Bonino (anche lei amica del “club” Bilderberg) ad oggi ancora non pervenuta sulla vicenda Marò. Basta spulciare un po’ su Internet per comprendere quanto la vicenda tocchi da vicino il popolo italiano. Eppure è ancora lì, per nulla messa in discussione. Se in Europa si aggira il fantasma dello spread, per l’Italia e per il mondo si aggira quello di un ministro degli Esteri che dimentica gli umori del proprio reale “datore di lavoro”, gli italiani. Ma l’esempio Bonino è solo uno dei tanti. Anche il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, e il ministro delle Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo, non dovrebbero più sedere nel Consiglio dei Ministri di un Paese normale. Diciamo chiaramente che le intercettazioni, per l’abuso che se ne fa in Italia, sono esecrabili: ma questa situazione non può in alcun modo giustificare che esistano ombre sui rappresentanti di primo piano di un Governo. Piuttosto ci si fa da parte per senso dello Stato, si lascia l’amata poltrona per valutazioni di ordine superiore. Lo stesso discorso, seppure con sfumature diverse legate all’opportunità, varrebbe per il ministro Cécile Kyenge, che si è dimenticata troppo spesso e in troppe occasioni il popolo che è stata chiamata a rappresentare. Frasi come: Diamo le seconde case degli italiani ai nomadi ed agli extracomunitari e Capisco gli immigrati che si oppongono alle leggi italiane resteranno nella storia come le perle di chi ha smarrito il contatto con la realtà.

Ma d’altra parte, come qualcuno dice, stiamo entrando nella Terza Repubblica: quella della generazione di Goldrake e di “Fassina chi?”. Quella che al Porcellum sostituisce l’Italicum. Quindi non ci si può lamentare: come si dice in Italia, “prendi e porta a casa”. Poco importa che come sempre prendiamo la caricatura dei difetti passati, e mai il meglio.

di Marco Fontana - Pubblicato da LA VOCE DELLA RUSSIA

Commenti
Non ci sono commenti a questo post