Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
21 febbraio 2014

Un giovane vecchio alla guida dell’Italia

"Io sono venuto qua per dimostrarti qualcosa in una maniera educata, gioiosa, emotiva, appassionante, ed è la prima volta che mi succede di non dare la fiducia a una persona come te. Non perché sei tu, ma per quello che rappresenti: tu rappresenti le banche, i poteri forti, dici una cosa e poi la smentisci il giorno dopo, sei un ragazzo giovane ma allo stesso tempo vecchio.

Tu vuoi vendere l’Eni, l’Enel; tu vuoi svendere la nostra sovranità, noi la vogliamo mantenere; tu parli di Europa, ma l’Europa va cambiata perché si cambia in Europa per cambiare l’Italia… Il fatto è che tu non sei più credibile, perché rappresenti De Benedetti, rappresenti gli industriali, rappresenti gente che ha disintegrato questo Paese. Puoi essere giovane, ma non sei giovane…

Tu hai detto: risparmiamo un miliardo con il Senato. E non è vero, perché il Senato costa 560 milioni, non un miliardo… L’altra volta ti ho sentito dire, per esempio: basta andare al bar e fare rinfreschi. L’hai detto: non fare rinfreschi… L’hai detto tu. Benissimo. Quando eri Presidente della Provincia hai speso 20 milioni in rinfreschi, in cinque anni. E’ una politica nuova. Tu ci hai messo nel tuo loft insieme a un pregiudicato, insieme a Verdini che è uno della massoneria di Firenze, a fare la legge elettorale. Tu sei una persona buona che rappresenta un potere marcio, che noi vogliamo cambiare totalmente".

Sono questi i passaggi salienti del quasi-monologo che mercoledì scorso Grillo ha riservato al sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Il papabile nuovo presidente del Consiglio, nell’intento di formare un governo, ha infatti concesso udienza a qualsiasi essere dotato di almeno un voto in Parlamento: l’esito dell’incontro sin dall’inizio era scontato vista l’attitudine isolazionista di Grillo nei confronti del mondo intero - in particolare di chiunque non si chiami Beppe Grillo, o non abbia assistito come spettatore pagante ad almeno dieci dei suoi salati show-comizi o non abbia postato come minimo dieci messaggi nel suo blog. Battute sarcastiche a parte, su una cosa almeno il comico genovese ha incontrovertibilmente ragione: Renzi è un giovane, vecchio.

E lo dimostra proprio il supplizio al quale si è sottoposto in questi giorni, con Grillo in primis, e subito prima incontrando sistematicamente tutti gli altri partiti presenti nel Parlamento italiano per assicurarsi una maggioranza di governo. Una tremenda via crucis dove la liturgia trasfigura troppo facilmente nei connotati delle da lui tanto vituperate Prima e Seconda Repubblica. Una domanda sorge spontanea: quale differenza c’è tra le accuse mosse a Berlusconi sulla presunta compravendita di senatori nel 2008 e il fatto di incontrare privatamente (e solo Grillo ha chiesto che l’incontro fosse ripreso) altre forze partitiche per incassarne il consenso? Perché - sia ben chiaro – è francamente difficile credere che in questi incontri ci si limiti a parlare di programmi…E’ nell’accettare questo tipo di politica che Renzi ha dismesso in un sol colpo gli aggettivi di nuovo, giovane e innovatore. Pippo Civati, uno dei suoi avversari nelle recenti primarie per la guida del Partito Democratico, gli ha chiesto che cosa resta dei suoi slogan: Se vinco le primarie mai più larghe intese ; Io contro Letta? una barzelletta ; Con me segretario del Pd, Letta sarà più forte ; Palazzo Chigi no, no, no , Enrico stai sereno, nessuno vuole il tuo posto . E’ facile immaginare che la stessa domanda se la pongano anche molti tra quei pochi elettori che l’hanno votato durante la consultazione del Pd.

Il problema dell’Italia è tutto qui: se il buongiorno si vede dal mattino, il pomeriggio sarà un tramonto da incubo. Com’è possibile non comprendere che per modificare un sistema asfittico e marcio è necessario prima di tutto non accettare le regole del gioco più odiate, cioè quelle che portano al consociativismo, alla spartizione del bottino, al potere finalizzato al potere. Nelle parole di Grillo ci sono tanti luoghi comuni, tanto odio e tanto pregiudizio. Ma c’è anche la constatazione dei limiti della politica tradizionale, quella che a parole si spaccia per nuova, ma che continua a essere autoreferenziale. Enrico Letta, nei suoi ultimi giorni, è stato scaricato da tutti i “poteri forti” italiani, poi la transumanza si è affrettata a salire sul carro di Renzi. Ed è proprio nell’averli accolti a braccia aperte che sta il peccato originale del giovane vecchio del Pd. Ha accettato di giocare secondo le loro regole, quelle che hanno condotto l’Italia dov’è oggi: in bilico sul dirupo. Magari saremo tutti colpiti da effetti speciali, ma gli italiani sono stufi di fare gli equilibristi e i funamboli su quella corda che da anni i politici italiani hanno teso, ipotecando il loro benessere.

di Marco  Fontana - Pubblicato da LA VOCE DELLA RUSSIA

 

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