Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
26 maggio 2014

In Italia la democrazia ha la pancia vuota

Fino alle ultime ore prima del voto, è risuonata assordante l’assoluta mancanza di idee per l’Europa dimostrata dai politici italiani. I comizi di questa campagna elettorale, infatti, sono stati contraddistinti da una serie di bordate di sapore nostrano, completamente dimentichi che si richiedeva il voto per Bruxelles, non quello per andare a Montecitorio.

Beppe Grillo, da Piazza San Giovanni a Roma, tuonava: Il 26 maggio vi stupiremo. Non vinceremo, ma stravinceremo. Poi processi politici per giornalisti, imprenditori e politici. Berlinguer ha lanciato la questione morale ma questo Pd ha nel suo Dna solo la questione immorale. Da Prato, Matteo Renzi affermava: Grillo e Berlusconi hanno fallito. Non si vince sulla paura che invoca il M5S, la politica non può essere fatta di insulti e minacce. Non accettiamo lezioni di legalità da chi, come Grillo, dice che la mafia non esiste. Sullo stesso tenore Silvio Berlusconi, infine, chiosava da Milano: Grillo specula sulla disperazione dei cittadini che si trovano in difficoltà. È un aspirante dittatore che assomiglia a Robespierre, Stalin, Pol Pot e Hitler. Non dobbiamo prenderlo a ridere, ma avere paura. Renzi invece, finora è stato largo di suggestioni, ma su 12 risultati che aveva dati per certi ne ha prodotto uno solo. Abbiamo avuto chiaro che il governo della sinistra è rimasto lo stesso dietro la sua faccia giovane e simpatica, è un governo di sinistra, sostenuto dalla sinistra e fa cose di sinistra come aumentare la tassa sulla casa e le imposte sui conti correnti.

Insomma, una serie di colpi, di accuse e di promesse senza fine...ma qualcuno si è accorto che si votava per l’Europa? Pare proprio di no: ed è questo che ci fa più male di tutto; perché la Germania, invece, ha fatto una campagna elettorale sull’Europa, tramutando già la competizione in un referendum su chi dovrà essere il futuro Commissario Europeo. Da noi l’unica timida idea in questo senso è arrivata dal Pd, che nelle scorse ore ha pensato di affidare a Piero Fassino, presidente dell’Anci e sindaco di Torino, l’ambita posizione. Una figura che sarebbe giustificata in nome del rinnovamento e dell’esportazione in Europa del modello “Sindaco d’Italia”; ma che in verità i beninformati affermano essere stata avanzata per organizzare lo scherzo del secolo da parte di Renzi al suo acerrimo nemico congressuale, Massimo D’Alema: far credere all’ex ministro degli Esteri di essere lui il candidato e poi all’ultimo momento cambiare pedina. Un gioco neppure tanto originale, vista la fine che l’attuale premier aveva fatto fare a Enrico Letta.

Certamente, non vi è nulla di che essere allegri. È imbarazzante leggere i resoconti dei comizi che si sono susseguiti, perché l’immagine che ne esce è quella di un Paese imbarbarito nel quale esiste una classe politica con la pancia piena, che parla, straparla e si parla addosso, e dall’altro lato una cittadinanza che vive ormai in una democrazia dalla pancia vuota. Il dramma è che a urne chiuse ci sarà qualcuno che dirà di aver vinto. E secondo la prassi italiana, lo diranno tutti i partiti. Nessuno di questi vorrà comprendere che la riduzione del numero dei votanti rende tutte, e ripeto tutte, le forze politiche minoranza nel Paese. I sondaggisti parlano di una affluenza che starà in una forbice tra il 45 e il 55%. Se così fosse si tratterà di una sconfitta epocale in una Italia che è sempre andata a votare elezioni cosiddette politiche con affluenze che nei momenti cruciali della vita della nazione sono arrivate anche a superare l’80%.

Ma d’altra parte lo spettro dell’astensionismo si aggira in Europa. Nella Repubblica Ceca, che ha già finito le operazioni di scrutinio, ha vinto le europee il partito filoeuropeo Top 09 dell’ex ministro degli Esteri Karel Schwarzenberg, secondo le proiezioni pubblicate dal sito del quotidiano Mlada. Ma la vera notizia è la bassissima l’affluenza: ai seggi solo il 15-20% degli elettori. La verità è che nessuno può conferire un’identità precisa all’Europa che vorrebbe, concentrando la propria campagna elettorale su un referendum pro o contro il proprio governo nazionale. È una visione di basso profilo che rischia per l’ennesima volta di lasciare nelle mani dell’euroburocrazia e dell’eurofinanza il Parlamento europeo, e con esso il destino di milioni di cittadini.

di Marco Fontana - Pubblicato da LA VOCE DELLA RUSSIA

Commenti
Non ci sono commenti a questo post