Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
15 luglio 2014

Italia, le riforme inutili per le tasche delle famiglie

A surriscaldare il dibattito politico estivo tiene banco in queste ultime ore un dubbio amletico: conservare oppure no l’indennità e l’immunità per i rappresentanti del nuovo Senato renziano? La prima è una preoccupazione tutta interna al Partito Democratico, la seconda invece è il chiodo fisso di Forza Italia.

Si tratta purtroppo di un confronto effimero, sterile e noioso, messo in piedi da politici altrettanto deboli e noiosi che dimostrano ogni giorno, se mai ve ne fosse ancora bisogno, di avere in testa un’unica cosa: conservare per quanto possibile le proprie prerogative, cioè la propria poltrona.

È evidente che una modifica dell’architettura statale era ed è indispensabile, dopo tanti anni di “riforme spezzatino” prodotte malamente, a singhiozzo. Ma ci domandiamo se il prezzo da pagare debba veramente essere il pressoché totale immobilismo del Governo di fronte alle vere emergenze del Paese: prima fra tutte la politica del lavoro, poi gli investimenti sul capitale umano, le azioni per lo sviluppo, la riduzione della pressione fiscale, la sburocratizzazione dello Stato, il sostegno all’innovazione. Tutti temi che languono nella palude del vero conflitto d’interesse italiano: quello della conservazione del proprio orticello politico. Un conflitto che si misura sulla tutela delle “poltrone, poltroncine e sofà”, sulla sopravvivenza degli stipendifici più o meno occulti, sulla salvaguardia della poca trasparenza e soprattutto sull’arretramento della rappresentanza e della sovranità popolare per tutelare lo status quo ad personam.

E tutto questo avviene mentre l’Istat, nel suo Report annuale sulla ricchezza, esce con un ritratto impietoso del Bel Paese. La povertà relativa ha superato la quota simbolica dei 10 milioni di cittadini. Quella assoluta coinvolge 1 persona su 10. L’anno scorso -denuncia l'istituto di ricerca statistica - i più poveri tra i poveri erano il 9,9% della popolazione (6.020.000), nel 2005 la percentuale si fermava al 4,1% (2.381.000 persone). Nel 2013 aumentano anche i minori che vivono in condizioni di povertà assoluta: sono il 13,8% del totale, pari a un milione 434mila persone. Il dato peggiora rispetto al 2012, quando gli under 18 poverissimi erano 1 milione 58mila (10,3% del totale). Stanno peggio anche gli anziani -spiega l'Istat - soprattutto se vivono con un altro anziano. La povertà assoluta dilaga anche tra le famiglie con tre o più componenti e soprattutto tra quelle con figli, in particolare se minori (dall’8,9% al 12,2%). Dati preoccupanti che però vengono posti in secondo piano rispetto alla stagione delle pseudo-riforme istituzionali: legge elettorale, nuovo Senato e pseudo-abolizione delle Province.

La realtà dei fatti è che per il rilancio dell’Italia mancano i contenuti e le proposte, ancor prima dei soldi. Ci sono gli slogan, ci sono gli annunci funambolici, c’è qualche “compito a casa” millantato, ma a seguire mancano i fatti. Se a questo si aggiunge che, tranne le pacche sulle spalle, è anche molto scarsa l’autorevolezza in Unione Europea dell’attuale Governo, la frittata è bella che servita. Su quest’ultimo punto non è un caso che stia scendendo il peso specifico dell’Italia all’interno dell’assise comunitaria. Oggi i direttori generali dell’Ue (la seconda carica per importanza dopo i commissari) di nazionalità italiana sono quattro su trentasette, l’anno scorso erano sei. Il prossimo scenderanno molto probabilmente a due (un pensionamento e un trasferimento ad incarico esterno). E non si vede neanche l’ombra di un possibile ricambio generazionale: dimostrazione di una politica miope che naviga a vista, incapace di costruire il futuro, che non lavora per formare alte professionalità adatte a posizioni strategiche e di qualità, che potrebbero essere in gioco nei prossimi anni. Altro che “cambiare verso”, come citava lo slogan elettorale del premier Renzi.

Per mutare verso è necessario spingere il piede sull’acceleratore delle riforme economiche e sociali: tutto il resto viene dopo. D’altronde è un dato noto a tutti gli analisti che le modifiche costituzionali porteranno alle casse dello Stato risparmi ridicoli, visto che non incidono sul personale pubblico a causa del solito conflitto d’interesse dell’autoconservazione, e quindi non saranno queste a liberare risorse fresche da reinvestire nel tessuto produttivo. Sono invece necessarie delle scelte strategiche, è necessario andare in Europa facendo fruttare quel pesante numero di parlamentari che potrebbe realmente ottenere attenzione e fare la differenza.

Marco Fontana - pubblicato da VOCE DELLA RUSSIA



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