Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
21 luglio 2014

L’impeto senza metodo dell’enfant prodige Renzi

Tra le tante ragioni per le quali l'Italia continua a fallire l'aggancio alla ripresa, una delle più gravi è che la classe dirigente del Paese non riesce mai a chiamare col proprio nome le cose che fa. In primo luogo, quando si tratta di riforme. Così, laddove si metta mano a qualunque cosa, lo si fa a spizzichi e bocconi, cercandodi mascherare le vere intenzioni con mutamenti di facciata e con scuse quantomeno fantasiose. E' questo che emerge chiaramente leggendo tra le righe di alcune recentissime notizie.

Partiamo del tentativo del Governo di accorpare in un’unica sede romana tutte le “Authority” italiane. La scusa accampata è quella di una necessaria razionalizzazion e dei costi, cioè di una cosiddetta spending review. Peccato che questo sia completamente falso: in verità tale scelta porterebbe a costi ancora maggiori. Si prenda ad esempio l'Authority dell'Energia; la sua sede è a Milano, mentre a Roma c’è soltanto un ufficio di rappresentanza. In caso di trasferimento ci sarebbe, almeno per i primi due anni, una spesa maggiorata di 10 milioni di euro per contribuire alla trasferta dei dipendenti, garanzia prevista dal contratto così come sottolineato dal quotidiano La Repubblica. Stesso discorso vale per le altre Authority distaccate in giro per l’Italia. La verità è che Renzi vuole mettere mano alle competenze e agli obiettivi delle Authority, utilizzando la scusa di razionalizzare la spesa. Infatti indagando un po' ecco spuntare una richiesta in tal senso sottoscritta da una ventina di parlamentari del Pd. Ma allora perchè non uscire allo scoperto e dire pubblicamente che cosa si vuole fare? D’altronde non ci sarebbe nulla di cui vergognarsi, se lo si fa per il bene degli italiani...

La medesima situazione sospettosa si ritrova nella bocciatura della proposta di legge sul doppio cognome, quella legge che prevedeva l’abolizione dell’obbligo dell’attribuzion e del solo cognome paterno. La deputata del Pd Michela Marzano, relatrice del testo di legge, grida all'attentato nei confronti di una fronda di suoi colleghi di partito che hanno bocciato la proposta. Ebbene perché non ammettere come stanno le cose? Cioè che esiste in Italia una grande maggioranza di esponenti politici, trasversale agli schieramenti, che si sente legata all'idea di famiglia tradizionale e ai valori cattolici? E invece no, preferiscono nascondersi dietro alla complessità della legge. Insomma una legge che da più parti, in testa il Partito Democratico, è stata definita pasticciata. Un pretesto talmente campato in aria che risulta addirittura un boomerang d'immagine: è infatti possibile che in un Parlamento serio si arrivi all'approvazione di una legge definita "incomprensibile " e "caotica"?

Sulla stessa lunghezza d'onda si trova il manipolo di parlamentari del Pd che dicono di no alla riforma del Senato, fortemente voluta dal premier Renzi. Si nascondono dietro alla libertà di coscienza, ma dietro al niet di Vannino Chiti e di Stefano Fassina di modificare la proposta di legge elettorale su liste bloccate, soglie per l'accesso alla rappresentanza e soglia per il premio di maggioranza c’è la non condivisione del metodo di lavoro “imperialistico” di Matteo Renzi. Lo si comprende quando si guarda al parere positivo degli stessi sul testo di legge che prevede le modalità di voto per le nuove Province ed Aree Metropolitane. Un testo dove la questione della rappresentativit à è stato completamente disatteso. E allora perché non dire come stanno veramente le cose denunciandolo all’elettorato? In questi giorni il Sole 24Ore ha definito il riformismo di Renzi uno Sturm und Drang senza organicità: ovvero, dopo un lungo innamoramento, l’autorevole testata sta iniziando a “scaricare” l’enfant prodige di Firenze. Si fa fatica - sostiene - a seguire le linee e i contorni del disegno complessivo della sua azione politica. Insomma, secondo il quotidiano di Confindustrial’impeto senza metodo non realizza il cambiamento.

Il nocciolo della questione sta nell’incapacità di chiamare le cose con il proprio nome. Da un lato per paura delle resistenze e dell’immobilismo che da tempo immemore ammorba l’Italia; dall’altro perché se gli elettori conoscessero le vere intenzioni di certi politici, forse quest’ultimi non riuscirebbero mai più a prendere il 40% dei consensi.

Marco Fontana - Pubblicato da Voce della Russia

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