Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
29 luglio 2014

L’omaggio di Renzi a un fantasma chiamato Concordia

L’omaggio di Renzi al relitto della Concordia è un’immagine che vale più di mille parole. Difficile non vedere nell’inchino del presidente del Consiglio alla carcassa del capolavoro della Costa Crociere un parallelo con l’estremo saluto a un Paese che si sta inabissando.

Questa cartolina dal sapore surreale ha tuttavia il pregio di dar voce a una delle principali ragioni della sconfitta italica: l’incapacità di guardare avanti con coraggio e iniziativa. Altri Paesi avrebbero fatto coincidere la fine di un bastimento come la Concordia col varo di una nave ancora più grande, potente e lussuosa. L’Italia no: preferisce commemorare. E così Renzi ha mostrato ai suoi connazionali e al mondo intero un Paese che si riunisce a ossequiare un fantasma.

Nella vicenda della Concordia non c’è alcunchè di positivo da ricordare. Per l’ennesima volta l’ex sindaco di Firenze ci ha provato, svincolando come sempre dai problemi che affronta. Candidamente ha affermato: È il momento della gratitudine per chi ha fatto l'impresa del trasferimento, per il team di ingegneri che ha studiato una soluzione inedita. La qualità straordinaria di tante persone ha riportato qua la nave dopo l'errore di qualcun altro.

Certo, i mille posti creati grazie alla demolizione per il porto di Genova sono una notizia molto bella, oggi come oggi. Certo, si gioisce per questo risvolto positivo della tragedia. Ma che cosa non si fa per una foto ricordo e un servizio al Tg di questi tempi! E poco importa se dall’altra parte dello schermo qualcuno probabilmente ci soffrisse. Il viaggio mediatico di questa imbarcazione, infatti, non ha fatto altro che alimentare il tremendo supplizio dei familiari delle 33 vittime del disastro, che ancora oggi aspettano giustizia in un Paese dove solo alcuni processi viaggiano a tutto vapore, mentre altri languono nelle secche di certe Procure. Forse è proprio su questo che il presidente Renzi avrebbe potuto spendere due parole.

E invece non ha neppure sprecato un minuto per condannare la spudorata ricomparsa del comandante Francesco Schettino nei Tg nazionali. Immortalato come commentatore, Schettino ha chiosato: L’esito positivo ed encomiabile della complessa operazione, che ha consentito di recuperare la Concordia senza creare danni ambientali, ha rafforzato la mia convinzione di avere compiuto la giusta decisione, nel lasciarla adagiare sul basso fondale anziché correre il rischio che potesse inabissarsi. Si può solo immaginare il rinnovarsi del dolore per coloro che su quella nave hanno perso dei parenti, quando hanno sentito le parole supponenti di colui che scelse di effettuare la sciagurata manovra che causò la strage.

Non c’è da stupirsi della scelta comunicativa del premier. I romani inventarono il panem et circenses, e su questo Renzi non ha davvero rivali. Da mesi gli italiani stanno aspettando un volo di Stato che restituisca alla Patria i due Marò incarcerati in India: li attendono dal giorno in cui il neo presidente, nel discorso alla Camera dei Deputati, affermava di aver telefonato al Premier indiano per avere rassicurazioni sulla liberazione dei militari italiani. Avendo fallito su quel fronte, ecco allora sfornare biscottini a ripetizione: l’arrivo dei bambini congolesi presi in affido da genitori italiani, con tante belle foto ricordo per la ministra Boschi, poi lo scalo a Roma della giovane cristiana sudanese condannata a morte per apostasia. Tutto perfetto, ma i marò? L’importante per Renzi è confondere le acque, sperando di far dimenticare agli italiani gli insuccessi inanellati.

D’altra parte è proprio grazie a scelte avventate come queste che la politica erode quotidianamente la propria già fin troppo debole credibilità. E su questo Renzi è un consumato maestro. Non è un caso che sia sempre più ampio e trasversale il fronte dei contestatori delle sue riforme istituzionali. Il Fatto Quotidiano da poco ha avviato una raccolta firme per una petizione dal titolo emblematico: “No ai ladri di democrazia”. In pochi giorni sono state superate già le 180mila sottoscrizioni. Il nodo del contendere è la svolta autoritaria che sta dietro le riforme del Senato e della legge elettorale, che a dire di molti costituzionalisti svuotano indirettamente la sovranità popolare degli italiani, facendo finta di aumentarla grazie ad argomenti populisti come la riduzione del numero dei parlamentari.

Renzi vende le sue proposte come un “prendere o lasciare”. Per il leader del Partito Democratico il prendere coincide col migliore dei mondi possibili, mentre il lasciare significa elezioni anticipate e precipitare nel caos del pre-rottamazione, anzi del pre-austerity. A noi verrebbe veramente voglia di lasciare, anche perché l’avvento di questa beata rottamazione non ha portato molto bene all’Italia. Rispetto al 2011 le ore di cassa integrazione sono lievitate da 977 a 1.182 milioni; la pressione fiscale è passata dal 42,5 al 44%; la povertà è aumentata coinvolgendo 10 milioni di italiani; il rapporto debito pubblico/pil è lievitato al 135,2% dal 120,7 e la disoccupazione è cresciuta dall’8,8 al 12,8%. Non parliamo poi del Pil in caduta libera, nonostante la dazione dei fantomatici 80 euro mensili.

Con questi dati la fiducia taumaturgica e soprattutto televisiva del presidente del Consiglio sta inevitabilmente scricchiolando, un po’ come ha fatto la Concordia nel suo lungo e macabro tragitto funebre verso il porto di Genova, fino a ieri famoso per i grandi scopritori che da lì erano partiti, e non per i relitti che avrebbe ospitato.

Marco Fontana - Pubblicato da Voce della Russia

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