Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
21 gennaio 2015

Toto Quirinale: la maggioranza dei candidati alla elezione del 2015 è già bruciata

La rosa dei pretendenti alla carica di Presidente della Repubblica è in continua evoluzione. I media italiani si stanno esercitando nel Toto Quirinale: creano un borsino di papabili che quotidianamente sale e scende nelle quotazioni.

Ma la maggioranza di questi candidati è già bruciata: non perché - come di prammatica - i primi nomi vengono fatti per essere impallinati dagli avversari, ma per una bocciatura che viene dalla loro storia politica e professionale. Guardiamo i quattro nomi che secondo i beninformati avrebbero le migliori chance di una “fumata bianca”: Walter Veltroni, Piero Fassino, Anna Finocchiaro e Giuliano Amato.

Veltroni, pur appartenendo al Bilderberg, che come tutti sanno è un’innocua riunione annuale di appassionati di giochi da tavolo (e alla tardiva smentita di Veltroni crediamo poco), è stato più volte bocciato dagli elettori italiani, tanto da essere ribattezzato dall’amico Giampaolo Pansa “il Perdente di successo”. Ricordiamone lo scandalo di Affittopoli/Compropoli, dove oltre 2mila case di proprietà del Comune di Roma avrebbero fruttato al Campidoglio appena il 15% del loro valore: Veltroni entra in questa vicenda da protagonista sia come sindaco della capitale, sia come uno dei privilegiati che vivevano in lussuosi appartamenti a prezzi di favore. Nel 1998, dopo la breve parentesi da vicepremier di Prodi, prende in mano la segreteria dei Democratici di Sinistra con una maggioranza blindata: ma bastò un suo anno al timone per far perdere al partito più di un milione di voti, consacrando il successo dei suoi avversari di Forza Italia, che diventò il primo partito in Italia. Replica la sconfitta nel 2000, quando il centrosinistra perde otto Regioni su quindici. Infine, nel 2008 viene sconfitto da Berlusconi nella corsa da premier.

Nemmeno Fassino è esente da scandali: entrato capo e piedi nella vicenda bancaria Unipol-Bnl, divenuta anche intricato caso giudiziario, a seguito del quale subì la condanna in via definitiva per insider trading Giovanni Consorte: il Giornale pubblicò la trascrizione di una telefonata tra Fassino e Consorte, durante la quale l’allora segretario dei DS chiede all’allora amministratore delegato di Unipol: Ma abbiamo una banca? Ne scaturirono infinite polemiche legate alla presunta superiorità morale delle sinistre e delle “Coop rosse”. Una vicenda che portò il premier Berlusconi e suo fratello a essere condannati per violazione del segreto istruttorio: un caso più unico che raro, in un Paese dove gran parte delle sconfitte elettorali vengono dai processi e dalle intercettazioni avviate proprio a ridosso delle elezioni.

Anna Finocchiaro, politica e magistrato italiano, invece è stata partecipe di una vicenda davvero sgradevole: pizzicata al supermercato accompagnata dalla sua scorta. Una volta è stato il settimanale Chi a immortalare la triste immagine, più recentemente il settimanale l’Espresso, rivista di area, che però ha subito una querela per diffamazione dalla Senatrice, della quale però pare non essere affatto preoccupato il direttore responsabile Bruno Manfellotto, che ha chiosato: L'Espresso conferma i fatti ed è in grado di produrre i testimoni. Al carico aggiungiamo il rinvio a giudizio che penderebbe sul marito della Finocchiaro per truffa aggravata e abuso d'ufficio nella sua attività imprenditoriale. Un recente sondaggio Ixè dice che il 77% degli italiani vorrebbe una donna al Quirinale: ma avranno proposto al campione anche il nominativo della “Lady di ferro” diessina?

E infine c’è Giuliano Amato, che non ha un rapporto idilliaco con la stampa. L’ex presidente del Consiglio ha intentato una causa al Fatto Quotidiano domandando il risarcimento record di 500mila euro per gli articoli che furono pubblicati dal giornale di Padellaro e Travaglio quando è arrivata la sua nomina nella Consulta, e che ripercorrevano la sua carriera politica. Gli italiani, dal canto loro, non lo dimenticano sicuramente: pagano con gioia la sua pensione d’oro (31mila euro al mese), rammentano con letizia la sua riforma pensionistica lacrime-e-sangue, ricordano con nostalgia il prelievo coattivo dalla mattina alla sera sui conti correnti e infine la sua nomina da parte di Monti nel 2012 a consulente per i tagli ai costi della politica (ancora oggi non è dato sapere i risultati del suo incarico).

Insomma, abbiamo un quartetto il cui curriculum racconta, seppure in modo sintetico, tante storie brutte. Non è un caso che nei sondaggi dei principali quotidiani italiani non risultino ai primi posti. Neppure personalità come Draghi,Visco o Mattarella incontrano il favore degli utenti della rete. Emblematica una consultazione in un sito minore, dove risultava che il 55% dei votanti preferivano nessuno dei nomi citati e il 22% chiedeva l’abolizione della figura del presidente della Repubblica. Dati che dicono di più di mille parole.

di Marco Fontana - Pubblicato da La Voce della Russia

 

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