Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
02 febbraio 2015

Quirinale, Renzi “suicida” il centrodestra e la democrazia

All’indomani del blitz che ha portato Mattarella al Quirinale, il premier si è giustificato in tv e sui quotidiani spiegando le modalità poco ortodosse utilizzate per eleggere il nuovo inquilino del Colle.

Renzi ha tuonato: f ossero vere tutte le nefandezze dei talk show sull’accordo con Berlusconi, mi dovrebbero arrestare. Nel patto del Nazareno c’erano e ci restano la riforma del Senato, quella della legge elettorale e la scelta di ridare più poteri allo Stato rispetto alle Regioni. Non ci credono? Non posso farci niente: avranno altre sorprese, come quella di Sergio Mattarella al Quirinale . Peccato che, come dicevano i latini, “excusatio non petita accusatio manifesta”, che tradotto significa che se il Presidente del Consiglio abbia sentito la necessità di doversi quasi discolpare, nascono dubbi sul suo operato piratesco nell’elezione di una carica istituzionale che dovrebbe essere super partes. Vi sono poi le ulteriori dichiarazioni su La Stampa e il Secolo XIX: È la rivincita del Pd, sul Colle non c'erano accordi. Ncd ha fatto confusione.

Con queste parole si comprende a fondo come l’ex sindaco di Firenze abbia giocato una partita non da premier di tutti gli italiani, bensì esclusivamente pro domo sua, quale segretario del suo partito. Renzi doveva ricomporre i cocci del Partito Democratico, uscito a pezzi dalla recente divisione consumatasi con l’approvazione della nuova legge elettorale. E se ne è fregato dei doveri morali conseguenti all’appoggio esterno fornito da Forza Italia. Un sostegno che gli aveva permesso, appena una settimana prima, di non dover fare armi e bagagli e tornarsene a casa. Qualcuno penserà che questa scelta sia stata il capolavoro del leader del centrosinistra: riuscire a incassare da Forza Italia il sostegno per le riforme e poi immolarla sull’altare delle elezioni per la nomina del nuovo presidente della Repubblica. Peccato che a farne le spese sia stata la maggioranza degli italiani. Perché non può sfuggire a Renzi che la sua scelta di nominare in solitaria la più alta carica dello Stato, da sempre garante di tutti i partiti, abbia di fatto estromesso più di 16milioni di elettori che nel 2013 non votarono per la sua coalizione. Un problema che, a differenza di quanto detto da Berlusconi, è più di sostanza che di forma: il metodo di selezione del candidato scelto da Renzi somiglia di più alle elezioni primarie della sua forza politica che non ad una vera e propria consultazione per addivenire ad un candidato comune. Così facendo c’è stata tanto l’induzione al suicidio del centrodestra, in particolare di Forza Italia, e dell’intera democrazia in Italia.

Da oggi in poi sarà tutto permesso quando si eleggerà il nuovo inquilino del Colle: anche poter fare da soli. Ed è proprio nella minaccia, più volte espressa da Renzi (Niente veti da chicchessia o il presidente ce lo eleggiamo da soli) che si capisce che al giovane premier manca l’abc del senso democratico. Perché se non si accettano veti da alcuno, se non si stilano delle rose di nominativi, allora vuol dire che non si vuole nemmeno trattare. Una situazione tanto più esecrabile e condannabile visto che la forza dei numeri di Renzi si appoggiava su dei transfughi del Movimento Cinque Stelle e sulle lotte intestine all’interno di Forza Italia. È infatti chiaro, in ultima analisi, che il largo consenso ottenuto da Mattarella è dovuto in gran parte alle rese dei conti interne alle due forze di opposizione che hanno utilizzato la votazione segreta per tentare di regolare questioni partitiche, Fitto in testa. Sicuramente ad uscire con le ossa rotte è Forza Italia e in particolare Berlusconi. Capaci addirittura di rottamare un cavallo di razza non dopato (cioè senza scheletri nell’armadio) come l’ex ministro della Difesa Antonio Martino, per seguire Renzi in un percorso che ha assunto realmente i connotati del déjà vu. Il celebre stai sereno, che il presidente del consiglio italiano pronunciò verso Letta prima di sottrargli l’ambito scranno, pare riecheggiare come una profetico eco nei confronti di uno stranamente imprudente Berlusconi. La verità è che in Italia certi partiti pagano la supponenza etico-morale di una parte, la quale crede che l’autorevolezza possa sorgere solo dalle proprie fila.

Ne ha dato una prova l’onorevole del Pd Ileana Argentin, che ha affermato: Il presidente della Repubblica deve essere una persona per bene e per me una persona per bene non sta a destra. In questa frase si cela una ferita politica e sociale difficilmente rimarginabile, in quanto non si riconosce pari dignità ai propri avversari e, soprattutto, agli elettori che democraticamente li eleggono. Una situazione che ha permesso a Renzi di eleggere un presidente della Repubblica con la stessa dimestichezza con la quale avrebbe richiesto una braciola alla Festa dell’Unità. E questo non vuole essere un complimento per il suo decisionismo.

di Marco Fontana - Pubblicato da La Voce della Russia

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