Marco Fontana
Marco Fontana
La voce delle Circoscrizioni
Circoscrizioni di Torino
16 marzo 2015

Governo Renzi, in Italia da oggi esisteranno anche i lavoratori di serie C

Da sempre in Italia esistono i lavoratori di serie B. Sono quelli che operano nel privato viste le minori tutele sulle quali storicamente potevano contare rispetto ai loro "colleghi" del pubblico impiego.

Oggi, dopo  quanto affermato dal ministro alla Pubblica Funzione Marianna Madia in una intervista a Repubblica i lavoratori che oggi erano di serie B si troveranno retrocessi ad una nuova categoria la "C" e verrà creato un distinguo all'interno della Pubblica Amministrazione tra dipendenti di serie A e serie B. Infatti si apprende dallo stesso ministro che "i dirigenti statali saranno licenziabili" e che "il Jobs Act non sarà applicato agli statali".

Due scelte quantomeno discutibili, le quali avranno una unica conseguenza: aumentare il profondo senso di fastidio che la maggioranza degli italiani prova verso la pubblica amministrazione. Sarà un caso se secondo un recente studio Eurispes che misura la fiducia degli italiani nelle istituzioni la P.A. veleggia attorno ad un 39,1%? Il governo Renzi sceglie ancora una volta di non trattare i lavoratori privati come quelli pubblici: il contratto a tutele crescenti verrà applicato solo per i privati. Una scelta conservativa, per non peggiorare ulteriormente i rapporti con il sindacato, ma soprattutto per evitare di perdere una parte di consensi in quel prolifico portafoglio di votanti che, da sempre, predilige il centrosinistra quando si reca alle urne.

Nel pubblico impiego a contendersi il ruolo di lavoratori di serie A e serie b saranno i normali travet/funzionari e i dirigenti. Secondo quanto affermato da Madia infatti i dirigenti potranno essere licenziati. Ancora tutte da scoprire le modalità. Probabilmente sarà una commissione super partes, composta da tecnici, che deciderà quali sono i dirigenti adatti per un determinato incarico. "L'incarico - secondo l'opinione del ministro - sarà affidato per tre anni e sarà rinnovabile una sola volta". Chi non sarà confermato "decadrà e tornerà nel ruolo unico in attesa di un nuovo incarico. Ma, se dopo un congruo periodo un dirigente continuerà ad essere senza incarico, perderà l'abilitazione fino a perdere il lavoro". Insomma una scelta che potrebbe segnare una inversione di tendenza, avvicinando i dirigenti ai lavoratori del settore privato se non fosse che si sa perfettamente come funzionano nel pubblico impiego i licenziamenti: dopo lunga trattativa sindacale non avvengono. Quasi sempre i giudici danno ragione al lavoratore e ne obbligano il reintegro nelle sue funzioni apicali o dirigenziali.

Partendo da questo presupposto, la licenziabilità dei dirigenti, pare la solita panna renziana da spalmare per bene sulle slide da dare in pasto agli elettori. Sembra infatti fissare dei principi di merito che però non ci sono; anzi se si legge bene nelle modalità rischia di diventare uno strumento in mano alla politica (che comunque avrebbe il ruolo di nominare la commissione 'tecnica') per qualche piccola o grande ritorsione verso persone sgradite. Partendo da questa convinzione nasce un'altra secca bocciatura alle parole del ministro Madia laddove afferma "Abbiamo scelto il modello di una dirigenza indipendente dalla politica, ma l'autonomia non coinciderà con l'inamovibilità dei dirigenti". Non sarebbe stato più trasparente adottare una volta per tutte lo spoil system invece di costruire un sistema all'italiana?

Ancora una volta al Governo italiano è mancato il coraggio di mettere mano al pubblico impiego seriamente, uniformandone le regole rispetto alla restante platea di lavoratori. Gli auspici degli onorevoli Maurizio Sacconi e Pietro Ichino, che andavano in questa direzione, sono caduti nel vuoto: ma c'è da scommettere che per Ncd e Scelta Civica (almeno per quello che ne resta) non vi saranno conseguenze parlamentari e le due forze politiche continueranno a garantire i voti al Governo Renzi.

di Marco Fontana

 

 

 

 

 

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